Buongiorno e buon lunedì
oggi il caffè dolce, ma non troppo, lo prendiamo insieme a Valerie Perrin ed il suo romanzo di esordio
Justine è una ragazza e vive in un paesino francese minuscolo , suo cugino è come un fratello, i suoi nonni sono come dei genitori.
Ha un lavoro come infermiera alle “Ortensie”, una casa di riposo per anziani. Ha un dolore nel cuore, sordo e sfocato, legato alla perdita dei genitori in un tragico incidente.
La sua vita è avvolta da parole non dette, da spiegazioni sbiadite e da silenzi carichi di sofferenza.
Justine decide comunque di affrontare la vita, ama ciò che fa ed è da lì infatti che attinge energia vitale.
Mentre accudisce i corpi degli anziani ospiti della casa di cura ed ascolta le loro storie, si sente viva e partecipe, rispetta il loro vissuto che emerge dalle parole dette o non dette e dalle loro rughe profonde.
Questo le accade soprattutto con Helene che le parla del suo grande amore.
Un amore che ha resistito alla guerra, alla separazione e alla lontananza.
Scrivere questa storia dà a Justine la consapevolezza della sua vita, la fa schiudere, lentamente, cautamente, le fa alzare lo sguardo verso l’alto , per poter finalmente affrontare verità troppo a lungo taciute.
Justine si ama da subito per la delicatezza che ha nel maneggiare quelle vite ormai lise, quei corpi fragili come antiche porcellane ma colmi di anima e dignità,
per la sua generosità affettiva, per la sua sensibilità e per la sua tenerezza spiazzante.
Una storia delicata, commovente che con garbo e dolcezza affronta temi come la solitudine degli anziani, la perdita dei cari, l’amore e la morte.
Uno stile unico ed originale quello di questa autrice che crea storie “sensoriali”, che profumano di vaniglia e cannella, che odorano di dolci appena fatti o di pane caldo, che emanano bellezza e calore.
Un libro che ci ha coccolate ed appagare e che ci sentiamo di consigliare.