Titolo: A Londra con Sherlock Holmes
Autore: Enrico Franceschini. Giornalista e scrittore, gira il mondo da 30 anni per il quotidiano “la Repubblica”
Editore: Perrone
Pagine: 119
Prezzo: eur 14.25 su IBS in brossura
- Copertina: ♥♥♥♥♥/5
- Storia: ♥♥♥♥♥/5
- Stile: ♥♥♥♥/5
Tanti anni fa ho fatto visita alla scuola medica di St. Bartholomew che si trova a Londra.
All’interno c’è un grande museo che ospita strumenti chirurgici a partire dagli ultimi dell’800: scheletri di ogni dimensione e organi in formaldeide.
Sono circa 50 mila reperti.
La mia visita non aveva un fine scientifico. Ero lì perché sapevo che nel 1878 il dottor John Watson vi si era laureato e anni dopo, sempre nello stesso posto, aveva incontrato Sherlock Holmes.
Non molto lontano c’è una palazzina a tre piani in stile georgiano. Le scale sono strette, le camere un po’ anguste il pavimento di legno scricchiola. Il piccolo edificio era di proprietà di Miss Hudson un tempo, una signora di mezza età che affittava le camere.
Riuscite ad immaginare il caminetto incorniciato da due poltrone di velluto? È qui che sedeva Holmes. La sua pipa è ancora sul tavolino. Il celebre soprabito poco lontano.
Adesso è davanti alla finestra, guarda in strada finché la nebbia glielo permette.
Avete avvertito un rumore? Tranquilli al primo piano c’è Watson che si sta preparando per uscire.
Vanno al bar Criterion, di cui la vecchia insegna in maiolica oggi è ancora visibile. È proprio qui che, in Uno studio in rosso, si sono gettate le basi della loro amicizia.
Inizia un po’ così questo Passaggio in dogana della Perrone. Si tratta di una collana splendida dedicata ad alcune città sparse nel mondo affiancate ad un personaggio, reale o di fantasia, che simbolicamente le rappresenta.
Holmes non è mai esistito, ma la sua figura emblematica è talmente carica di fascino e magnetismo da far venire il dubbio più di una volta.
La Londra descritta dal giornalista Franceschini, italiano ma inviato per una testata nazionale da oltre 20 anni nel Regno Unito, non è quella turistica da guida Lonely Planet. E’ più una Londra di nicchia, dove seguiamo Holmes ma troviamo tracce di Oscar Wilde, Dickens, Verne, Stevenson.
Ad esempio, a sinistra di Regent’s c’è una rinomata strada di club rimasti praticamente immutati rispetto all’Ottocento. Non è un posto qualsiasi, non soltanto per il lusso che trasuda dalle pareti ma perché all’interno di uno di questi circoli esclusivi è avvenuta la scommessa letteraria di Mister Fogg il protagonista del romanzo de Il giro del mondo in 80 giorni e in un altro di fronte è conservata come una reliquia la poltrona in cui sedeva Charles Darwin.
Non si può raccontare di più perché ogni pagina è una scoperta. L’ho letto con la matita in mano e la mappa della città di lato.
Londra per me ha un fascino irresistibile soprattutto se guardo al passato. Mi viene facile immaginare quei taxi neri che si fermano davanti a palazzi lussuosi. Bombette e ombrelli che spariscono dentro grandi portoni, portieri in livrea che fanno l’inchino, uomini che tengono il Times sottobraccio.
Questo libro quindi me lo sono gustato come un grande cioccolatino. Ogni morso un’esplosione di gusto, stupore e voglia di rimordere ancora.
L’unico stonatura attribuibile ad un gusto assolutamente personale, è stato lo stile di Franceschini. Non so perché l’ho sentito freddo, in alcuni passaggi distaccato, poco empatico con un lettore che doveva portare per mano. Ma alla fine mi sono chiesta se non fosse colpa mia che, quando si parla di Londra, mi sale l’adrenalina alle stelle.
Adesso devo proprio andare.
Direzione Lyceum Theatre, appena fuori dallo Strand.
Da un tempo infinito rappresentano un musical Il re leone ma io sono attesa dietro alla terza colonna di sinistra.
Di chi? Beh, dovete leggere Il segno dei quattro per scoprirlo!