Il principe Serebrjanjy di Aleksej K.Tolstoj

Titolo: Il principe Serebrjanjy

Autore: Aleksej K.Tolstoj. Dalla casa editrice ci dicono che:

Il conte Aleksej Konstantinovič Tolstoj (1817-1875) fu uno dei tre maggiori scrittori russi che rese tanto illustre la famiglia Tolstoj.
Da un ramo della stessa nasceranno, una generazione più tardi, Lev Tolstoj (autore di Guerra e Pace) e, nell’epoca dell’Unione Sovietica, un altro conte, Aleksej Nikolaevič Tolstoj, famoso scrittore onorato da Stalin, celebre per il romanzo Pietro I.
Dall’imperatore Alessandro II, Aleksej K. Tolstoj fu designato aiutante campo, ma non volendosi dedicare alla carriera militare fu nominato cacciatore della corte imperiale, mantenendo il grado fino alla morte.
Tra le sue opere di narrativa più note oltre a Il principe Serebrjanyj, vanno ricordate La famiglia Vourdalak e Il Vampiro.
Celebri anche i suoi drammi per teatro come La Morte di Ivan il Terribile, che ancora oggi viene portato in scena nei teatri russi.

Editore: Scrittura&Scritture

Collana: VociRiscoperte

Genere: romanzo storico

Pagine: 464

Prezzo: eur 14.50 brossura

 

  • Copertina: 5♥ su 5
  • Storia: 5♥ su 5
  • Stile: 5♥ su 5

 

Franchezza e sincerità sono i tratti distintivi del principe Nikita Romanovic Serebrjanyj.

Un animo fiero e leale al servizio del suo paese: la Russia del 1500 sotto la guida dello zar Ivan IV il Terribile.
Sono 5 anni che Serebrjanyj è lontano da Mosca per servire l’imperatore. Solo una cosa ha lasciato in città: la promessa strappata all’amata di aspettarlo.
Purtroppo, dopo sanguinosi scontri in difesa della corona e non appena riesce a tornare, un’amara sorpresa lo aspetta. Per sfuggire ad un’imposizione dello zar, la bella Elena si è sposata.
Un ombra inoltre oscura l’orizzonte. Sono gli opricniki, predatori senza pietà che giustificano la loro barbarie dietro lo stemma reale di una granata e una testa di cane.
“E ora scorazzano per la Russia, quei reggimenti del diavolo, assetati di sangue…calpestano la giustizia, spazzano via non il tradimento, ma l’onore russo; mordono non i nemici dello zar, ma i suoi servitori fedeli, e per loro non esiste né giudizio, né pene.”
Girano per le strade di Mosca senza freni come se godessero di un impunità perenne.
Lo zar Ivan si sente minacciato e vede congiure ogni dove.
Per questo ha diviso i russi in due parti: gli opricniki suoi fedeli servitori e protettori senza freni né regole e tutti gli altri, i zemscina.
Serebrjanyj non riesce a credere che lo zar sia cambiato così tanto trasformando la benevolenza in atrocità eppure sono proprio i suoi stessi occhi che diventano testimoni di un uomo che non sono nel cuore ma anche nell’aspetto sembra stato arso da un fuoco che ha lasciato in vita soltanto la parte peggiore.
Fedele al suo secolo, Serebrjanyj agisce senza premeditazione con slancio leale e senza secondi fini. Anche un zar come Ivan il Terribile, convinto nel profondo della sua infallibilità e origine divina, percepisce questo carattere nobile e sincero.
A capo di una guarnigione zarista, poi da solo contro tutti, e infine guida dei briganti, il protagonista si scontrerà, verrà legato e offeso, andrà in prigione, farà promesse, inciterà gli animi, rinuncerà per amore e sempre per amore combatterà. Vicino a lui il tradimento per denaro, l’invidia del potere, la paura dell’inganno tutto contribuirà a creare un intreccio denso e avvincente tra i boschi cupi e la corte dello zar, tra capanne fatiscenti e bivacchi fuorilegge.
Si incontreranno molteplici personaggi tutti quanti legati da un filo comune che gira intorno alla figura di Ivan il Terribile, cuore pulsante nel bene e nel male di questa Russia del passato.
Come in moltissimi romanzi russi  emerge dirompente il grande nazionalismo di questo popolo. Nei momenti di malinconia il loro pensiero va alla madre Volga, all’intensità delle steppe, al marchio del destino che nonostante la brutalità delle cose, non sradica le radici di una razza.
Questo grande attaccamento viene espresso con l’uso delle tante declinazioni che usano i russi per chiamarsi tra loro (batjuska, bojarin Olenuska) e il continuo appellarsi all’onore, alla parola data, tratto fondamentale di questo popolo.
Splendide le descrizioni degli ambienti russi in particolar modo quelli di corte. Oro e pietre preziose, tessuti pregiati e mobilio di rara manifattura, caftani di velluto ricamato, mantelli impreziositi da pietre e diamanti e poi grandi tavole imbandite, vassoi fumanti di arrosti, bevande prelibate come il vino di ginepro.
Tutto parla nella magnificenza russa.
La figura di Ivan il Terribile lascia senza fiato. Crudele, avido, lunatico e pauroso, incapace di pietà. Un uomo che ha macchiato di sangue il suo regno senza limiti. Rispettato solo per terrore, elogiato solo per tornaconto, lo zar si è rivelato degno del suo epiteto.
Passato alla storia per le sue numerose vittorie, in questo romanzo invece viene alla luce il suo aspetto più buio e bestiale.
C’è tutto in questo intreccio: dall’amore alla guerra, dalla crudeltà all’etica. Molti “attori” popolano le pagine, alcuni realmente esistiti. Alla possibile difficoltà di tenere a mente i nomi impronunciabili per noi occidentali si unisce per fortuna lo stile di Tolstoj che non è impegnativo come a volte accade con la letteratura russa.
Al fascino dell’ambientazione si sposa una perfetta caratterizzazione dei personaggi, ognuno con la sua storia e la sua morale.
Non c’è una banalità, non c’è un cliché, non c’è una forzatura che tanto spesso si trova nella narrativa contemporanea quando essa si sforza di assomigliare ai classici del passato.
Amanti del romanzo storico e appassionati filorussi fatevi avanti!
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