Un delitto quasi perfetto: Thérèse Raquin di Emile Zola

Titolo: Thérèse Raquin

Autore: Emile Zola

Editore: Newton (il link nel titolo è per un’edizione migliore)

Pagine: 190

Prezzo: eur 8.55

C’era una volta una bottega rivestita di legno marcescente.

In vetrina, a vecchi ganci erano appesi come pesci morti tessuti ingialliti e spiegazzati dal tempo.
Lì abitava Thérèse, giovane dallo sguardo spento, gli occhi vuoti. Si muoveva senza far rumore, parlava poco, era priva di vita.
Sembrava un animale impagliato, a fianco della suocera e del marito eternamente malato.
La sua apparente tranquillità celava impeti tremendi, resi muti da un’infanzia passata a non far rumore. Thérèse era capace di amare solo in una maniera e chissà se questo era un limite o un’opportunità.
Poi una mano si è tesa nell’oscurità. Thérèse è uscita fuori da quell’untuosa benevolenza che ne aveva spento gli istinti. Ne è venuta fuori voluttuosa, impavida, vibrante.
Ma quanto si paga un’azione malvagia seppur volta alla liberazione, alla felicità?
Quanto siamo disposti a perdonarci?
Thérèse all’inizio non ce la fa. Davanti agli occhi la cattiveria commessa, la bassezza della mano che ha colpito.
Non ce la fa neanche Laurent, ormai entrato a far parte della sua famiglia.
Entrambi si sdoppiano, vivono due vite. In pubblico non tradiscono le sofferenze che gli lacerano l’intimità, di notte si lasciano andare ad urla silenziose di angoscia e rimorso.
L’amore di Zola è sempre una maschera. Si presenta romantico, voluttuoso, ardente e passionale ma le parole poetiche lasciano sempre il passo alla cruda realtà, alla bassezza delle pulsioni umane, al vile egoismo.
Mai una volgarità, mai un passaggio fastidioso, eppure egli ci parla dei nostri angoli bui e meschini dove vince l’io, assoluto e mediocre.
Nei due protagonisti non c’è libero arbitrio, egli ne descrive il sordo lavorio delle passioni, gli impulsi dell’istinto. Thérèse e Laurent sono animali con sembianze umane. Non hanno anima.
Magistrale il personaggio della zia, inchiodata nel dolore del corpo e dello spirito, indifesa davanti ai carnefici ma lucida nella sua vecchiaia senza onore tanto da capire che tutto torna, anche il male.
Quella di Zola è un’analisi psicologica, un’operazione chirurgica su nervi e sentimenti. Mette insieme un delitto quasi perfetto dimostrando che siamo e saremo sempre esseri fallibili.
Piccoli granelli in mano al destino.
Questa fu un’opera che suscitò tante critiche quando uscì. Venne accusata di volgarità, di bassezze e lui, quel Zola che ancora non aveva l’età giusta per accusare lo stato francese nell’affaire che lo ha reso celebre, si è difeso da galantuomo, con la sua dialettica fine e arguta, il suo tono di elegante disprezzo difronte a chi non arrivava a comprendere.
Un autore di cui si parla e legge sempre troppo poco. Questo romanzo è l’ennesima conferma di quanto sia speciale
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