Deserto bianco di Gian Stefano Spoto

Titolo: Deserto bianco

Autore: Gian Stefano Spoto

Editore: Graphofell

Pagine: 170 brossura

Prezzo: Eur 18.00

  • Copertina: 5♥ su 5
  • Storia: 4♥ su 5
  • Stile: 4♥ su 5

 

Nel 2014 Spoto parte come corrispondente Rai per il Medio Oriente. Guarda, memorizza, scrive. Questo libro raccoglie quell’esperienza e tutto lo studio che ne ha comportato.

Il primo capitolo si apre con il racconto di una nevicata, lì, proprio in posti che nel nostro immaginario sono solo sole e deserto.
Ma può nevicare in medio Oriente?
La risposta è sì, così come possono accadere altri eventi per noi occidentali inaspettati ed incomprensibili.
Da subito l’autore ha voluto spiazzare il lettore, spogliandolo del suo “piccolo bagaglio” spesso fatto solo di luoghi comuni, discorsi qualunquisti che tutti (o quasi) sappiamo fare: giudizi facili  e cliché turistici.
“Senza passare per la retorica della pace a tutti i costi, ma solo attraversando strade strette e villaggi, città piene di paure e pochi sogni, in questo spicchio di Medio Oriente che presenta contraddizioni comprensibili solo in parte e solo da chi qui vive o ha vissuto intensamente. “
Così il libro si snoda tra le infinite pieghe di una realtà variegata e difficile, incomprensibile e fortemente contraddittoria.
Con il cuore puro e gli occhi aperti dobbiamo cercare di ascoltare, senza giudizi, né pregiudizi, dobbiamo serbare lo stupore. Solo così possiamo assaporare i racconti del nostro inviato.
Veniamo portati a Gaza dove il quotidiano è scandito dal rumore dei  razzi e dove “tutto è un rifugio“.
Qui non è difficile incontrare due innamorati che passeggiano insieme con a tracolla un Kalashnikov e tra le mani un peluche. Ascoltiamo le parole di un pescatore che con naturalezza ci racconta della sua magra pesca sulle coste, perché è costretto a non sconfinare entro tre miglia,  a non oltrepassare un filo spinato immaginario. Oltre le acque diventano “straniere“.
Rimaniamo in silenzio davanti ad un discorso breve, stentato e monocorde di una madre che ci  indica la finestra aperta. Lì fuori  suo figlio combatte e ancora stentiamo a credere che esistono giovani che scelgono l ‘Isis come unica alternativa di vita, con la promessa di soldi e donne.
Lo sguardo e la penna del nostro inviato sono curiosi e rispettosi, lui sa osare ed entrare in punta di piedi in luoghi impensabili.
Così anche la maestosa villa palladiana di Al Masr, che si raggiunge dopo chilometri di strada polverosa e che costeggia insediamenti israeliani in Cisgiordania, ci viene svelata e raccontata.
La ricchezza, l ‘opulenza, la smodata ospitalità sono la cornice ad una intervista che tocca i drammi di popoli in perenne dissidio.
Con lo stesso rispetto e senza sentimentalismi siamo anche davanti ad Hanna Weiss, una delle ultime superstiti di un campo di sterminio nazista, quando ci racconta degli orrori subiti.
“E nei campi noi eravamo muselmann termine coniato per indicare chi ha le sembianze umane, ma non è più umano.
E io non ero una persona, ero una muselmann.”
Ma c’è spazio anche per storie d’amore che sembrano impossibili perché le famiglie sono nemiche da centodieci anni, perché la differenza religiosa sembra insormontabile e che invece sfidando leggi  di probabilità, diventano reali facendo sposare due giovani innamorati con tanto di sontuosa e scenografica  festa come solo come in Medio Oriente può accadere.
E così pagina dopo pagina ci ritroviamo a parlare di religione, di fede, di convivenze impossibili, di interessi economici complessi, di giochi politici delicati e di conflitti irrisolti da sempre.
I fatti che   ci vengono raccontati  sono avvolti da umanità, sono costellati da particolari che  li rendono vivi, si popolano di occhi profondi, di voci arrochite dalla sofferenza, di rumori di guerra, di odori intensi tanto da credere quasi di essere lì.
Con uno stile essenziale, chiaro e risoluto l’autore ci porta nel suo viaggio, non dà risposte, perché non ci sono, ma stimola numerosi interrogativi.
“Mi piacevano persino i miei stessi errori di interpretazione, le mie previsioni talvolta sbagliate dovute al fatto che in Medio Oriente regole, statistiche, tendenze, probabilità, altrove opinabili, sono quasi inesistenti.”
Spesso non c’è logica nei fatti, non c’è spiegazione, non c’è rimedio, siamo davanti ad un mix di solventi non miscibili , a conflitti  così tanto intrigati da non riuscire più ad orientarsi all’interno degli eventi.
Un libro che con sapiente delicatezza ci mostra una realtà incomprensibile ma non per questo da ignorare.
Con semplicità, senza essere mai superficiale, passando per gli esseri umani e non solo attraverso i fatti, Spoto ha saputo spiegare e raccontare ciò che a volte  non si comprende.
Una lettura che ci ha travolte, affascinate e stupite, una lettura consigliata  a tutti, ma soprattutto a chi ama affacciarsi al mondo misterioso ed contraddittorio del Medio Oriente.
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