La gabbia dorata – Camilla Lackberg

Titolo: La gabbia dorata

Autore: Camilla Lackberg. E’ cresciuta a Fjällbacka, un paese sulla costa ovest della Svezia dove ambienta preferibilmente le sue storie e dove visse anche Ingrid Bergman. 
Oggi vive a Stoccolma dove continua a scrivere la sua fortunata serie con protagonista Erika Falck, tradotta in moltissimi paesi, che ha venduto finora nel mondo più di sei milioni di copie.

Editore: Marsilio

  • Copertina: ♥/5
  • Storia: ♥/5
  • Stile: ♥/5

 

 

Faye, una donna con un passato doloroso, fatto di violenze e lutti, riesce a chiudere e a sigillare i dolori dell’infanzia in un angolo nascosto di sé. Si costruisce, a fatica, una nuova personalità ed una nuova vita.

Studia, si laurea con il massimo dei voti. Dotata di intelligenza e brillantezza, finalmente ha il mondo per sé.
Conosce Jack, ragazzo ambizioso, bello e carismatico. Se ne innamora e lo sposa, ed insieme hanno una figlia.
Il loro sogno è creare una società. Con l’aiuto indispensabile di Faye, il suo intuito e le sue capacità, riescono presto nel loro proposito e scalano in fretta il mondo delle finanze.
Sono ricchi, hanno tutto: una casa da sogno e denaro. Si circondano di oggetti di lusso, hanno amici che contano. Ma un qualcosa manca. Qualcosa di invisibile ma necessario come l’aria, l’amore.
Jack tradisce Faye sistematicamente. La trascura, la umilia, la priva di ogni dignità, la sminuisce ogni giorno ignorandola e non vedendola più.
Faye si accorge in modo brutale del tradimento di Jack e dopo un primo momento di stordimento, decide di vendicarsi. Non ha nulla in mano, niente più soldi, niente più casa, niente più amici, ha solo sé stessa.
Inizia ad attuare un piano che ha come  scopo la distruzione completa e totale dell’ex marito.
Ci riuscirà in pieno togliendo a Jack tutto, il denaro, la società, la nuova compagna, infine anche la libertà.
Faye sarà molto abile a ricostruire una sua nuova immagine e come una macchina da guerra il suo unico scopo sarà l’annientamento di Jack.
Molte sono le riflessioni che questo libro ha scatenato e non sempre positive.
La prima cosa che proprio non siamo riuscite ad accettare è stato questo brusco cambio di stile e linguaggio adottato dall’autrice.
Camilla Lackberg ha sempre toccato argomenti delicati e violenti, ha sempre scavato nella perversione umana, ha sempre creato personaggi malvagi, negativi, fastidiosi, malati ma ha sempre saputo controbilanciare il tutto con forti dosi di umanità.
Ha sempre alleggerito le vicende inserendo  la” banalità” del quotidiano.
In questo romanzo no. I personaggi sono aridi, senza animo, spenti, animati solo da cattiveria e perversione.
In particolare Faye, che vive ossessivamente  la sua vita, dopo il tradimento, solo in funzione della vendetta. Il suo aspetto migliora, dimagrisce e ricorre alla chirurgia plastica ma solo in funzione del suo piano, non per sé stessa.
Così anche la sua posizione sociale cambia, ma solo per danneggiare Jack; la sua crescita e il suo riscatto hanno  solo lo scopo di nuocergli.
Faye non riesce ad avere pace, non riesce a vivere fino a quando non vedrà l’ex marito annullato. E così eventi importanti come la malattia della sua unica vera amica sembrano addirittura messi in secondo piano, avendo una importanza secondaria.
La sua felicità dipende dall’infelicità di Jack.
 In tutto il romanzo aleggia questa ossessiva idea di vendetta personale, concetto potremmo dire alquanto primitivo ed animalesco,che impedisce a Faye di vivere una vita serena all’insegna della ricostruzione e non della distruzione.
In una battaglia così cruenta ci sono gli sconfitti, ma  spesso anche i vincitori hanno perdite pesanti.
Anche Faye paga un prezzo molto alto, avendo sulla coscienza scelte non proprio pulite.
Tutta la narrazione è avvolta da una cappa di negatività totalizzante che non dà respiro, tutte le donne soffrono, tutte le donne sono state tradite.
Abbiamo avuto enormi difficoltà anche ad abituarci al nuovo linguaggio della scrittrice. Alcune pagine in particolare ci sono sembrate eccessive, alcune decisamente pornografiche, senza necessità, altre gratuitamente crude.
Il dono che abbiamo sempre amato della Lackberg consisteva nel fermarsi un istante prima di spingersi nel baratro della brutalità, lasciando spazio all’immaginazione del lettore.
Questa volta no, non c’è una distanza di sicurezza, un margine.
Non mancano scene di sesso esplicito, non mancano omicidi compiuti senza battere ciglio. L’alcol è una presenza davvero ingombrante, accompagna ogni momento dalla gioia alla tristezza.
Non manca l ‘ostentazione delle apparenze con continui riferimenti a capi costosi, a marche prestigiose. Non manca la chirurgia plastica come status symbol.
La trama a tratti è banale e forse un po’ scontata, i personaggi vuoti, la scrittura sovente volgare e cruda: Tutto ciò non ci ha fatto amare questo romanzo.
Anche il messaggio, per noi donne, ma ancora di più per le giovani ragazze è a nostro avviso discutibile. La vendetta personale, l’accanimento sono sentimenti non nelle nostre corde.
La donna deve usare strumenti di emancipazione più evoluti: la cultura, l’autostima, la capacità di far valere il suo pensiero e la sua la tenacia sono mezzi per creare la strada all’indipendenza e alla parità tra i sessi, strada che non passa dalla distruzione di uomini ma da un sorpasso consapevole e pulito.
Questa volta non ci sentiamo di consigliarlo.
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