I duellanti di Algeri

I duellanti di Algeri

Autore: Francesco Randazzo

Editore: Graphofeel

 

Nella città di Algeri, tra spezie e baratti, oltre mercati colorati e botteghe di artigiani, si staglia all’orizzonte la dimora del Vicerè Hassan.

Uomo di politica e ambizioso, nasconde nelle segrete del suo palazzo, in una cella umida e buia, sporca e poco accogliente, due curiosi personaggi.

Uno è Cervantes, presentatosi come scrittore spagnolo ma ancora lontano dall’essere padre di Don Chischiotte. E’ finito prigioniero dei turchi, ha una mano ferita e architetta un’imminente fuga.

L’altro è un poeta siciliano, don Antonio Veneziano. uomo passionale ed impulsivo, è finito dal Vicerè per sbaglio, con una fama che non gli appartiene.

I due, per non abbrutirsi durante la prigionia e per tener vivo lo spirito del loro intelletto, duellano poeticamente a parole. Confabulano e chiacchierano ogni momento, si scambiano consigli ed opinioni, inventano storie e decantano poesia. Ognuno lo fa mettendo nelle proprie parole le pene, i sogni, le speranze del proprio cuore.

“Nonostante l’oscura penombra in cui si trovavano, i due si guatavano come duellanti in pieno giorno. La sfida era il motore delle loro discussioni, il pretesto per avviare discorsi apparentemente di contrasto, che in verità servivano a darsi reciproca forza e sostegno”

 

Hassan, smanioso di far impugnare a Cervantes la penna a cantarne l’apologia delle gesta e temendo l’ordire di un complotto ai suoi danni, decide di  giocare d’astuzia.Barrigon, un panciuto e poco sveglio tuttofare, è arrivato per caso nelle cucine del Viceré. E’ proprio lui, con i suoi modi semplici e condiscendenti che farà da “spia” ad Hassan, travestito da prigioniero. Così una sera, mentre in cella si discute e si filosofeggia sul potere, nelle sue forme e nei suoi limiti, fa l’ingresso il nuovo “inquilino”.

Con il suo fare buffo ed i dialoghi privi di profondi contenuti, viene benevolmente accolto dai due letterati che continuano a passare il tempo disquisendo di poesia, filosofia, letteratura.

Ogni sette giorni Barrigon viene prelevato dalla cella. Cervantes e Veneziano si immaginano venga sottoposto a tortura per chissà quali crimini, mentre in realtà l’uomo si reca davanti al Viceré che lo crede portatore di oscuri complotti. Ogni volta però Barrigon non ha nulla da confessare ma viene malmenato e rimesso agli arresti per rendere più realistico il suo ruolo.

Dopo giorni passati a patire la fame per ordine di un Viceré sempre più stizzito dal non aver scoperto nulla, un Barrigon gonfio e livido, decide di confessare agli altri due prigionieri chi sia realmente. La sincerità, tra rimproveri e sberle, premia. Adesso resta solo la fuga.

La storia di Cervantes e della sua prigionia si ferma qui poiché non ci sono altri documenti a testimonianza. Questo è quello che spiega il ricercatore Antonio Dogradi che diventa narratore a metà libro. Lui stesso ci porta in Spagna, a Salamanca, alla ricerca di un bibliotecario che sembra possa fornire notizie maggiori.

In una biblioteca nascosta al pubblico e poco frequentata, Dogradi trova il diario di Cervantes. Qui lo scrittore non solo ha raccontato la fuga da Algeri e le peripezie che ha incontrato successivamente, ma anche tanto di più.

Si narra di un viaggio periglioso e audace su una goletta in mezzo al mare, di una furiosa tempesta e di amici inaspettati che salvano i naufraghi. Si racconta di un’isola accogliente , di strani essere antropomorfi che nascondono una natura selvaggia.

Questo diario ci svela una storia magica, la leggenda di un popolo che ha dato per scontata la pace ed il benessere ed ha cominciato ad essere invidioso, egoista, boicottando solidarietà e tolleranza.

“…Il benessere, la pace, il diletto e i piaceri, vissuti ormai come condizione normale, divennero ovvietà, presunzione gratuita, persino tedio. L’onestà, la chiarezza del giudizio, la purezza del pensiero, la solidarietà reciproca scevra da pregiudizi e malizie si sfaldarono poco a poco, lasciando luogo alle peggiori inclinazioni”

La guerra, le morti, la penuria, sono stati il risultato di tutto ciò, e mentre la sofferenza sembra non finire più, uno tra tanti promette il passato, i bei ricordi . Si fa portavoce del malcontento e profetizza un futuro diverso.

Così ci si assoggetta, come un branco di pecore, alla legge disumana del più forte.

Mentre a noi lettori questa favola ci sembra metafora di un passato non tanto lontano, Cervantes riprende la via di casa con il suo amico Veneziano. Dopo un’ulteriore penosa traversata finalmente si vede terra. Una terra dove un grande scrittore maturerà il suo romanzo più famoso, pilastro nella storia delle lettere, e lo farà inaspettatamente sulla propria pelle.

Una lettura illuminante e inaspettata, considerando le poche pagine di cui è composto il libro. Chapeau a Francesco Randazzo. l’autore, che ha saputo magistralmente racchiudervi tante cose belle, tante riflessioni e curiosità.

Ci siamo soffermate su alcuni dialoghi, dove concetti chiavi della vita di ognuno sono stati sviscerati con una capacità di stile e di prosa veramente notevoli.  Vi lasciamo un assaggio sulla libertà…

“…l’unica vera, infinita libertà che è data all’uomo: quella della mente, della ragione e della fantasia, la libertà dell’anima pensante di creare il mondo attraverso gli infiniti mondi che la fantasia creatrice può rendere più veri e solidi di quello nel quale siamo costretti a vagare ottusamente per miserabile necessità…”

Splendida la scelta di narrazione, affidata a voci diverse in epoche lontane perché ciò rende tutto terribilmente intrigante ed appassionante.

Spesso si conosce il nome di un autore, si conosce la sua opera più famosa ma si pecca su ciò che ha portato a scriverla o su chi sia colui che lo ha fatto. In questo piccolo libro prezioso troviamo risposta a tutto in maniera talmente romanzata e piacevole da risultare quasi una favola.

Prendendo a prestito parole dal testo, questa è una storia che fa letteratura, una storia che figlia altre storie, scrigno di essenza narrativa, gioco di incastri perfettamente riuscito.

Consigliatissimo a chi cerca una breve lettura ricca di contenuti, a chi ha anche solo sentito nominare Cervantes o il Petrarca di Palermo (Antonio Veneziano), a chi piace scavare dietro i perché e i come è nata una grande storia, a chi ama le biografie ma di quelle belle che ti parlano di un pezzetto di vita altrui così bene da fartene innamorare.

Quando finisci un libro ed oltre al piacere della lettura terminata hai una irrefrenabile smania di approfondire, possiamo dire che l’autore ha decisamente lasciato il segno. Questo è uno di quelli.

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