L’arcobaleno di D.H.Lawrence

Titolo: L’arcobaleno

Autore: D.H.Lawrence

Traduzione: Lidia Storoni Mazzolani

Editore: Elliot

Pagine: 506

Prezzo: eur 9.75 su IBS in brossura

Pubblicato nel 1915 ma ritirato dopo pochi mesi perché giudicato scandaloso, L’arcobaleno è considerato uno dei migliori romanzi di Lawrence.

Appassionante saga familiare a cavallo tra 800 e 900, sullo sfondo di un’Inghilterra dai convulsi mutamenti sociali, narra le vite delle donne della famiglia Brangwen: una madre schiva e avara nei sentimenti, una figlia che si lega per passione giovanissima e rimane prigioniera di un rapporto squilibrato, una giovane progressista che vorrebbe vivere la propria omosessualità, scontrandosi con la forza dei tabù dell’epoca.

Ognuna di loro fa parte di quella schiera di donne che mostrano i primi decisivi passi verso l’emancipazione del ruolo femminile nella società, figure letterarie che hanno trovato qui un ruolo indimenticabile.

Si può tracciare una linea immaginaria che unisce le donne di questo romanzo. Lydia, consumata da un passato che ancora la tiene stretta e un presente che non ha voglia di scoprire. Apatica, solitaria e irraggiungibile.
Anna, sua figlia, che dai racconti su chiese ed edifici di un cugino, assapora cosa c’è al di là del muro familiare.
Rimanendo incatenata a ciò che evocano quelle parole, si fa portavoce di una grande individualità che più di una volta sarà motivo di acredine con il marito.
Da lei nasceranno cinque figli a cui si dedicherà coscienziosamente ma che non cancelleranno mai il suo io, permettendole di ritagliarsi un rapporto quasi morboso, sopra le righe ma comunque voluto, con il consorte.
Infine Ursula, sua figlia più grande. Indomabile e libera sin da piccola, vivrà solo fine a sé stessa.
Cercherà un lavoro, un proprio spazio indipendente, desiderando una posizione nella società.
A suo modo sfiderà i tabù dell’epoca, ritagliandosi uno spazio attorno a sé che difenderà in ogni modo.
I personaggi di Lawrence non sono stretti da convenzioni sociali né imbavagliati dalla comunità con regole di comportamento e di maniera.
L’ambiente rurale, la vita nei campi dietro ai ritmi di madre natura, li lascia liberi di agire e pensare. Liberi di vivere immuni da compromessi, ignari da critiche.
Il lettore è portato proprio in questo caotico fluire dove l’irrazionalità, l’impulso, possono prendere il sopravvento, dove un ricordo emerge dirompente anche decontestualizzato, prevaricando l’oggettività logica della narrazione.
Questa prosa dà a Lawrence  la possibilità di penetrare nei personaggi e farceli vedere dall’interno. Ammiriamo ad esempio la crescente consapevolezza di un marito che vede nella moglie, già madre, la necessità di porzionare le sue energie verso la famiglia ed è costretto, suo malgrado, ad accettare questa parsimonia emotiva.
Un tema molto attuale se ci pensate, quello degli equilibri affettivi.
Come lo è altrettanto quello dell’amore come possesso, come esclusività. Argomento a cui l’autore teneva molto. Le pagine dedicate alla visita di una cattedrale da parte di Anna e il marito Will sono emblematiche. Per quanto la struttura interna, pitture, vetrate, archi e pilastri, possano evocare un senso di maestosità e appagamento, è nulla se paragonato alla libera volta celeste, aperta a qualsiasi volo verso qualsiasi direzione.
Lawrence è anche un maestro dei sensi. In lui, nel suo linguaggio, non si lascia spazio alla fantasia ma non si trova mai una bassezza, né una volgarità. Nonostante ciò alcuni dei suoi passaggi descrittivi sono carichi di passione ed erotismo.
Ursula rappresenta l’apogeo di un’evoluzione femminile che Lawrence meticolosamente ha tessuto fin dalla prima pagina.
Una donna tormentata che cerca di liberarsi dalle costrizioni usuali, dal timore dei propri simili.
Donna consapevole dei propri desideri, nella ricerca spasmodica di un mondo senza confini dove non si sta sempre sulla difensiva ma ci si sente a proprio agio con se stessi.
Donna che dall’amore pretende un continuo stupore, sbigottimento, un contatto con l’ignoto che non si trasformi mai in una tenerezza familiare
“…lei fu veramente come la pietra al fondo del fiume, inviolabile, inalterabile, qualsiasi uragano infuriasse nel suo corpo; il suo spirito rimase calmo e fermo, benché dolorante, in perenne possesso di sé; sotto la sua malattia persiste sempre una consapevolezza profonda, inalterabile”
Donna coraggiosa, tenace, che rinnega sé stessa ma poi si recupera per poter vedere quell’arcobaleno, simbolo di una terra novella.
E’ il personaggio che abbiamo apprezzato di più.
Romanzo molto bello ma per noi anche difficile. Ha richiesto calma e attenzione seguire i flussi di coscienza e le introspezioni; impegno nel districare il caos emotivo che i protagonisti tirano fuori senza filtri, in maniera impulsiva.
Molto soddisfatte di aver portato a termine questa opera, considerata uno dei lavori più belli e completi dell’autore.

Ve lo consigliamo se cercate un romanzo impegnativo, dallo stile peculiare e dai temi profondi.

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