Un ragazzo normale – Lorenzo Marone

Titolo: Un ragazzo normale

Autore: Lorenzo Marone

Editore: Feltrinelli

 

Mimì è un ragazzo di dodici anni con un acume diverso dai suoi coetanei.

Possiede antenne sensibili per captare argomenti e fatti che passano inosservati per la maggior parte delle persone.

Ama i fumetti ed i supereroi, sogna di indossare il costume di Spiderman per poter migliorare il mondo.

Ama lo studio, ama imparare vocaboli nuovi, è appassionato di scienza e desidera continuamente effettuare esperimenti di telepatia, è avido di conoscere e curioso.

La sua famiglia è composta da Rosario, il padre, che è anche il portiere dello stabile in cui abitano,gran lavoratore e preoccupato sempre di far quadrare i conti. È un uomo pratico e concreto che però non ricorda più i suoi sogni e suoi ideali, avvolto ormai dal grigiore della vita quotidiana, non riesce a comprendere la smania di Mimì, il suo amore per le parole, per la scienza e per la cultura.

Loredana, la mamma, segretaria in uno studio legale regola sempre l’equilibrio della famiglia, cerca la felicità dei figli anche passando da gesti semplici.

I nonni Maria e Gennaro, ormai anziani ma parte integrante del nucleo familiare sono memoria e amore.
Bea, la sorella maggiore di Mimì, è adolescente e scalpita, vorrebbe divorare quello spazio che ancora la separa da una vita adulta, vista come miraggio di libertà.
Mimì passa I pomeriggi con il suo migliore amico, Sasà, il suo opposto, il suo lato mancante. Sasà è la trasgressione, è la ruvidità, è la spavalderia, ma è anche un ragazzo desideroso e bisognoso di affetto a cui manca la mamma, colpita da una grave malattia.
È poi c’è Viola. Viola appartiene ad un mondo lontano, è eterea e bellissima.
“… Gli occhi dal profilo a mandorla e del colore dei pistacchi, le palpebre dipinte di viola come se una bougainvillea si fosse arrampicata fin lassù e la bocca a forma di noce….. Io capii in quel preciso momento che quel viso non lo avrei dimenticato mai più “.
Mimì ne è rapito, ipnotizzato, la ama con tutta la goffaggine e l’insicurezza che può avere un dodicenne, ma in maniera totale e assoluta.
Mimì ha un cuore sensibile e sente che c’è qualcosa nel vicolo in cui abita oltre a donna Concetta e la vendita di contrabbando di sigarette, oltre alle spacconate di Sasà, ma è disorientato, intuisce ma non ne ha piena coscienza.
Lo aiuterà a crescere l’amicizia con Giancarlo (Giancarlo Siani), un giovane giornalista entusiasta e puro che scrive senza paura, descrive la realtà di una Napoli infestata dalla camorra. Gira tra i vicoli sulla sua mehari, verde pisello e non passa inosservato, combatte quotidianamente il marcio con l’uso della parola.
“Le parole, sono naturalmente la droga più potente utilizzata dal genere umano”.
I pensieri di Mimì rimangono impigliato al sorriso di Giancarlo, al suo coraggio, alla sua forza nascosta.
Per combattere non serve spavalderia e forza fisica ma intelligenza e tenacia. Come un Davide che sconfigge il gigante Golia con una piccola pietra, così Giancarlo contrasta l’ombra della camorra con la sua agenda rossa, la sua scrittura, la sua penna e il suo coraggio.
Per Mimì è lui un supereroe.
Anche Mathias, un senza tetto con addosso tutti i suoi averi e la sua storia, un “non vedendo” che però vede oltre chi possiede la vista, sarà fondamentale per la maturazione di Mimì.
“…devi imparare ad osservare il mondo che ti è intorno. Usa gli occhi per guardare davvero, non fare come la maggior parte delle persone che non sanno nemmeno se il cielo è blu o grigio…. Non servono poteri telepatici, Mimì, serve solo saper guardare, solo quello. “
Il libro è denso, densissimo di sentimenti, di riflessioni, di osservazioni.
Non sappiamo come faccia Lorenzo Marone a scrivere in maniera così fresca di argomenti così delicati. Il risultato è sempre un colpo al cuore.
È come indossare delle lenti rosa che ci mostrano però una realtà cruda, non lontana da noi nel tempo e nello spazio, ma spesso dimenticata e relegata in un angolo nascosto, magari perché ne abbiamo paura e ci sembra che se non ne parliamo forse non esiste. Ma non è così.
I personaggi sono così veri, così autentici che ci sembra di sentire Mimì che ci fa domande,  ci chiede esperimenti di telepatia o ci parla come una Treccani; ci sembra di vedere lo sguardo duro di Sasà, che nasconde però solo smarrimento. Ci sembra di annusare il profumo di ciliegia di viola, e di percepire la potenza del suo candore che smuove montagne di sentimenti; ci sembra di sentire russare Rosario e Loredana nei loro angusti spazi e soprattutto ci sembra di sentire il rumore lontano di una mehari parcheggiata sotto casa di Mimì.
All’autore vanno i nostri complimenti sinceri, per aver avuto il coraggio di scrivere una storia da non dimenticare, per averci portato a rivivere quei meravigliosi anni 80 e per averci mostrato ancora un pezzetto della complicata Napoli.
Troppo poche le nostre parole per descrivere la bellezza struggente di questo romanzo.
Consigliato a chi non conosce la storia di Giancarlo Siani, a chi e vuole entrare in una città tanto bella quanto ermetica come Napoli, a chi ha voglia di sorridere e di commuoversi.

 

 

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