Peredonov il demone meschino di F.Sologub

Titolo: Peredonov il demone meschino

Autore: Fedor Sologub. Pseudonimo di  Fedor Kunz’mic Tternikov, nasce in un ambiente domestico violento e cresce coccolato dalla famiglia dove la madre faceva la domestica. E’ impiegato come professore ma di notte scrive. Di indole schiva e chiusa, produce romanzi e due opere teatrali. Ancora sfortunato, vive il suicidio della moglie e trascorre gli ultimi anni della sua vita nell’ambiente letterario che tanto amava.

Editore: Fazi – Collana Le strade – 2019

Pagine: 370

Prezzo: eur 18.00

  • Copertina: ♥♥♥♥♥/5 Perfetta
  • Storia: ♥♥♥♥♥/ Perfetta
  • Stile: ♥♥♥♥♥/5 Perfetta

 

Ottuso, volgare e superstizioso. Peredenov è un insegnante di provincia reazionario della Russia zarista, che disprezza i ginnasiali diligenti e puliti, che ama provocare con discorsi sconvenienti, diffida degli amici, teme l’autorità e si dimostra fermo sostenitore delle punizioni corporali al limite del sadismo. Ciononostante, ricchezza e successo si profilano al suo orizzonte: da Pietroburgo, la principessa Volcanskaja sembra pronta a garantirgli un avanzamento di carriera, l’agognato posto da ispettore, a patto che lui sposi Varvara, la donna con la quale convive. 

E così, tutta la vita di Peredonov si focalizza su quella nomina. Mentre lui si destreggia tra audaci pretendenti e nemici che agiscono nell’ombra, combattendo con un feroce demone che lo tormenta, le sue paure lentamente si trasformano in paranoia e poi in un’ossessione che lo trascina in un abisso visionario e grottesco, che sfocia nell’orrore di una follia distruttiva. La selvaggia lascivia e l’agghiacciante crudeltà del protagonista si intrecciano con la candida amicizia tra Sasà e Ljudmila, esempi di bellezza incontaminata, che lottano per l sopravvivenza nell’ambiente meschino della società. 

Peredonov è un personaggio assolutamente insopportabile.

Scorbutico, aggressivo, ottuso, sfacciato e brutale, privo di tatto e arrogante, maligno ed egoista. Ma il suo caratteraccio è così assurdo da sfociare nel grottesco e diventare quasi simpatico.

In lui ogni gesto, ogni parola è portata all’esasperazione. I suoi modi di fare rasentano la ridicolaggine, i suoi discorsi sfiorano la vanesia. La sua saccenteria gli fa dire bestialità, il suo timore di essere deriso lo rende ancor più buffone. La cosa bella poi è che lui ci crede, crede in sé stesso, nella sua intelligenza e bontà, nel suo grande valore e nelle sue inarrivabili capacità.

…guardava il mondo con occhi spenti, come un demone che si strugge in angosce e paure senza nome, nella solitudine più oscura.

I suoi sentimenti erano intorpiditi, la sua coscienza uno strumento che diffondeva perversione e morte: tutto ciò che le arrivava si traduceva in lordura e indecenza. Di ogni oggetto notava solo i difetti, dei quali si rallegrava; passando accanto a un palo pulito e dritto, gli veniva voglia di storcerlo o imbrattarlo…”

Questa sua stima ed indiscussa fiducia in sé diventa, nel corso della storia, ciò che lo porterà a sragionare. I suoi occhi guarderanno gli altri sempre con sospetto. Vedrà tradimenti e trappole ovunque e, a questo disagio, alternerà solamente la paura di essere attaccato, ucciso o imbrogliato.

Peredonov, professore ginnasiale, colora la sua vita di nero e grigio. In lui ed attorno a lui c’è solo sudiciume. Questo suo vedere male in ogni cosa o persona, questo suo parlar male degli altri prima che questi lo facciano di lui, sporca tutto.

Nella sua vita la scaramanzia raggiunge livelli ingestibili, accompagnando ogni suo gesto o sguardo con una miriade di mosse ben studiate o filastrocche scaccia malocchio che secondo lui gli assicurano l’incolumità. Ma presto tutto ciò non sarà sufficiente e le sue azioni diventeranno sempre più pesanti, folli ed incontrollabili.

Il lettore, difronte ad un personaggio così, da una parte è disgustato, quasi innervosito. Non c’è riscatto né salvezza per Peredonov. La sua meschinità non ha limiti e contamina qualsiasi cosa tocchi. Da un’altra parte però quest’uomo così fuori dalle righe, è vittima non solo di sé stesso.

La società che dipinge Sologub non è così diversa. Attorno al protagonista ci sono personaggi altrettanto grotteschi e meschini. Caricature assurde, anche loro prive di salvezza, altrettanto perfide, invidiose sino al midollo, pronte a vendersi o ad ingannare il prossimo.

L’unico barlume di limpidezza lo portano Sasà e Ljudmila. Lui un adolescente ingenuo e solo, lei una ragazza civettuola e superficiale. Un’amicizia nata per sbaglio, innocente solo in apparenza. Un rapporto che i due cercheranno di nascondere e difendere dalla mediocrità sociale ma che non sfugge da una latente perversione.

Tra botte, insulti e maledizioni, giochi di parole e offese, la storia si dipana e vede un Peredonov sempre più preso dal suo progetto di diventare ispettore che non solo gli fa sposare una donna forse ancor più gretta di lui, Varvara, ma che gli stravolge completamente l’esistenza. L’aspetto interessante è che il lettore, preso dall’assurdità delle dinamiche, si rende conto presto che il protagonista non ha tutti i torti.

All’improvviso però vide una guardia all’angolo della strada che sgusciava dei semi di girasole …”

Effettivamente c’è chi trama nell’ombra, c’è “un’Inafferrabile” (come la chiama lui) cattiveria nell’aria ed “una regina invidiosa” che Peredonov personifica con una donna via via più brutta e repellente. Il povero professore è un demone meschino ma si difende dai suoi simili.

“A Peredonov non piaceva riflettere. Credeva sempre immediatamente a quel che gli veniva detto”

E’ stata una lettura molto intensa, a tratti angosciante, altri ironica. Ci ha richiamato alla mente il surrealismo di Bulgakov, un po’ la satira di Gogol.

La storia inizia leggera ma, andando avanti, questo aspetto si dissolve, l’atmosfera si fa cupa e il demone meschino prende il sopravvento.

I toni narrativi cambiano, si fanno incalzanti, l’aria più faustiana.

Una mente ottusa e mediocre si fa carico di un’enorme malvagità alimentata da una società verso cui Sologub punta il dito. Nessuno escluso.

Una società corrotta, pronta alla violenza, fisica o verbale, all’inganno, alla derisione. Peredonov, già carnefice di sé stesso, è anche vittima della sua gente che lo spinge ad un epilogo di follia.

Il magnetismo della letteratura russa è molto forte. L’ironia tagliente che strappa un sorriso amaro, la schiettezza dei dialoghi, la presentazione dei personaggi di cui sempre si sottolinea un aspetto grottesco, quasi animale.

Non potevano mancare le numerose declinazioni con cui i russi usano uno stesso nome, a seconda dei torni di conversazione.

Un romanzo torbido, ossessivo, paranoico come i suoi personaggi ma perfetto. Sologub ha ricreato gli aspetti più brutali della società zarista con caricature paradossali. Ma sono realmente così? O mettono in mostra semplicemente quel lato poco amabile di ognuno di noi, dove albergano sentimenti non proprio lindi, e che cerchiamo di mantenere in silenzio?

Splendida riflessione. Romanzo imperdibile!

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