Il fiume della colpa di Wilkie Collins

Titolo: Il fiume della colpa

Autore: Wilkie Collins. Amico di Charles Dickens e precursore del genere poliziesco

Editore: Fazi

Pagine: 184

Prezzo: eur 14.88 su IBS

Nelle nostre mani c’è una vecchia edizione Fazi presa all’usato. Quella in commercio ora è molto più bella e forse priva di quella manciata di refusi che abbiamo trovato

 

Un giovane di nome Gerard Roylake, vissuto in Germania per diversi anni, torna in Inghilterra alla morte del genitore per prendere possesso della dimora paterna dove trova ad aspettarlo la matrigna, una donna frivola e superficiale.

Amante della solitudine, dedito alla lettura ed alla collezione di insetti, Gerard non cerca conversazione nei salotti né altre occasioni mondane.
Spesso si reca a passeggiare nel bosco circostante proprio per ritrovare quel silenzio a cui è affezionato.
Ed è proprio qui, sotto la luce pura della luna che sceglie  inconsapevolmente il suo destino.
Un fiume separa sentieri diversi e la percorrenza di uno di questi rispetto ad altri mette in moto delle dinamiche inarrestabili di eventi che segneranno la vita del giovane erede.
Rivede una bambina con cui giocava nell’infanzia ormai diventata un’affascinante donna: Chrystel. Essa, figlia del mugnaio, vive in un cottage la cui struttura per metà fatiscente e per l’altra no sarà emblematica nel corso della narrazione.
Al primo piano dell’abitazione è stata affittata una stanza  ad un uomo miserabile, affetto da sordità e con una triste e difficile storia alla spalle.
Un uomo dall’aspetto sensuale e magnetico, con occhi di un colore inusuale come la corposità dei suoi capelli eppure mascolino nei modi e nel sorriso.
Un aspetto colpisce subito Gerard: la monotonia del suo tono. Che faccia un complimento, che esprima una critica o si confessi la sua voce è monocorde e non esprime la benché minima partecipazione.
Dopo aver appreso il suo passato in maniera singolare, Gerard ne è colpito. In lui si fanno strada sensazione contrastanti nei confronti dell’Inquilino, come vuol farsi chiamare.
È una persona che non conosce ritegno verso Chrystel, da cui è attratto quasi al limite della decenza, ma che mostra una eccessiva riservatezza verso la sua vita privata tanto da non voler pronunciare il suo stesso nome.
Quale è il suo segreto?
La sua indole è inafferrabile, a tratti umile, gentile e bisognoso di attenzioni dall’altra deciso, insensibile e prepotente.
In un crescendo di sensazioni angoscianti e soffocanti, Gerard scoprirà la vera natura dello strano individuo, le paure che Chrystel cerca di nascondere dietro un comportamento sfuggente ed i segreti che ogni persona da lui conosciuta sembra custodire.
Un breve romanzo, letto in quasi due giorni che ci ha fatto pensare un po’ a Simenon per quei suoi gialli agghiaccianti dove si crea un’atmosfera di suspense incredibile e un po’ a Henry James ed il suo “Giro di vite” per quella costante inquietudine che alberga nei dialoghi e nell’animo dei protagonisti.
Wilkie Collins riesce a diluire un intreccio semplice in una prosa scorrevole e incalzante lasciando fino all’ultima pagina un senso di grande aspettativa.
Abile nel disegnare un paesaggio significativo e magistrale nella psicologia dei personaggi.
Al centro della narrazione c’è il fiume.
“…fiume ampio e fangoso. La sua corrente furtiva lo conduceva diritto al mare; non una roccia ne interrompeva la monotonia, non un gorgoglio infrangeva la sua lugubre, tetra superficie.”
Un corso d’acqua che per Gerard è un cassetto di ricordi mentre per l’Inquilino è una presenza inquietante e invadente, foriera di brutti presagi. Un corso d’acqua metafora delle scelte che facciamo nella nostra vita con la sola possibilità di guardare l’inizio del sentiero senza sapere cosa ci aspetterà dopo.
Una lettura veramente piacevole, purtroppo breve ma che riconferma, dopo “La donna in bianco” e “Foglie cadute” le grandi capacità di questo autore.
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