Titolo: Frida. Una biografia di Frida Kahlo
Autore: Hayden Herrera. Storica d’arte ha scritto numerosi articoli e recensioni nel suo ambito nonché biografie di pittori. E’ una delle più esperte conoscitrici di Frida Kahlo. Questo libro è frutto di un’accurata ricerca sin nel seno della famiglia dell’artista, scandagliandone ricordi, vecchie foto, pagine di diario. Infiniti piccoli pezzi di memoria per ricostruire un quadro meraviglioso, una biografia.
Editore: Neri Pozza
Pubblicazione: 2016
Pagine: 415
Costo: 15.30 eur
- Copertina: ♥♥♥♥♥/5
- Storia: ♥♥♥♥♥/5
- Stile: ♥♥♥♥♥/5
“Alla fine degli anni 90 New York è tappezzata di manifesti che raffigurano i quadri di Frida Kahlo. Un suo autoritratto viene venduto da Sotheby’s per oltre un milione e mezzo di dollari. A Hollywood si girano film sulla sua vita e i giornali di tutto il mondo la chiamano “la grande Frida” o “la regina di New York”. Come se non bastasse, anche il mondo del glamour ne va pazzo: vengono stampate magliette, cartoline, poster con la sua immagine, abiti e gioielli che ne ricalano lo stile.
Ma chi era veramente Frida Kahlo e perché si parla ancora così tanto di lei? Nata nel 1907 a Coyoacan in Messico, Frida sembra un personaggio uscito dalla penna di Gabriel Garcia Marquez: piccola, fiera, sopravvissuta alla poliomielite a sei anni e a un brutto incidente stradale a diciotto he la lascerà invalida, con tremendi dolori alla schiena che la perseguiteranno fino alla morte. Nella vita privata e nella produzione artistica, Frida è combattuta tra due anime: il candore, da un lato, e la ferocia dall’altro; la poeticità della natura contro la morte del corpo. La vita di Frida è un viaggio che affonda nella pittura tradizionale dell’800, nei retablos messicani, in Bosch e Bruegel, ma che subisce prepotentemente il fascino degli uomini più potenti del suo secolo: come il muralista Diego Rivera (marito fedigrafo che le rimarrà accanto fino alla fine) o Trockij (di cui diverrà l’amante) o Picasso.
La biografia di Herrera – la massima esperta vivente di Frida – non è soltanto un’indagine poetica su una delle più grandi pittrici del 900. E’ soprattutto un libro di passione politica, d’amore, di sofferta ricerca artistica. Quella stessa sofferenza che porterà Frida a dipingere ossessivamente autoritratti spietati e nature morte sensuali, quasi volesse, mettendole sulla tela, strapparsi di dosso le proprie cicatrici e vivere finalmente una vita libera dal passato e felice.”
Il nome e l’arte di Frida Kahlo li ho sempre visti un po’ come una moda. Sentivo una certa forzatura nel farsi piacere quei quadri dai soggetti così strani, surreali. Dipinti confusi, caotici e sinceramente per i miei gusti molto lontani dall’idea di bellezza.
Poi per curiosità un giorno in cui la mia pausa pranzo poteva essere più lunga dei soliti 15 minuti rubati ad altro, ho visto il film. Il titolo era proprio Frida, regia di Julie Taymor con Salma Hayek
Una pellicola particolare, in cui il ruolo dei dipinti si mescola alla vita narrata tanto da fondersi con gli attori che diventano essi stessi dei quadri seppur per pochi secondi.
Non so cosa sia accaduto, se sia stato merito di una superba interpretazione, se sia stata l’immagine concreta che ha preso spazio nella mia mente, se ho peccato di pregiudizio sentendomi superiore quando in realtà non capivo nulla.
Insomma è stato un colpo di fulmine. Tutti quei quadri così strampalati si sono colorati di significato. Quei vestiti cangianti che caratterizzarono Frida hanno iniziato a vivere, quell’amore per il suo Rivera che dalle poche foto viste trovavo assolutamente ripugnante è diventato passionale ed affascinante.
Ho scoperto una donna cui la vita non ha scontato nulla. Martoriata nella carne, ha concentrato sé stessa nello spirito. Gli anelli portati alle mani, la pettinatura elaborata, le lunghe gonne ed i colori accessi del suo guardaroba affondano il loro significato nel Messico antico, nelle credenze ancestrali.
Il suo amore per Rivera, sconfinato, salvifico, indispensabile. Un sentimento che le ha dato ragione di vivere ma anche tanto dolore forse più di quello fisico. Eppure attraverso questo amore, un uomo che esteticamente non poteva vantare nessun tipo di bellezza, è diventato fascinoso.
I quadri sono un diario emotivo di Frida, ogni pennellata, ogni dettaglio ci dice qualcosa. Rivelano non solo quello che le stava accadendo al corpo e al cuore ma anche le sue emozioni più intime.
E poi il Messico, una terra rivoluzionaria, fervente di spirito battagliero, affamata di libertà. In quegli anni Diego ed il suo paese sono per Frida le uniche due ragioni per sopportare i dolori della carne che sono stati strazianti ed inumani.
La Herrera è riuscita a scrivere un romanzo biografico che mai in nessuna pagina è risultato noioso. Ho assaporato ogni singola parola, lentamente, cercando di ricostruire la Frida carismatica, forte e ironica, tenace e battagliera. Un’artista che, di sé, non ha lasciato solo le opere ma anche l’anima.
Di Frida guardando un dipinto non si apprezza solo la pennellata, il gioco di luci ma anche il carattere così spudoratamente fissato sulla tela, gridato a chi guarda senza vergogna.
Lo stile dell’autrice è quasi confidenziale in alcuni passaggi. Sembra sussurrare nell’orecchio del lettore l’eco del passato e la potenza con cui si sente ancora.
Una biografia accurata che racconta di Frida a trecentosessanta gradi, privo di quelle pagine aneddotiche o poco interessanti. Se ci sono state erano talmente ben scritte da non essermene accorta.
Per concludere, sono estremamente felice di aver avuto quella lunga pausa pranzo, di aver detto si alla curiosità di un film biografico. Probabilmente non mi sarei avvicinata a Frida ed avrei perso qualcosa.
Non so cari lettori se avete mai quella sensazione di lieve pizzicore sulla punta delle dite che esprime la brama di sfogliare un libro, andare avanti, silenziare il mondo ed immergersi corpo e spirito in una storia. Una sensazione vibrante ed unica.
Leggete questo libro anche voi e mi capirete.