Il giro di vite di Henry James

Titolo: Il giro di vite

Autore: Henry James

Editore: Giunti

Pagine: 180

Prezzo: eur 6.00 versione integrale in brossura

 

  • Copertina: ♥♥♥♥♥/5
  • Storia: ♥♥♥♥♥/5
  • Stile: ♥♥♥♥/5 

 

È la vigilia di Natale, in una vecchia casa siedono degli amici che si racconto delle storie, passando il tempo.

Ce n’è una che suscita più interesse delle altre ma non può essere narrata a voce.
Essa è stata scritta 20 anni prima, da una donna che stava morendo. Dentro si racconta di un fatto inquietante, di pervasiva bruttezza.
Un manoscritto riportato nelle pagine a seguire ci svela il mistero.
Una villa circondata dal prato, la facciata ampia e luminosa. Questo gradevole scenario si presenta agli occhi della narratrice all’arrivo nel suo nuovo posto di lavoro per badare a 2 amabili bambini: Flora e Miles.
La perfezione del primo giorno, l’assenza di vizi, la precisione del più piccolo dettaglio sarebbero dovuti essere un segno di affettazione, di dubbio poiché la realtà non è mai priva di pecche. Ma non è così.
Miles e Flora a vedersi sono educati, belli, tanto da sembrare quasi impersonali e così perfetti nei modi e nell’aspetto da rendere impossibile qualsiasi punizione .
“erano come i Cherubini dell’aneddoto, i quali non avevano-almeno moralmente-nulla da poter frustare!”
La narratrice sembra percepire una sorta di influenza, di potere ammaliante da entrambi, talmente forte da non poter resistere e da rimanerne abbagliata. Un’amabilità così forte da offuscare qualsiasi tipo di problema o di dubbio possa mai nascere nei loro riguardi. Le giornate passano come chiuse in una bolla senza tempo.
Ore allegre e tranquille ma in fondo al cuore una nota stonata, un retrogusto amaro si insinua silenziosamente nel cuore della donna.
Elle stessa lo ammette ma incapace di un’analisi più profonda continua ad andare avanti.
Poi un evento, o meglio una visione fermano il tempo. I sensi si destano, l’attenzione si fa vigile e la narratrice si sente impaurita ma soprattutto più ricettiva nei confronti di ciò che la circonda.
“Può essere, naturalmente, che quanto vi irruppe d’improvviso dia al tempo che lo precede un’aura fascinosa di tranquillità-quel silenzio durante il quale qualcosa si prepara o si acquatta in agguato. Il cambiamento fu invero come il balzo di un animale feroce.”
La governante, Mrs Gros, sembra complice solidale ma avrà detto tutta la verità?
Si apre davanti all’istitutrice un bivio molto difficile da percorrere, soprattutto una scelta azzardata che la potrebbe portare ad un epilogo doloroso. Esternare le sue paure o continuare a stare al gioco?
La paura, se ha un suono, una spiegazione, non soltanto diventa reale ma permette a chi ci ascolta di giudicarci. E se quel qualcosa che si ha da dire non risponde ai criteri di razionalità e credibilità, che normalmente caratterizzano il comune sapere, chi deve confessare teme di non essere creduto, o peggio, di essere creduto pazzo.
La posizione che prende una mente davanti all’irrazionale è sempre molto soggettiva. La protagonista alterna momenti di grande terrore, in cui il suo corpo è paralizzato tanto quanto la mente e la sua capacità di agire, a momenti in cui prevale il senso di protezione nei confronti dei bambini di cui è responsabile.
L’unico conforto che si permette, è quello di riportare quanto accaduto, o quanto visto, alla sua confidente.
Tanto vale questo sollievo quanto tale ascoltatrice crede a quanto le si sta confessando.
Le cose non andranno così purtroppo.
Il clima cupo e pregno di presagi crescerà sino a condizionare tutti i membri della tenuta ma in maniera assolutamente inaspettata.
La scoperta della colpevolezza laddove si era certi dell’innocenza e della ingenuità fanno crollare le speranze della donna che con tanto amore e devozione si era preparata al suo compito. Nulla rende più amaro lo scoprire la verità ed essere le sole persone crederci.
Angosciante. Questa è la prima parola che ci viene in mente pensando al libro. Un’angoscia che sale, continuamente pagina dopo pagina, instillata lentamente, sadicamente.
Un’attesa del colpo di scena che sfibra l’emotività lasciandoci inquiete. Fosse questo l’intento dello scrittore o siamo noi eccessivamente ricettive?
L’ansia è stata quasi insopportabile, tanto da pensare un paio di volte di abbandonare la lettura. Perché si legge per piacere e non per soffrire…
Poi però prevale la curiosità di scoprire il finale, di vedere luce dopo tante tenebre, di rassicurarci con un riscatto. Ma sono altri gli intenti dell’autore, così ben aggrovigliati da lasciare un finale aperto, se verso le tenebre o la luce lo scoprirete alle ultime righe.  Non esiste una verità assoluta e questo romanzo ne è una testimonianza.
Il giro di vite è metafora dell’inasprimento o meglio dell’inesorabilità di una crescente pressione inarrestabile.
I tratti psicologici dei personaggi sono tutti rivolti ad acuire questo senso di ineluttabilità di cui la paura rappresenta la chiave di lettura. Una paura che assume ruoli diversi, come il silenzio della governante, lo strano comportamento dei bambini, le decisioni impulsive dell’istitutrice.
Di Henry James avevamo già letto  Ritratto di signora”.
Un romanzo con cui non abbiamo legato totalmente.
Questo è sicuramente meglio con qualche perplessità che i refusi non hanno migliorato.
Lo stile è ricercato, studiato. I dialoghi praticamente assenti, la voce narrante in prima persona, a volte è confusa, mescola ciò che vede con ciò che crede di vedere ( stia proprio qui il bello?) non permettendo grande chiarezza.
La trama è degna di un film horror e i 2 giovani, vittime e carnefici della storia, completano il quadro grottesco.
Tirando le somme è un consiglio di lettura perché merita una possibilità.
È un romanzo breve che richiede distacco ( necessario anti-ansia), apertura mentale e spirito mistico. Se non li avete, potrebbe essere un’occasione per mettervi alla prova
Perfetta lettura gotica nella settimana di Halloween 2020!
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