Estratto da Le tre notti dell’abbondanza di Paola Cereda

“Anche il vuoto impigrisce. Anche la certezza, balorda, dell’impossibilità. Impigrisce la rabbia quando è scontenta. Impigrisce il giorno senza speranza, l’ora buia che sta in mezzo alla notte e il peso delle convinzioni che non cambiano”

Un romanzo meraviglioso. Perfetto.

Le tre notti dell’abbondanza di Paola Cereda.

Sul blog trovate tutto il nostro entusiasmo un un articolo dedicato.

La trama di seguito:

Fosco è un paese arroccato su uno scoglio a picco sul mare. Per arrivare alla spiaggia bisogna avventurarsi lungo una scala di legno e pietra che nessuno si è mai preso la briga di aggiustare. Perché il mare è maledetto e gli abitanti non lo possono avvicinare. 

La Calabria di Fosco è una terra aspra dove il tempo scorre lento, dove tutti corrispondono ai propri ruoli e ai propri cognomi e, fin dalla nascita, hanno il loro posto nel mondo. Le regole, dettate dalla malavita locale, sono legge per coloro che lì nascono.

Per tutti, ma non per Irene. 

Irene ha quindici anni e un quaderno arancione sul quale disegna il quotidiano, così come se lo immagina. La notte, sui tetti di Fosco, si incontra con Rocco, in uno spazio di complicità e tenerezza che permette di fantasticare un altro mondo possibile. Durante l’annuale pellegrinaggio alla Madonna delicata, Irene e Rocco ascoltano una conversazione tra masculi che cambia per sempre il corso delle loro vite. Le successive tre notti dell’abbondanza segnano un prima e un poi senza ritorno. E se è vero che le donne di Fosco nutrono il sistema e spingono i figli a vendicare, c’è chi prova a cambiare, nella convinzione che la vita si accetta ma non si subisce. La vita, per lei, è una pennellata di colore su un muro bianco.

 

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