La ragazza che scrisse Frankenstein – Fiona Sampson

La ragazza che scrisse Franckenstein

Autore: Fiona Sampson. Donna poliedrica, violinista, poetessa, scrittrice e traduttrice. La sua passione per la cultura letteraria l’ha portata a studi approfonditi di cui quest’opera ne è frutto.

Editore: Utet

Conosciamo tutti Frankenstein; qualcuno l’ha letto, qualcuno l’ha visto sullo schermo, qualcun altro ne ha solamente sentito parlare ma è il mostro per eccellenza, ripugnante di aspetto, dotato di forza sovrumana e con una buona dose di bestialità e sangue freddo.

“Questa scena differisce quasi in ogni particolare da quella che la cultura popolare ci ha inculcato. La creatura di Mary prende vita in assenza di testimoni, a eccezione dello stesso dottor Frankestein, che certo non ne è entusiasta. La trasformazione non avviene in un laboratorio, ma in una semplice -stanza solitaria- o meglio in una cella all’ultimo piano. Uomo e mostro non sono circondati da apparecchiature scintillanti…neppure improbabili macchinari…la scena del romanzo non rappresenta un successo, ma un fallimento”

Dietro quest’opera famosa c’è una scrittrice giovanissima, di 18 anni, che ha avuto una vita singolare, probabilmente determinante sul contenuto del romanzo.

La Sampson ha effettuato uno studio capillare ed accurato sui diari e la corrispondenza che ha coinvolto la Shelley, affondando le mani sin dentro i meandri più privati della sua famiglia. L’autrice è stata in grado di scrivere una biografia romanzata ricca di aneddoti e curiosità, unendo il contenuto di lettere, diari e appunti dell’epoca dove anche solo un accenno alla giovane scrittrice è stato vagliato per ricostruirne il più fedelmente possibile la vita..

Farne un sunto in questa sede sarebbe riduttivo ma soprattutto toglierebbe interesse a chi deve ancora leggere il libro. Vogliamo però scrivere di alcuni passaggi che abbiamo trovato particolarmente interessanti.

Nella casa di Polygon street c’è una stanza tenuta come un santuario dove è morta la madre di Mary nel darla alla luce. Vi si può entrare ma non toccare nulla, come se la partoriente si fosse assentata solo per un attimo. L’angoscia ed il senso di morte che la piccola Mary percepisce, ogni volta che apre la porta e mette il suo visino all’interno, le rimangono impresse. E’ proprio da qui che trae origine l’idea dell’ambiente in cui Victor porta in vita la sua creatura, ugualmente sinistro e fuori dal mondo.

” Come dev’essere per una bambina crescere nella casa in cui è morta sua madre, passare ogni giorno davanti alla sua camera mortuaria? Forse ogni tanto le figlie di Wollstonecraft aprono la porta e varcano la soglia, scrutano quella camera da letto piccola e ordinaria…”

 

Tra le tante case cambiate dalla Shelley ce n’era una situata vicino ad una piazza dove si facevano regolarmente impiccagioni. Si trovava nel contempo anche in prossimità di un mattatoio dove si levavano terrificanti urla di animali sgozzati. L’atmosfera sinistra che penetrava, in suoni, nelle finestre dell’appartamento dove viveva la piccola Mary, sicuramente ha lasciato nel suo cuore un ricordo cupo ed angosciante.

Sempre in età prescolare, Mary si recava sovente con il padre al cimitero. Le visite alla tomba della madre non erano brevi e l’epitaffio della lapide veniva usato dal genitore per insegnare le prime lettere alla bambina.

Mary soffriva di una forte forma di dermatite che la costringeva  a tenere un braccio fasciato tanto da sembrare estraneo al corpo della fanciulla e probabilmente proprio da qui è nata l’idea della creatura formata da tanti pezzi diversi e poco armonici tra loro.

“…l’arto rigido e ingigantito dalle fasciature le sembrerà una mostruosa appendice esterna cucita al suo corpo…”

 

La vita sentimentale della scrittrice non è stata semplice. Compagna di Percy Shelley, celebre nome della letteratura inglese, ne ha subito fascini ed angherie. Shelley non voleva il matrimonio, era poligamo, insofferente e sempre alla ricerca di qualcosa. Vicino a lui Mary si abbandona ad una relazione libertina suscitando lo scandalo dell’epoca, cambia continuamente casa non trovando mai un vero e proprio nido nè per l’amore né per la sua arte.

Sicuramente la presenza di Shelley è stata stimolante da un punto di vista culturale poiché si devono a lui i salotti e le amicizie del periodo tra cui Lord Byron che si legò a Mary con affetto sincero e duraturo.

L’idea di scrivere il romanzo Frankenstein nacque proprio in un contesto amichevole dove si rendeva necessario passare il tempo per superare il tedio di pomeriggi piovosi e freddi. Mary inizia a scriverlo partendo dal cuore della storia ovvero lo scienziato Victor e la sua creatura. Solo successivamente introduce l’escamotage epistolare del capitano Walton per rendere la trama ancor più realistica.

“Mary dà al suo studente il nome di un luogo storico della Renania, il Burg Frankenstein in rovina…il forte duecentesco…situato in una regione collinare e boschiva ammantata di leggende…si vocifera di un uccisore di draghi…”

 

I taccuini dove venne scritta la storia in parte sono ancora conservati. Su alcune pagine emerge una scrittura diversa da quella del testo centrale, essa appartiene a Shelley. Mary gli faceva ogni tanto leggere e correggere le bozze ma nulla di più.

E’ stata una lettura particolarmente interessante, forse a tratti un po’ carica di date e nomi tanto da perdere quasi il filo. A volte non è sembrata fosse la biografia della Shelley ma di altri personaggi che hanno fatto parte della sua vita. Non ebbe l’indole da prima donna nel suo ambiente, il suo carattere mite e accondiscendente non le ha giovato dal punto di vista della fama. Negli ambienti letterali bisognava sgomitare per farsi notare o eccedere nei comportamenti ma Mary non era una di quelle persone.

Scritto bene e sicuramente studiato accuratamente, questo romanzo completa e da un contesto all’opera di Frankenstein che ne risulta arricchita e ancor più intrigante.

Consigliato agli amanti delle biografie, a chi come noi ha bisogno di leggere un’opera e conoscerne anche l’autore. Adatto a chi cerca una lettura un po’ impegnativa e di approfondimento che regala spunti e ne fornisce altrettanti da cui ripartire.

 

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