Il rumore del mondo – Benedetta Cibrario

Titolo: Il rumore del mondo

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Autore: Benedetta Cibrario. Già vincitrice del premio Campiello con un altro romanzo, questa scrittrice, laureata in storia e critica cinematografica, ci regala con questo testo una storia nella storia ed al momento è tra i finalisti del premio Strega

Editore: Mondadori

  • Copertina: ♥♥♥♥♥/5
  • Storia: ♥♥♥♥/5
  • Stile: ♥♥♥♥♥/5

Il racconto si apre con il volto deturpato dal vaiolo di una giovane donna di nome Anne Bacon. Siamo in una locanda francese, dove regna uno spettrale silenzio. La paura del contagio ha messo in fuga anche il più temerario avventore.

Il pericolo è scampato, la ragazza ha solo bisogno di recuperare le forze e l’appetito per continuare il viaggio verso Torino dove l’aspetta l’uomo che ha appena sposato: Prospero Vignon.

Anne è figlia di un ricco e conosciuto commerciante di stoffe. Ha sempre vissuto in Inghilterra. La mamma, morta prematuramente quando lei e la sorella Grace erano piccole, ha reso necessario ricorrere all’aiuto di una goverante (Eliza) e più tardi di una istitutrice (Mrs Jenkil).

Così premurosa ed attenta la prima quanto  stravagante e vivace la seconda,  Anne  e Grace sono diventate due donne curiose, di carattere e ben educate.

Nella prima parte del romanzo, con alle spalle uno scenario storico in fermento, l’autrice narra lo svolgimento della trama attraverso i singoli personaggi.

Una scelta interessante perché ci permette di catturare da diverse angolazioni tutto il contesto emotivo e ambientale del racconto.

Eliza, la governante, è approdata a casa Bacon come sguattera. Ragazza volenterosa e soprattutto convinta a non voler tornare presso la famiglia precedente, si impegna con ardore. La morte della moglie di Mr Bacon le apre la strada per prendere in mano la gestione della casa. Il suo compito viene svolto egregiamente e, con gli anni, affetto e senso di protezione verso Anne e Grace, sono maturati naturalmente.

Theresa Manners è stata assunta dal padre di Anne come chaperonne per accompagnare la sposa durante il lungo viaggio verso la sua nuova residenza in Italia. Theresa è vedova e benestante.  Anima avida di conoscenze, alla morte del marito, ha deciso di dedicarsi ad un’attività che da sempre sente fremere nel petto: viaggiare. Dagli occhi di Theresa apprendiamo l’ambiente circostante, i colori, le architetture e i costumi del popolo.

Prospero nasce da una madre amorevole e affettuosa ma da un padre severo e anaffettivo. Il genitore, a ripagarsi di una debolezza avuta da giovane che ancora gli brucia sulla pelle, decide di mandarlo a nove anni all’Accademia militare. Il bambino, di indole diversa dalla rigida vita collegiale, si impegna comunque al massimo. Ne esce di bell’aspetto, energico e testardo. Il rancore però continua ad offuscare anche la più innocua delle conversazioni con la figura paterna. Anne, la sua corte e poi il matrimonio, probabilmente sono stati in parte un capriccio da rinfacciare al padre.

Il  soggiorno a  Torino non funziona come dovrebbe. Anne fa fatica con la lingua, si vergogna del suo aspetto e non trova nel marito l’appoggio sperato.

E’ consapevole di aver perso con la malattia, la bellezza di un tempo. Prospero, guardandola, ne è sicuramente infastidito ma di fondo l’infatuazione che aveva provato in Inghilterra, lontano dai suoi amici e dal suo ambiente, lì a Torino sembra essersi spenta.

La stagione primaverile consente una tregua agli imbarazzi, con il trasferimento a Magione, una bellissima dimore davanti le Alpi Marittime di cui i Vignon sono proprietari.

Mentre Prospero fa di tutto per stare lontano da una moglie la cui sola vista lo infastidisce,  Anne apprezza e si gusta la vita di campagna. Fa nuove amicizie e trova degli interessi.

Il progetto di ristrutturare l’attigua Guarina  tiene tutti impegnati.

“…c’è un filatoio…una roggia…una casa padronale.

Un magnifico salone che d° l’accesso a ben adorni appartamenti e a un delizioso giardino che affaccia sulle citroniere ed è adorno di fontane e giochi d’acqua superbamente costrutti”

Casimiro, suocero di Anne, seppur burbero e vecchio, dentro se ha un fuoco di vita che arde e lo rende aperto alle novità ed al progresso. Comprende i fermenti del mercato,  l’energia della nuove tecnologie che rimpiazzano vecchi macchinari ed abitudini obsolete.

Emerge fortemente il clima storico del periodo, tra vecchio e nuovo sistema, rivoluzione e conservazione, tradizione e sovvertimento del sistema. Carlo Alberto era salito al trono con una fama poco dignitosa, inviso dai liberali come traditore e guardato sospettosamente dai sovrani della Santa Alleanza. Inizialmente il suo atteggiamento fu conservatore ma lo sviluppo economico e civile della società piemontese spinge per un rinnovamento.

“E’ il secolo dell’accelerazione, che vede un movimento incessante di uomini, merci e idee; e che sente, imperiosa, la necessità di trasportare gli uni e le altre, ovunque sia possibile”

 

Sono anni di aspettative ed attese, un Italia che sta cambiando e che comincia a scalpitare per riunirsi. Balbo, Cavour, d’Azeglio sono solo alcune delle figure che intravediamo nei salotti o nelle riunioni dell’epoca.

Anne è presa dalla produzione di stoffe che suo suocero ha finanziato e si trova nel frattempo a gestire una simpatia particolarmente dolce verso Enrico Verra, l’imprenditore dai mille sogni.

Torino, centro fremente di scontri e dibattiti politici, vede Prospero sempre più insoddisfatto della piega moderna e di futuri rinnovamenti che sta prendendo piede a corte. Sempre più frequentemente tra le braccia della sua amante Ortensia, trascura sia padre che moglie.

Anne cerca e trova la sua dimensione. Non le mancano intelligenza e dignità per tacitare il fastidioso comportamento del marito e dedicarsi alle attività che le piacciono mantenendo sempre uno stretto contatto epistolare con la famiglia.

” L’estrema metamorfosi dell’amore non è nel dolore, è la sua assenza”

 

Mentre il paese accoglie lo statuto di Carlo Alberto come il primo segno tangibile di una nuova epoca in arrivo, Anne e gli altri personaggi seguono il disegno del loro destino, chiudendo le ultime pagine della storia.

Una lettura “piena”. Questa è la prima definizione che ci è affiorata alle labbra nel terminare questo romanzo. Un libro ricco di avvenimenti, nozioni, vicende e descrizioni. C’è un paese, l’Italia, che sta cambiando nella politica ma anche nel sociale. C’è una classe, quella dei commercianti, con lo sguardo volto al futuro e pronta a rimescolare le carte in tavola. C’è una classe politica spaccata a metà tra chi non vuole lasciar andare il passato e chi invece vuole afferrare il futuro. Poi c’è la vita di tutti i giorni, che in Anne, Prospero, Casimiro, Giulia, Theresa ed altri, si esprime magnificamente.

Una prosa accurata, minuziosa, dettagliata, che ha cercato sempre di bilanciare la Storia con la storia per non pesare al lettore. Torino è quasi pitturata. I colori, l’architettura, i costumi sono piacevolmente e sapientemente tratteggiati con accuratezza.

L’angolazione dalla quale si osserva lo scorrere delle vicende è molteplice. Leggiamo le lettere di Anne e le risposte che la famiglia le spedisce, sentiamo Prospero parlare a sé stesso, udiamo Casimiro rimuginare sulle sue decisione e la Manners riempire pagine descrittive del diario dei suoi viaggi. A ciò, si aggiunge la voce della scrittrice che inserisce tutto nel giusto contesto storico.

Una lettura impegnativa ma formativa e ben scritta. Non è una storia che ti lascia il segno ma certamente mille spunti e approfondimenti da fare.

Consigliato a chi ama i romanzi storici, a chi piacciono le storie in costume dove, con dovizia di particolari, si entra in quegli ambienti di merletti e organza, seta e mussole che oggi non esistono più. Adatto a chi cerca le radici del nostro essere in un secolo, l’Ottocento, che è stato ridondante, ingenuo, sognatore.

 

 

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