L’avversario – Emmanuel Carrère

L’Avversario

Autore: Emmanuel Carrère

Editore: Adelphi

 

Una delle paure più recondite dell’animo umano è scoprire la bestialità che ognuno cela in sé stesso e che viene messa a tacere dall’etica e dai buoni propositi. La paura non sta nella bestialità in sé, ma nel non saperla gestire, frenare. Perché quando siamo in preda delle nostre emozioni o meglio delle nostre paure, l’istinto di sopravvivenza, primordiale, prende il sopravvento e niente e nessuno può fermarlo.

Questo libro narra o prova a narrare la vita di una persona realmente esistita, Jean-Claude Romand, che ha ucciso moglie, figli e genitori. Ma non è su questa tragedia che si basa il testo, bensì su come sia stato possibile che quest’uomo abbia finto di studiare e poi laurearsi in medicina, abbia finto di professare il suo mestiere, di approfondirne le branchie partendo per convegni e riunioni senza che nulla di tutto ciò fosse vero. Non si è mai laureato, pertanto non è mai diventato medico, non era ovviamente iscritto all’albo né lavorava.

Carrère si è avvicinato come scrittore a Romand con umiltà e trasparenza chiedendogli di farsi guidare nel suo passato e lui ha accettato. Il libro racconta quanto è emerso dalla corrispondenza che hanno avuto nonché dalla lettura del fascicolo giudiziario. Una ricerca per capire come sia possibile fingere e vivere nella menzogna per 18 anni; come sia possibile che nessuno si sia mai accorto di nulla e come sia possibile che un uomo sostenga emotivamente questo castello di carta così a lungo.

Tanto è stato il peso che alla fine il gesto per porvi fine è stato eclatante e mortale.

Jean-Claude conobbe la moglie Florence ai tempi della scuola. Di questo periodo ne fornisce descrizione il suo miglior amico Luc Ladmiral,  sconvolto per la tragedia e per l’enorme finzione di cui è stato ignaro spettatore.

Romand era goffo e timido, un tipo che passava inosservato. La sua presenza nella comitiva della futura sposa era praticamente insignificante. Nello scavare anche solo superficialmente negli anni  universitari dell’uomo, alla luce dei fatti postumi, sono emerse delle incongruenze e contraddizioni ma, al tempo, nessuno ci fece caso.

Romand non si presentò all’esame per accedere al secondo anno. I motivi rimangono poco chiari. Soffriva di depressione, era molto chiuso ed insicuro. Decise, forse per paura dei giudizi, di tacere il fatto e di fingere di essere passato. Ha terminato la facoltà di medicina studiando con i compagni di corso, andando in biblioteca e frequentando le lezioni. Ripeteva insieme agli amici e sicuramente a livello di preparazione era al pari degli altri con la differenza che non fece alcun esame. Si presentava ad inizio sessione ed alla fine, nella confusione nessuno faceva caso a lui.

Questa messa in scena che presuppone costanza, solerzia, minuziosità nei dettagli, è stata portata avanti sino alla laurea. Probabilmente c’è stato in questi anni un punto di non ritorno in cui Romand ha realizzato che era più semplice continuare a fingere più che dire il vero. Alla fine la bugia è diventata obbligatoria mano a mano che passavano gli anni poiché la rivelazione della verità sarebbe stata eccessivamente sconcertante per come le cose avevano preso piega.

Una finta aggressione, un cancro, l’inizio della carriera e la conoscenza di imminenti professori e luminari della scienza alimentano un quadro di Romand assolutamente positivo. Instancabile lavoratore, carattere umile e riservato, tutto nel suo comportamento veniva letto benevolmente.

Anche l’inizio del rapporto con la moglie venne basato sulla menzogna. Romand cercava di far leva sulla compassione per avere affetto,adduceva malattie o incidenti per apparire sempre una vittima del destino.

La sua carriera all’OMS fu tutto un castello di carta. Frequentava i locali aperti al pubblico come la biblioteca e la sala letture. Si faceva vedere sempre in giro, accaparrava fotocopie e riviste gratuite che poi portava a casa per avvallare il suo lavoro. Cercava di ammazzare il tempo anche con qualche passeggiata e frequentando bar, sempre diversi, dove mangiava qualcosa. Simulava viaggi e convegni, rimanendo invece chiuso in camere di alberghi di terzo ordine, poco lontani dall’aeroporto.

La mancanza di soldi fu sicuramente un problema per lui. Si fece affidare il capitale da parenti e amici fingendo di avere ottime possibilità di investimento per la sua posizione lavorativa. In realtà con quei soldi ci campava ed anche senza rinunce.

La conoscenza di Corinne, sua amante per diverso tempo, ha rappresentato una prima rottura emotiva della sua condizione. Corinne era la possibilità di non passare più il suo tempo fuori casa da solo ma avere un interlocutore, veri appuntamenti, vere date da rispettare.

Romand aveva fame di vita vera.

 

“Quando entrava in scena nella sfera privata, tutti pensavano che avesse appena lasciato un’altra scena, dove svolgeva un altro ruolo-quello dell’uomo importante che gira il mondo, frequenta i ministri, viene invitato a cene ufficiali in sontuose dimore-ruolo che uscendo sarebbe tornato a interpretare. Invece non esisteva un’altra scena, un altro pubblico davanti al quale recitare quell’altro ruolo. Fuori, era completamente nudo. Tornava all’assenza, al vuoto, al nulla che per lui non costituiva un incidente di percorso ma l’unica esperienza della sua vita”

 

Quando il peso del suo enorme castello di carta è divenuto insostenibile, Romand ha capito di dovervi porre fine. La sua più grande preoccupazione era non far soffrire la sua famiglia. L’unico modo per evitare ciò non era la sua fuga o il suo coming out ma ucciderli, così non avrebbero mai saputo che uomo (non) era stato ma sarebbero morti nella consapevolezza del suo amore.

L’Avversario, il male, la bestialità che si cela nella parte più buia dell’animo umano è venuta fuori prepotentemente ed inarrestabilmente.

Romand è stato carnefice sicuramente ma quanto vittima? La depressione, il carattere introverso e chiuso sono stati l’inizio della sua fine, il suo muto grido di aiuto non è mai stato recepito da nessuno. La sentenza dell’ergastolo ha finalmente messo una fine alle sue recitazioni e gli ha dato un ruolo vero, visibile da tutti, ufficiale.

“Non sono ma stato così libero, la mia vita non è mai stata così bella. Sono un assassino. La mia immagine agli occhi della società è la peggiore che possa esistere, ma è più facile da sopportare che i miei vent’anni di menzogne”

 

La lettura di questo libro è stata una doccia fredda. Con una prosa lineare e pulita, senza l’ombra di un parere o di una presa di posizione, Carrère ci consegna la vita di un uomo e tutti gli elementi a disposizione per farcene un pensiero nostro.

Di Romand viene disegnata la parte peggiore, glaciale, anaffettiva, calcolatrice, ma anche quella migliore, di un uomo solo contro tutti che avrebbe pagato la verità con il rifiuto di quelli che più amava.

“…lui si comportava come il re di una partita a scacchi minacciato su tutti i fronti, al quale resta solo una casella su cui andare: la partita è persa, non c’è dubbio…”

 

Una storia che fa riflettere su come la società ci spinga ad indossare una maschera per risponderne agli stimoli ed essere parte di un gruppo, una comunità. Riflettere su quanto sia facile avere consensi se ci si omologa alla massa o si risponde a determinati status.

Romand , probabilmente senza darci troppo peso, ha iniziato con una bugia che avrebbe potuto avere vita breve. In seguito la possibilità di essere accettato è stata talmente forte che la brevità di farlo con le menzogne è stata una scelta quasi obbligata o comunque decisamente più veloce e facile.

Quest’uomo ha talmente mentito agli altri da aver poi smarrito realmente la sua vera identità e di non essere più capace di ritrovarsi.

Un romanzo di denuncia secondo noi. Denuncia sulla profondità della mente umana e l’insondabilità effettiva della nostra ratio. Denuncia della solitudine e dell’esclusione sociale che possono diventare mostri da cui proteggerci ad ogni costo.

All’ultima pagina del libro abbiamo avuto la sensazione di come si rimanga gli uni verso gli altri semplici conoscenti. Anche la persona più cara e amata mostra solo una parte del suo intero. Non possiamo mettere mano all’autenticità di chi ci sta difronte.

Lettura consigliata agli amanti dei racconti veri, dei fatti di cronaca. Adatto a chi vuole impegnarsi psicologicamente con riflessioni importanti; adatto anche a chi cerca letture introspettive e borderline che affrontano argomenti attuali ed anche, per certi aspetti, terribilmente vicini a noi più di quanto crediamo.

 

 

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