Il tram di Natale di Giosuè Calaciura

Titolo: Il tram di Natale

Autore: Giosuè Calaciura. Autore di racconti e vincitore di alcuni riconoscimenti tra cui un Campiello nel 2002. Scrive e romanza la sostanza umana irrinunciabile di voler esistere e resistere componendo, libro dopo libro, un romanzo di tante strade senza nome

Editore: Sellerio

Pubblicazione: 2018

Pagine: 107

Prezzo: eur 8.50

 

  • Copertina: ♥♥♥♥♥/5
  • Storia: ♥♥♥♥♥/5
  • Stile: ♥♥♥♥♥/5

Un tram, che si fa immaginare come isola di luce nel buio della notte di Natale, viaggia nell’estrema periferia. Dentro porta un mistero, fragile e abbandonato. Salgono povere persone che hanno finito la giornata. La prostituta deportata dall’Africa, il suo disgraziato cliente, il clandestino che vive di espedienti, l’artista vinto dalla malattia, l’infermiera assediata dalla solitudine, il ragazzo che non riesce a mettere insieme la cena per la compagna e la figlia. Vanno verso la notte di vigilia che li aspetta, o che semplicemente non li aspetta. Ciascuno porta con sé, nei pensieri, nel ricordo, sul corpo, una storia diversa e complicata, che parla di loro stessi e di altri, ma pur sempre impastata di potenza e di rabbia. Ma quel mistero gettato in fondo ai sedili, dietro la cabina dell’autista assuefatto all’indifferenza, li raccoglie tutti insieme, come un presepe viaggiante, miraggio di salvezza. Per quanto ognuno di loro senta che non c’è salvezza fuori da quel tram di Natale.

Il Natale non è solo luci e brillantini. Oltre  le case dove fervono  preparativi, oltre mani che freneticamente incartano mille pacchetti, c’è una realtà sotterranea dove la scala di valori è un’altra, altre le priorità, i desideri sono più bestiali o semplicemente più primitivi.

Questo microcosmo Calaciura l’ha chiuso dentro un tram. Un vagone su rotaie che passa senza suscitare attenzione perché il suo tragitto non porta dove un uomo desidererebbe andare.

E’ l’altro volto di una città senza nome.

Anche nella notte di Natale ci salgono i viaggiatori senza redenzione, reietti senza futuro, manodopera venuta male della società.

Dentro è scuro come il cielo fuori. Una carità quella di tenere le luci spente, l’unico regalo possibile di un autista ai suoi passeggeri.

Ad ogni fermata sale un volto nuovo, una storia nuova. Filippo, cameriere asiatico umilmente orgoglioso della sua divisa, il venditore d’ombrelli che nasconde nel dolore dei suoi piedi la nostalgia di un figlio lontano, una coppia disarmonica

“…lei nera, ragazza già vecchia di viaggi, di abusi e di avventure; lui bianco, avanti negli anni, con i capelli tinti tagliati e pettinati come un giovane, gonfio di liquidi, una tosse da fumatore…”

E poi su un sedile più buio degli altri qualcosa si muove, richiama l’attenzione.  I viaggiatori della notte di Natale si riuniscono lì intorno, sembrano un presepe e per un attimo sentono di esistere.

Una storia brevissima e molto toccante. Un grido mutuo, una denuncia romanzata di una comunità sotterranea che fa comodo non vedere.

I viaggiatori del tram 14 sono persone comuni, gente che porta cucito addosso il proprio dolore, la solitudine, la violenza, la povertà.

Uno stile quasi fiabesco, con un ritmo che sembra musicale. L’autore rifonde dignità ai reietti, li porta alla luce con delicatezza e sensibilità. Riesce a renderne poetica ogni ruga, ogni piccolo lembo di pelle sgualcita dalla vita.

Una lettura veramente intensa e toccante che mi riporta ad una sensazione che provo spesso nel salire sui mezzi pubblici a Roma. Quello stare stretti, oltre la decenza, quel notare particolari intimi, sentire odori privati e riuscire a tracciare a matita, nella mente, chi potrebbe essere chi ci tocca la spalla, chi ci sfiora la mano, chi ci sta seduto a fianco. Si crea un’atmosfera di condivisione senza volerlo. Siamo tutti provvisori, di passaggio sul tram, sulla metro. Ognuno verso un destino diverso.

” Più aumentava la stretta per la spinta dei nuovi arrivati, più i particolari si facevano precisi, svelandone il nome e la disgrazia, l’attività e la stanchezza, la speranza e la disillusione”

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