Candy Candy di Keiko Nagita

Titolo: Candy Candy. 

Autore: Keiko Nagita (alias Kyoko Mizuki)

Editore: Kappalab

Prezzo: Eur 29.00 in brossura, sul sito Kappalab

Pagine: 497

 

 

Cara Miss Pony

Il solo scrivere quel nome sul foglio bianco mi inonda il cuore di emozioni, costringendomi a posare la penna.

Tiro un sospiro di sollievo e di gratitudine e, senza che me ne renda conto, congiungo le mani”

 

Non potete ricordare questa scena nel cartone animato perché non c’è.
Non vi agitate, non è l’ennesimo inventato stravolgimento di un anime intoccabile per chi è nato negli anni 70.
Semplicemente raccogliere un fumetto che è stato prodotto in 4 anni di lavoro sarebbe stato impossibile su carta. L’autrice Keiko Nagita (nom de plume Kyoko Mizuki) utilizza un espediente narrativo, immaginando una Candy adulta, dopo la guerra, che ricorda il proprio vissuto.
Attraverso una narrazione in terza persona e nella seconda parte del romanzo con delle lettere, il quadro si completa, in maniera perfetta.
E’ un sogno!
Candy sta osservando un quadro che raffigura una verde collina alla cui sommità c’è una grande quercia, ai suoi piedi invece un orfanotrofio affiancato da una piccola chiesa.
È la casa di Pony dove due religiose si prendono cura dei bambini abbandonati.
L’immagine le ricorda l’addio tra lei ed Annie, avevano 6 anni.
Inizia la sua storia: Annie è stata adottata. Candy è rimasta senza la sua compagna di giochi, la sua cara amica, ma nonostante la giovane età, la bambina ha già la tempra e la resilienza che la accompagneranno per sempre.
Candice White, bianca come la neve.
I momenti più importanti della sua vita li conosciamo e qui li riviviamo parola dopo parola.
La scelta di andare a vivere presso la famiglia Lagan.
L’incontro con Stair e Archie e poi con il Principe della collina, Anthony così somigliante a quel giovane sconosciuto
“Sei più carina quando ridi che quando piangi”.
La temibile prozia Elroy.
Lo strambo Albert, così protettivo e sorridente. Poi l’ennesima partenza.
Ricordate il Regio Istituto di Saint Paul? Candy ormai è in Inghilterra per volere del prozio William
Ha già incontrato quel burlone che la chiama
“Tarzan tutte lentiggini”
Sfogliando le pagine ho rivisto davanti a me scorrere puntate su puntate del cartone e sono venuti a galla ricordi annebbiati, sfumati con la crescita.
Non ricordavo ad esempio che fine avesse fatto Albert né chi fosse veramente.
Il simpatico Stair, inventore da strapazzo, lo rammentavo solo dentro al St.Paul, invece il suo cammino è stato importante e doloroso.
Di Candy infermiera avevo solo qualche flashback.
Buio totale sul finale. Le immagini del cartone si sono col tempo confuse con chi ha creato liberamente epiloghi “non autorizzati”.
In rete si trova il matrimonio di Candy come diverse scene frutto di altri autori ma non uscite dalla fantasia della sua madrina che, nella postfazione al libro, rivela il dietro le quinte e la sofferenza di vedere la sua eroina presa in prestito senza permesso.
È questo il motivo di questa nuova edizione: rispolverare il personaggio ma nello stesso tempo ricollocarlo nel tempo regalando agli affezionati immagini aggiuntive che possano mettere una parola fine.
Quale fine?
Posso solo dire inaspettata, non banale e soprattutto molto “personale”
Sapete che c’è una diatriba tra il clan Albert ed il clan Terence? Il finale del cartone è aperto, se ricordate. Candy sale alla quercia della collina di Pony e ad alta voce invoca i nomi delle persone che sa di aver perso ma apparentemente niente ci fa capire se mai rivedrà qualcuno.
Posso anticiparvi che la produzione italiana dell’anime ha leggermente ritoccato alcuni dialoghi che invece nel manga forniscono qualche dettaglio in più.
Inoltre, quando lo leggerete (si, so che lo farete se siete qui!!) fate attenzione ad alcuni piccoli dettagli che l’autrice lascia trapelare con noncuranza nel riportare Candy al dopoguerra perché saranno proprio quelli ad aiutarvi a capire come va a finire.
Romanzo fluido, fedele alla memoria, semplice e cristallino. Talmente calzante da sentire la voce squillante di Candy, la sua risata contagiosa.
Ho cercato di leggere il libro dall’inizio alla fine con occhi da bambina. L’ho fatto per riprovare l’emozione che mi accompagnava ad ogni puntata, il coinvolgimento con il quale seguivo le vicende di Candy.
Ho potuto ritirare fuori il disappunto per la cattiveria di Neal e Eliza (si in italiano suonava Irisa), le risate alle facce  buffe di quella ragazzina tutta capelli biondi e occhi giganti. Alla memoria sono riaffiorate le canzoni, i colori, la spensieratezza che ha caratterizzato quegli anni e che quel cartone ha contribuito a consolidare.
Secondo me questo libro può essere affrontato solo così, con occhi giovani e innocenti.
Perché diversamente ne verrebbe fuori un’altra storia, con temi attuali, con ingiustizie da discutere. Si finirebbe per analizzare il romanzo al microscopio dei nostri giorni. Questo Candy non se lo merita
Quindi se come me siete cresciute insieme a lei, questo libro vi farà fare un viaggio nel passato talmente grande e talmente immersivo da lasciarvi a bocca aperta.
Una piccola manciata di refusi che passano assolutamente in secondo piano ed il rammarico, ad essere sincera, che sia stato necessario creare un espediente narrativo per “stringere” tutta la storia di Candy in un numero ragionevole di pagine.
Ma io, ad esser sincera, se fossero stati anche tutti i  10 volumi che la Mizuki temeva, me li sarei letti tutti di cuore.
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