Lo spazio tra le cose di Antonio Benforte

Titolo: Lo spazio tra le cose

Autore: Antonio Benforte. Giornalista, è Social Media Manager del Parco Archeologico di Pompei.
Ha lavorato per anni in una casa editrice per poi occuparsi soprattutto di nuovi media e comunicazione digitale.
È cofondatore del magazine green e dell’associazione culturale Econote.
Per Scrittura & Scritture, ha già pubblicato il romanzo La ragazza della fontana

Editore: Scrittura&Scritture

Collana: Voci

Pagine: 160

Prezzo: eur 14.00 brossura

  • Copertina: 5♥ su 5
  • Storia: 5♥ su 5
  • Stile: 5♥ su 5

 

Quando si vive insieme, quando si passano gli anni sotto lo stesso tetto a condividere stanze, spazi e scaffali è inevitabile che ci si mescoli, si finisca uno tra le cose dell’altro.

“…i miei dischi vintage e i suoi soprammobili tutti colorati, i miei fumetti ingialliti dal tempo e le sue collezioni di tartarughine portafortuna…”
Nelle stanze l’eco rimbomba, attore unico in un teatro di scatoloni riempiti per metà
Paolo non sta impacchettando solo la casa. Tra un album di foto, un souvenir, una vecchia maglietta, c’è anche il suo rapporto con Marta.
A guardarlo sembrano tanti pezzi invece che un’unione. Pezzi sparpagliati per casa, pezzi che non vogliono stare più insieme.
Perché alla vita non si può applicare l’arte giapponese del Kintsugi?
Perché i cocci di un vaso rotto vengono rimessi insieme e coperti di polvere d’oro per farli più belli mentre i sentimenti stropicciati, lacerati dal quotidiano, non combaciano più?
Sarebbe tutto più semplice se si potessero trasformare le ferite del cuore in preziose cicatrici.
“Dalla rottura non può essere ricreato nulla di valore, l’armonia è rovinata. Devo farmene una ragione, anche se fa male. Le mie ferite non si potranno mai cicatrizzare del tutto. Il vaso sarà sempre rotto dentro, all’interno, nel profondo dell’anima”
Lo sguardo si perde, si mescola a quell’atmosfera grigia di polvere e malinconia ed i ricordi vengono a galla come le bollicine quando sei sott’acqua.
Il trasloco è un momento emblematico in questo romanzo. È come il tasto pausa quando si guarda un film. Tutto si ferma, diventa statico. L’occhio trova il tempo di soffermarsi sugli oggetti di tutti i giorni diventati troppo scontati per essere notati.
Ed ecco quindi che questo trasloco diventa un viaggio nel tempo, un album di ricordi. Ogni oggetto che viene riposto nello scatolone si trasforma in suoni, parole, colori e momenti di una vita fa.
Ce lo racconta Paolo questo momento catartico. Lo fa nella sua testa. Lo dice a voce alta a sé stesso, lo racconta al lettore o forse lo scrive per alleggerirsi un cuore che non trova risposte.
Avverte intorno a lui  quella atmosfera rarefatta e apparentemente disarmonica che si viene a creare mentre raccoglie tutto ciò che ha messo via da una vita in anonimi scatoloni marroni.
Dovrebbero esserci rumori di oggetti incartati e spostati, le voci di chi rammenta alll’altro il vissuto insieme. Invece non c’è suono.
Il silenzio diventa una parete impossibile da scalare dove non c’è alcun appiglio. Di fronte ad essa Paolo e Marta sono inermi e scoraggiati.
Il silenzio smorza qualsiasi slancio e più di una volta abbiamo pensato che sarebbe bastato un piccolo gesto a Paolo per riprendere il filo di quell’amore che gli sta sfuggendo.
Perché lo spazio tra le cose non è roba persa, non è area inutile. Al contrario è ritrovarsi dalle fessure, riemergere dalle crepe e riacchiappare tra i doveri quell’io che non sentiamo più.
È un racconto che sa di solitudine, di nostalgia. La storia di una famiglia come tante dove ci si rende conto della fine quando si sta già precipitando.
Sa di tempo che crediamo di tenere in pugno ma scivola via silenzioso tra le pieghe delle dita come granelli di sabbia.
Sa di occasioni, sfuggite, colte, rimpiante, sbagliate.
Paola ci sfida ad una grande riflessione. Siamo ancora in grado di nutrirci delle reciproche differenze?
Siamo singoli cristalli di ghiaccio o facciamo parte di una nevicata?
147 pagine introspettive, fluide. Dialogo ordinato di un cuore in affanno. Con la trasparenza di un resoconto, l’intensità di un diario segreto e la confidenza di una chiacchierata tra amici prende forma questo romanzo che parla di Paolo, di Marta e di tutti coloro che hanno vissuto un amore scemato poi nella pacatezza del gemello adulto.
C’è tanta normalità in ciò che abbiamo letto e questo ha reso la storia molto vicina, quasi tangibile.
Una prosa semplice, diretta che ha tanto da dire, che si fa spazio tra le cose con voce pacata ma ferma perché al lettore non sfuggano quei numerosi spunti di riflessione di cui è disseminato il quotidiano.
Molto intenso e molto dolce questo romanzo dove solo apparentemente tutto si svolge in un appartamento ormai quasi vuoto.
È grande il merito di tenersi stretto un lettore quando si parla di giorni qualunque.
Stima per Antonio Benforte di cui non avevamo mai letto nulla.
Ora ci siamo affezionate.
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