Divorare il cielo – Paolo Giordano

Divorare il cielo

Autore: Paolo Giordano

Editore: Einaudi

 

 

Teresa è una giovane ragazza che vive a Torino ed ogni estate va con il padre in Puglia, a Speziale, paese d’origine. Lì c’è la vecchia casa di famiglia dove vive la nonna. Le giornate sono calde e noiose, nessun amico con cui spezzare la monotonia del tempo.

Vicino c’è una masseria un po’ misteriosa, ci vive una coppia, Cesare e Floriana e con loro  il figlio Nicola insieme ad altri ragazzi. Sono tutti fratelli ma non di sangue, sono in affido.
Ognuno porta dentro una storia difficile, dura, di mancata famiglia, di abbandono, di mancato amore.
Una sera tre di loro si introducono nella villa di Teresa e attratti dalla piscina, sicuri di non essere visti, fanno il bagno .
Vengono scoperti dal custode e cacciati via. Teresa da lontano guarda avidamente quella scena che ai suoi occhi solitari ed annoiati sembra ricca di vita ed aspettative e rimane incatenata allo sguardo di uno di loro, Bern; uno sguardo magnetico, totalizzante, ammaliante, potente e penetrante. Da qui i loro animi non saranno più separabili.
Teresa, pur tornando a Torino, rimane con il pensiero ed il cuore a Speziale ed anno dopo anno il legame con Bern si farà sempre più intenso . Nasce un’amicizia e poi un amore che li divorerà.
Quello di Teresa non è un sentimento semplice, è una dipendenza dalle emozioni che solo quel ragazzo dagli occhi ravvicinati le sa dare. E’ un attimo a lasciare la casa e l’università per immergersi completamente nella vita di Bern e della masseria.
Qui più che una famiglia vive una comunità aperta, dove si prega Dio e si respira spiritualità. Si mangia solo quanto coltivato, ci si abbandona al ritmo della natura, si procede con lentezza nel rispetto dell’ambiente e di tutti gli essere viventi. E’ un mondo chiuso, che non permette contaminazioni.
“La nostra impresa è l’assalto al cielo!…Noi dobbiamo divorarlo, il cielo!!
E’ un po’ un isolamento, fisico e mentale, che non sempre riesce a soffocare la voglia dei ragazzi di esplorare il mondo e fare esperienze.
Teresa vi entra per amore e per lo stesso motivo vi rimane senza troppi rimpianti. Difficile spiegare quanto a fondo nella masseria si possa percepire sé stessi, il proprio posto sulla terra e le persone intorno. agli occhi di chi è fuori la comunità sembra solo un gruppo di fanatici ambientalisti ma dentro si respira un’altra aria
“Cercavano gli indizi cifrati nelle mie conversazioni, interpretavano i rumori, ma non coglievano gli innumerevoli momenti di felicità, gli anni di convivenza…le mattine a letto e i pasti lunghissimi, quando ci lasciavamo ipnotizzare dal movimento frusciante della chioma del pepe oltre la finestra. Non coglievano l’esaltazione degli anni in cui avevamo abitato lì dentro in sei, in mezzo a una confusione gloriosa, né l’intensità dei sentimenti che provavamo l’uno per l’altra, almeno all’inizio. E, non coglievano la speranza di cui la masseria era intrisa…”
Il tempo passa, cambiano le esigenze. Le difficoltà che lo stile di vita imposto richiede, il bisogno di soldi fanno emergere altre necessità, tra cui un figlio. Un desiderio prepotente e devastante che Teresa e Bern perseguono in maniera accanita, quasi innaturale.
L’equilibrio si spezza.
Le loro vite precipitano incontrollate, vengono risucchiate in un abisso senza possibilità di riemergere.
La dipartita di Nicola ed il suo tradimento verso quella purezza spirituale che lo aveva cresciuto, il carattere debole e chiuso di Tommaso, l’abbandono della masseria e la nuova comunità che si viene a ricreare, quasi una brutta copia della precedente, fanno perdere a Teresa e Bern il contatto con la realtà e gli eventi tragicamente li sommergono.
La lotta estrema per difendere una natura minacciata dall’uomo sarà sempre e comunque la loro missione, la ricerca di luoghi incontaminati sarà un obiettivo da raggiungere, l’idea di realizzare colture biologiche senza uso di pesticidi o aiuto dell’uomo infiammerà le loro menti.
Questa energia sembra poter “divorare il cielo” ma non sarà così.
Il racconto è denso, intenso, a volte paludoso. Il lettore si trova senza fiato in una lunga apnea, sempre tra dolore, sofferenza e morte. Non c’è respiro, non c’è pagina che alleggerisca il cuore o che faccia alzare lo sguardo verso un orizzonte lontano.
Bern e gli altri personaggi hanno un passato di non amore e niente li potrà salvare.
A nulla servirà la vita in masseria, l’essere accuditi da Cesare e Floriana, la ricerca di Dio. Sembrano portare un marchio, nessuno di loro troverà mai equilibrio e serenità.
Teresa proverà ad uscire dal buio portando però con se cicatrici indelebili.
Così come nel romanzo precedente, -La solitudine dei numeri primi –  anche in questo i protagonisti vivono sentimenti pesanti, sembrano quasi schiacciati da loro stessi. Sono sempre alla ricerca di un amore che da subito non mostra sbocchi e che, invece di illuminarne l’esistenza, porterà buio.
Giordano ci regala sempre personalità difficili, profonde, che con la vita non vanno d’accordo e per i quali ogni giorno è una lotta con loro stessi più che con l’esterno, o forse entrambe.
Il finale ci ha lasciate un po’ perplesse, forse perché inaspettato e quasi sbrigativo nei confronti di un personaggio chiave del racconto.
La bravura dell’autore non è in discussione perché la scrittura è eccellente. La forza narrativa è potente ma la storia è davvero troppo intrisa di sofferenza.
A tutti è concesso uno spiraglio di speranza e un’occasione di riscatto…..tranne ai nostri protagonisti.
Consigliato a chi ama le storie dense, ricche di sentimenti ed eventi tali da tenere il lettore sempre vigile, a chi cerca una narrativa sapientemente scritta. Consigliato anche a chi ama i romanzi non appesantiti da grandi descrizioni ma che, grazie a mano esperta dell’autore, riescono comunque ad ogni pagina a fotografare uno scenario completo e coinvolgente.
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