I Watson – Jane Austen

Titolo: I Watson

Autore: Jane Austen. Racconto lasciato incompiuto ma espressione della sua maturità letteraria (scritto dopo i suoi grandi successi). Il lettore alla fine si sente un po’ abbandonato poiché gli eventi si fermano a metà di una storia che, si capisce, debba avere un seguito. Joan Aiken, scrittrice ed appassionata della Austen, ha ripreso in mano le redini della vicenda scrivendo un seguito per dare degno compimento alla vita della protagonista Emma.

Editore: Newton Compton

  • Copertina: ♥♥/5
  • Storia: ♥♥♥♥♥/5
  • Stile: ♥♥♥♥♥/5

 

La giovane Emma e la sorella Elizabeth passano, chiacchierando, il tempo che rimane per recarsi ad una festa da amici ove solo la prima parteciperà.

Si parla di matrimonio, di promesse fatte e di occasioni perdute. E’ un’epoca in cui buon carattere e una discreta rendita sono considerati i principali presupposti per delle nozze di successo. Cautela e discrezione sono altrettanti criteri fondamentali.

Tra convenevoli ed etichette, Emma conosce Mary, figlia degli Edwards. La ragazza è in età da marito ed è sensibile sia al fascino di un certo capitano Hunter che a quello del fratello di Emma, Samuel, giovane medico.

Si dischiude la festosa e luccicante atmosfera di un ballo dove fanno da padroni dame dai vestiti fruscianti e rifiniti, eleganti cavalieri impettiti e fieri. Una musica melodiosa fa da sottofondo.

Poi il tanto atteso arrivo degli ospiti più prestigiosi. Gli occhi di tutti puntati sull’ingresso.

Le dinamiche seguono norme di comportamento ben precise, fatte di sguardi, sorrisi velati, approcci galanti che nessuno dei presenti si permetterebbe mai di non rispettare.

Emma, seppur educata ed ossequiosa, si guarda attorno e coglie sfumature e dettagli che saranno la chiave di lettura dei suoi giudizi.Tornata poi a casa dalla sorella, le racconta quanto accaduto.

Come è giusto aspettarsi da una protagonista austeniana, Emma non si fa remore di esprimere con schiettezza la sua opinione nei confronti del ragazzo più ammirato del momento che, a lei, non procura nessuna piacevole emozione.

Non sopporta l’arroganza che riesce ad offuscare qualsiasi tipo di bellezza la possa accompagnare.

“…sembra assai frivolo, presuntuoso, esageratamente desideroso di emergere e trovo spregevoli i mezzi che adotta per riuscirci. C’è qualcosa di ridicolo in lui…”

 

Le ridotte risorse economiche degli Watson non la scalfiscono né nell’orgoglio, né nella dignità.

Emma non si abbassa a ragionamenti di comodo né si fa ammaliare da quella tipica galanteria borghese che nasconde secondi fini.

Le affettate conversazioni da salotto, il gretto moralismo borghese sono mal tollerati da un animo semplice e sincero.

Emma è consapevole del suo incerto futuro. L’allontanamento dalla casa dello zio non rappresenta solo nuove abitudini domestiche. Si trova in mezzo ai battibecchi familiari, vittima di mortificazioni,  circondata da menti presuntuose.

Nonostante la brevità del racconto e la sua incompiutezza, lo stile della Austen ed i contorni dei suoi personaggi femminili emergono splendidamente.

La protagonista, nonostante la giovane età, ha già chiare le dinamiche dei salotti che frequenta e sa riconoscere l’affettazione dal riserbo. Si guarda intorno con occhio attento e cattura le sfumature nei gesti, negli sguardi.

E’ educata, ma a volte il temperamento ha la meglio sulla discrezione lasciando trasparire un carattere deciso e integro.

Sua antagonista la sorella Margaret. Capricciosa, calcolatrice e priva di quella trasparenza caratteriale che fa brillare Emma.

Della penna della Austen ci piace tutto, la trama, le descrizioni, i personaggi. Ci piace la delicatezza delle buone maniere, il luccichio dei salotti borghesi. Ci piacciono le conversazioni cavalleresche, le galanterie e tutto quello che di bello quell’epoca si è portata via.

Unico neo la copertina di questa edizione recuperata tra testi usati. Il fucsia lampante con orologi e gabbie di canarini penzolanti da rami d’albero ci fanno più pensare ad Alice nel paese delle meraviglie che ad un libro degli inizi Ottocento.

Consigliato a chi ama la narrativa che sta scomparendo; a chi cerca pagine romantiche, dove la banale vita di tutti i giorno diventa il fulcro del racconto senza bisogno di altro. Adatto al lettore dei classici, a chi vuole percorrere strade alternative rispetto ai romanzi più conosciuti di un nome importante perché anche lì è possibile scoprire delle chicche meravigliose.

 

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