Titolo: La sposa italiana
Autore: Adriana Trigiani. Vive a New York ma questo romanzo prende spunto dalla storia vera della famiglia della madre, immigrata italiana originaria delle montagne che svettano sopra Bergamo. Fonti scritte, racconti orali e parenti ancora in vita le hanno permesso di unire pezzi di puzzle che raccontano una generazione a cui la scrittrice si sente molto legata.
Editore: Tre60
- Copertina: ♥♥♥♥♥/5
- Storia: ♥♥♥♥♥/5
- Stile: ♥♥♥♥♥/5
1905, Vilminore di Scalve, una piccola comunità sulle Alpi.
Una giovane donna , vedova, sta portando i figli Ciro (10 anni) ed Edoardo, di poco più grande, dalle suore di S.Nicola.
I debiti sono troppi, Caterina Lazzari sente una morsa dolorosa che le stringe il cuore. Non ce la fa ad occuparsi dei bambini così li affida a chi saprà crescerli.
Se ne va, senza guardarsi indietro, ritta sul calesse del suo accompagnatore, Marco Ravanelli, diretta dove si potrà far aiutare.
Il tempo passa, Edoardo e Ciro sono due adolescenti ormai educati e rispettosi. I semi della saggezza sono piantati profondamente nell’animo del primo quanto il grande appetito per la vita è radicato nel secondo. I due ragazzi sono riusciti a rendersi indispensabili per le suore, svolgendo numerosi lavori dalla mattina alla sera.
Poco sopra Vilminore c’è un paesino arroccato sul pendio. Schilpario, realtà dagli inverni rigidi ma dalla natura rigogliosa che sfama la comunità e fornisce di che essere venduto altrove. Qui vive l’accompagnatore della signora Lazzari insieme a moglie e 6 figli.
La famiglia è molto unita, tutti grandi lavoratori nel tentativo di venire fuori da una miseria che non vuole abbandonarli. Enza, la maggiore, nonostante la sua giovane età, è sveglia e responsabile.
Una dolorosa ed inaspettata perdita si abbatte un giorno sul loro focolare ed Enza non si da pace per quello che ha perso.
Mentre la ragazza piange lacrime amare, poco lontano da lei anche i due fratelli vivono un momento difficile. L’onestà e la trasparenza non da tutti sono considerate doti anzi, talvolta sono la porta di accesso per una stanza di guai.
I due ragazzi, per una pura casualità, si incontrano. Sono due cuori indolenziti, due animi buoni che hanno sempre dovuto sudare anche la più piccola conquista. Si parlano, si sentono emotivamente vicini e capiscono di avere molto in comune. Ma non è ancora il momento, la vita li divide.
Edoardo entra al seminario di S.Agostino a Roma per prendere i voti e dare concretezza al desiderio che porta da tempo nel cuore; Ciro va in America con in tasca una lettera di raccomandazione per lavorare come apprendista calzolaio presso la famiglia Zanetti.
I due fratelli non si sono mai separati prima. Il filo che li unisce è indistruttibile e l’allontanamento forzato lo tende solo di più, senza spezzarlo.
Gli occhi di Ciro brillano davanti a Manhattan. La gente, i cantieri in attività, le strade larghe asfaltate, niente è più diverso dalla semplicità e naturalezza del paesaggio di Vilminore dove la mano dell’uomo ha modificato ben poco la natura.
Ciro si fa subito ben volere dagli Zanetti ed apprende con amore e curiosità l’arte calzaturiera.
“…aveva scoperto di amare l’aritmetica delle misure, il tocco della pelle e del camoscio, l’uso dei macchinari e la soddisfazione del cliente quando gli fabbricava gli scarponi che calzavano alla perfezione, dopo una vita di scarpe sbagliate.”
Dall’Italia anche un altro cuore inappagato sta attraversando l’Atlantico con una lettera di raccomandazione in tasca. E’ il cuore di Enza, ma è debole, sta per morire mentre il padre le tiene stretta a sé la mano.
Il tempo continua a scorrere inesorabile ed ognuno dei due ragazzi ha cercato un proprio spazio, continuando a nutrire grandi sogni.
Il destino li rimetterà sulla stessa strada, ma i due ora sono giovani, presi da mille pensieri ed indecisioni tanto da non poter immaginare ancora di unire le forze e proseguire insieme.
Ciro ed Enza, e tutti gli immigrati, sono legati tra loro da ciò che rifuggono: la povertà in tutte le sue forme, la disperazione, la fame, le famiglie decimate. Sono accomunati dai sogni: una casa, un lavoro onesto, una famiglia vera.
Ciro decide di arruolarsi per sfogare l’energia giovanile che gli brucia dentro. Lei insegue l’idea di diventare sarta e riesce a voltare le spalle alla vita da serva, che faceva dai parenti, sfidando la sorte insieme a Laura, un’irlandese sognatrice quanto lei.
Un bacio rubato, una confidenza inspiegabile. Si può considerare una storia d’amore quella tra Ciro ed Enza? Hanno vissuto insieme solo momenti…ma i momenti fanno una storia quando se ne hanno abbastanza.
La guerra porta Ciro lontano e gli mostra la parte più bestiale degli animi umani, facendogli sentire ancor più forte l’attaccamento per i suoi cari. Mentre lui si nasconde dietro una trincea in territorio francese, Enza mette a frutto la sua creatività e si apre al corteggiamento di Vito, un ricco e galante uomo.
Poi tutto di nuovo si stravolge. Nuovi progetti, una casa, un lavoro con Luigi e Pina, amici cari come fratelli. La vita insieme, i figli, la ricerca continua di risposte.
Dietro ogni pensiero la montagna, il paese dove sono nati. I colori, i rumori e la gente che non riescono a dimenticare. Una nostalgia che non li abbandona e che riaffiora all’improvviso.
La vita scorre, la morte purtroppo ne rappresenta un epilogo ineludibile senza dimenticare che si lascia sempre un pezzetto di noi nel cuore di chi rimane.
Un romanzo molto intenso che, sullo sfondo di un momento storico delicato, fa muovere personaggi umili, veri e spinti da sentimenti umani.
La Trigiani eccelle nelle descrizioni. Pulite, delicate, disegnate attraverso piccoli gesti, colori, rumori che rendono perfettamente il quadro scenografico ove si muovono i protagonisti.
L’America come nuovo mondo, terra di possibilità e speranza. L’aria di diffidenza dei funzionari dell’ufficio immigrazione e lo sguardo impaurito degli stranieri in fila, terrorizzati da ogni piccolo gesto o parola che possa rispedirli indietro. Poi arriva il timbro e si entra in un paese immenso con lunghi acri di terra, strade da costruire e cantieri da mandare avanti. Un paese che accoglie chiunque si rimbocchi le maniche. Uno spazio così grande da poter realizzare qualsiasi sogno.
Una descrizione che oggi sentiamo lontana e che forse abbiamo dimenticato perché la viviamo al contrario. Siamo noi il paese che accoglie e siamo noi oggi, talvolta, quello sguardo diffidente che marchia la vita di qualcun altro.
Gli immigrati che siamo stati, quelli che lo sono ora, sembrano essere una realtà necessaria, un dato di fatto che occorre tollerare. Bisogna chiedersi se poi si accettano davvero.
L’autrice rispolvera quello che eravamo, a Little Italy, dove i nostri avi emigrati cercavano il sapore di casa attraverso un misto assordante di fischi, musica, cibo cucinato
“Le strade erano strette come cunicoli. Gli edifici modesti, perlopiù struttre di legno a tre piani, formavano un curioso guazzabuglio, come i quadrati di una coperta patchwork. …Le vie acciottolate erano affollate…le donne si sporgevano dal secondo piano…gli scalini davanti alle case erano zeppi di italiani del Sud, riuniti in capannelli…”
La Trigiani è una pittrice che usa i colori per parlare di posti che il lettore può solo immaginare. Il verde intenso e quello acceso dei ginepri di montagna, le sfumature di azzurro di Genova, i grigi dei cantieri americani.
La tempra dei personaggi fa breccia nel cuore. La voglia di fare, l’umiltà, la semplicità, la fatica vera e tutta la forze che serve per prendere il fiele e trasformarlo in miele. Una tenacia da eroi, senza poteri se non quello dei sentimenti.
Un omaggio sincere viene reso nel libro al tenore Enrico Caruso. Un napoletano dalla corporatura solida e lo sguardo penetrante che ha sempre mantenuto, nonostante il successo, un atteggiamento umano ed un amore per la sua terra.
Una storia molto bella e coinvolgente. Scritta in maniera sublime e scorrevole. Una vera rivelazione.
Un messaggio di fondo che supera le vicende dei personaggi. L’armonia tra passato e presente, la necessità di serbare i ricordi ma saper lasciar andare quello che è stato per vivere quello che sarà.
Ed in ultimo il ruolo della montagna, che accompagna pensieri, parole, ricordi e sogni per tutto il corso della narrazione. Non un luogo ben preciso ma l’aria frizzante delle Alpi
“profumata di fresia in primavera, di ginepro in autunno e di neve alle prime tempeste invernali.
…quell’aria piena di possibilità e di desideri…
L’aria azzurra. L’aria della notte, ricca come un forziere di lapislazzuli splendenti, invitanti e levigati del tempo”
Consigliato a chi ama le storie di famiglia; a chi vuole affondare le mani in un passato italiano non tanto lontano. Adatto a chi cerca una narrativa completa dove ci sia amore, lavoro, scelte difficili e contesto di spessore. Consigliato a chi vuole seguire i personaggi nella loro crescita, in una curva della vita dove c’è spazio per tante comparse e per paesaggi meravigliosi.