Addio fantasmi – Nadia Terranova

Titolo: Addio fantasmi

Autore: Nadia Terranova.Nata a Messina e laureata in filosofia, vive ora a Roma. Collabora con diverse testate giornalistiche ed ha scritto inizialmente per giovani lettori. Nel 2015 è uscito il suo primo romanzo. “Addio fantasmi” è oggi candidato al premio Strega 2019, uno tra i 12 finalisti.

Editore: Einaudi

  • Copertina: ♥♥♥/5
  • Storia: ♥♥♥♥♥/5
  • Stile: ♥♥♥♥/5


 

Ida ha 36 anni, ma la sua vita si è fermata a quando ne aveva 13, al momento in cui il padre uscito di casa al mattino, non ha fatto più ritorno.

Alle 6.36 ha suonato la sveglia come al solito, il padre si è preparato, ha varcato la porta di casa come d’abitudine e poi mai non è più rientrato.

Ida e la madre rimangono sole, ammutolite ed annichilite dal dolore, dallo sgomento; incapaci di elaborare un lutto perché un lutto non è stato. Dire addio al corpo è un sollievo necessario per lo spirito di chi rimane.

Per Ida la sveglia rimane ferma alle 6.36.
“La morte è un punto fermo, mentre la scomparsa è la mancanza di un punto, di qualsiasi segno di interpunzione alla fine delle parole. Chi scompare ridisegna il tempo, è un circolo di ossessioni,  avvolge chi sopravvive.”
Così Ida trascorre la sua adolescenza con un vuoto nel cuore, con un senso di colpa che la opprime come una nebbia, che ne condiziona i legami di amicizia, il suo comportamento, la sua essenza.
Mentre altri reagivano ai dolori facendosi aggressivi, a me l’aggressività veniva meglio dissimularla. L’ultima traccia di mio padre si era nascosta con crudele tenacia nella mia inscalfibile e proverbiale cordialità tanto amata dagli estranei…… Il garbo mi proteggeva. “
La madre di Ida cerca di ricomporre quello che può somigliare ad una famiglia. Ama Ida ma non è capace di manifestare il suo dolore, cosa che la avvicinerebbe di più alla figlia.
Non sa far emergere dagli abissi del suo cuore quello che prova.
L’indifferenza e il silenzio sono la sua corazza. L’arte del silenzio, il trascinare con normalità la vita quotidiana come se nulla fosse, è secondo la madre di Ida la soluzione.
Non pronunciando mai il nome del padre, sedendosi a tavola tranquille, alzandosi al mattino e andando a scuola o al lavoro, le due donne vorrebbero dimostrare la loro invincibilità.
Ma Ida vede il padre negli oggetti, nelle stanze di casa, lo sente negli odori, lo trova nei sapori delle pietanze, percepisce e cerca continuamente la sua presenza.
Si pone sempre la stessa domanda e la vorrebbe porre anche alla madre: “secondo te è morto?”.
Ma la domanda rimane muta, silenziosa nella sua mente.
E allora si parla di altro, dei vicini, della scuola, del cibo, cosicché l’assenza del padre diventa una presenza ancora più totale.
Ida diventa adulta, lascia Messina e a Roma si innamora e sposa Pietro. Ma l’incompletezza le impedisce di amare senza riserve.
Una parte di lei è preclusa, impenetrabile, abitata solo da incubi e fantasmi. La sua interiorità è ferma a 13 anni, il suo tempo alle 6.36 di quella mattina.
La madre di Ida rimane a Messina e, decidendo di fare dei lavori in casa, chiama Ida per potere sistemare le sue cose.
Il soggiorno per Ida sarà un balsamo riparatore. La sua stanzetta piena di ricordi, la sua vecchia amica Sara, saranno il filo che le permetterà di ricucire il passato.
Ida cercherà disperatamente la sua scatola rossa, che da anni nasconde l’essenza del suo dolore. Lì è racchiusa la sofferenza che per anni non ha avuto il coraggio di affrontare.
La troverà ma non solo. Questo le permetterà di guarire dal passato, conoscendo Niko, il figlio di un operaio e ascoltando la sua storia Ida finalmente riuscirà a spostare il suo sguardo oltre sé stessa.
Riuscirà a vedere non solo il suo dolore, che l ‘ha tenuta prigioniera, ma anche quello degli altri.
Attraversandolo e sentendolo sulla pelle,  come in una catarsi, riuscirà ad alleggerire il suo.
Anche Sara, la sua amica del cuore, la aiuterà in questo. Con schiettezza e sana crudeltà, le mostrerà le conseguenze della sua chiusura, ciò che negli anni Ida non è stata in grado di afferrare.
Così Ida inizierà un viaggio verso sé stessa, aprendo finestre del cuore chiuse da anni, facendo entrare luce nel suo animo come in una casa disabitata e polverosa, aprendo la sua scatola rossa e scacciando finalmente fantasmi.
Ida tornerà a Roma con lo sguardo al futuro, libera dopo aver frantumato quell’involucro che la teneva prigioniera: il ricordo dell’assenza del padre.

In questo romanzo coinvolgente, con  stile narrativo ricco ma non ridondante e scrittura fluida, il protagonista è il dolore.

Viscerale, intimo, interferisce con  la vita e ne caratterizza la sua ingovernabilità, l’imprevisto umano e il dover per forza fare i conti con qualcosa che è fuori di noi.
Intenso, ben scritto, con una magica ambientazione tra miti e mare, tra Scilla e Cariddi, tra passato e presente, tra sogno e realtà, il romanzo coinvolge il lettore portandolo verso un finale armonico ma non scontato.
Consigliato a chi ama le storie intime, l ‘introspezione e la magia del mare. A chi è bloccato in un ricordo che non ha risposte, e non trova il coraggio di aprire quella scatola rossa per liberarsi dai propri fantasmi.
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