Annus Mirabilis di Geraldine Brooks

Titolo: Annus Mirabilis

Autore: Geraldine Brooks

Tradizione: Francesca Diano

Editore: Neri Pozza/Beat – 2003

Pagine: 334

Prezzo: eur 15.20 brossura

 

  • Copertina: ♥♥♥♥♥/5
  • Storia: ♥♥♥♥♥/5
  • Stile:  ♥♥♥♥♥/5

In un piccolo villaggio inglese nel 1666 scoppia una epidemia di peste, forse importata da Londra attraverso un giovane sarto, ma certo poco importa.

Quello che importa è che la malattia in poco tempo dilaga, facendo morire tra atroci sofferenze piccoli e grandi.

Ann Frith è una giovane vedova, il marito è rimasto ucciso in un incidente in miniera e lei è rimasta sola con i suoi due figli piccoli.
Mentre con fatica cerca di ritrovare un equilibrio dopo il lutto, scoppia nel villaggio la peste che le porta via i suoi figli.
Ann è annientata dal dolore, ma riesce a trovare la forza di vivere non tanto per sé stessa quanto per gli altri, si vuole sentire ancora viva mettendosi a disposizione della comunità.
Il villaggio è decimato, i morti superano i vivi, la paura, la morte, il dolore e la disperazione sono le sole esperienze vivibili.
“Eravamo già duramente provati dalla scomparsa di persone esperte in ogni sorta di mestieri. I cavalli che perdevano un ferro dovevano farne a meno, da quando era morto il maniscalco. Non avevamo più il muratore, né il carpentiere, né il tessitore, né chi faceva i tetti di paglia, né il sarto. Molti campi erano distese di zolle compatte, che non erano state né dissodate né seminate. C’erano case completamente vuote, intere famiglie scomparse e cognomi, che qui erano noti da secoli, scomparsi con loro. “
Ann cerca un nuovo senso alla sua esistenza, e lo trova occupandosi delle sofferenze altrui, come se questo potesse anestetizzare le sue.
Cura i malati, assiste i moribondi, conforta chi rimane, sostiene le giovani partorienti che oltre al dolore del parto devono fare i conti con la morte sempre in agguato e sempre avida di giovani vite.
Non è sola, ma è affiancata dal giovane reverendo e sua moglie.
Michel Monpellion ed Elinor vivono nel villaggio, lui sa usare le parole, i suoi sermoni sono fari nella nebbia, guidano, consigliano, confortano ma anche ammoniscono e puniscono e gli abitanti del villaggio vedono in lui una guida, un punto fermo, si fidano e si affidano, ma il reverendo sa usare anche le braccia e così sceso dal pulpito coltiva i campi, aiuta a scavare fosse per i defunti e non abbandona mai i suoi parrocchiani.
Elinor è sua moglie, una creatura delicata, eterea, sembra luce, quasi incorporea, animata da una pacata ma efficace energia vitale, sa anche lei essere importante per il villaggio. Diventa amica di Ann e tra loro si instaura una sincera sorellanza fatta di aiuto reciproco e solidarietà, tanto da far confidare ad Ann un passato che racchiude un doloroso ed incredibile segreto.
Così Ann trascorre questo Annus Mirabilis tra eventi che la segneranno per sempre, che la cambieranno rendendola una donna diversa che, con coraggio, ha saputo risanare le sue ferite, ed ha saputo volgere lo sguardo altrove.
“Lo diressi verso lo brughiera e ci lanciamo al galoppo. Il vento mi fece volare via la cuffia e mi sciolse i capelli, che mi sventolano dietro come una bandiera. I grandi zoccoli colpivano il terreno e nella testa sentivo pulsare il sangue. Siamo vivi, siamo vivi, siamo vivi, diceva il rumore degli zoccoli e le mie pulsazioni rispondevano. Ero viva, ero giovane e sarei andata avanti finché avessi trovato una ragione per farlo.”
Una lettura coinvolgente, emozionante che ci trascina con violenza in una realtà a tratti cruda, crudele e primitiva.
Come spesso accade sono le donne vittime innocenti, massacrate dall’ignoranza e dalla superstizione, additate a volte come streghe solo perché magari  a conoscenza dei benefici delle erbe, torturate, umiliante e trattate poco più di un oggetto, sono invece il motore della vita, manifestando generosità d’animo e coraggio che pochi uomini possono vantare.
Un’analisi socio-culturale emerge da ogni pagina, vengono messe in risalto le condizioni di vita ai limiti della sopravvivenza, la piaga della mortalità infantile e gli effetti dell ‘epidemia sia sul singolo che sulla collettività.
La paura genera reazioni diverse e disparate. C’è chi fugge, egoista ed incosciente, incurante del pericolo di contagio, e sprezzante delle regole per il bene della comunità, c’è che sente aumentare invece il dovere sociale, la solidarietà, la voglia di condividere il dolore per renderlo più sopportabile, o c’è chi trae vantaggi, lo sciacallo che approfitta della prostrazione altrui per guadagnare soldi, senza nessuna pietà, senza nessuna vergogna e senza nessuna umanità.
Così si scavano fosse a pagamento per chi ancora vivo sta lottando tra la vita e la morte, o si vendono a caro prezzo rimedi inefficaci ed amuleti inutili per scacciare il male.
Un’analisi moderna potremmo dire, che ci ha ricordato a tratti momenti difficili attraversati anche nella nostra epoca durante la pandemia vissuta di recente.
È un romanzo potente sia per la rievocazione storica minuziosa e precisa,  sia per la protagonista indimenticabile. Per l’intensità dei sentimenti che racchiude, si potrebbe dire “perfetto” se non fosse per il finale.
Il racconto perde alla fine leggermente quota, sbanda con un finale a nostro parere “stonato”  e un po’ frettoloso. Un finale “innaturale” ma che non pregiudica la bellezza del libro.
Consigliato a chi ama i romanzi storici, a chi ama conoscere donne coraggiose che hanno lottato per sé stesse e per gli altri.
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