Menzogna e sortilegio di Elsa Morante

Titolo: Menzogna e sortilegio

Autore: Elsa Morante

Editore: Einaudi

Pagine: 728

Prezzo: eur 16.15 su IBS

 

  • Copertina: 5♥ su 5
  • Storia: 5♥ su 5
  • Stile: 5♥ su 5

 

Siamo in Sicilia, probabilmente a Palermo, alla fine dell’Ottocento. Una Palermo però lontana dal mare, dai profumi e colori che abbiamo nell’immaginario.

Tra le case logore  della povera gente, pranzi rimediati, lavori malpagati, nelle osterie sporche dove perdigiorno annullano la propria umanità dentro un bicchiere di vino cattivo, una voce narrante inizia a raccontare: è la voce di Elisa.

Lei è l’ultima nata di 3 generazioni, da nonna Cesira alla mamma Anna. Rimette insieme voci e testimonianze di un passato che le rimane troppo lontano e poi riporta a galla sensazioni e fatti degli anni che ha veramente vissuto fino a chiudere il cerchio.

La nonna Cesira l’ha vista morire, spenta nella sua decrepitezza. Una donna che per lei è stata solo una creatura piccola e silenziosa, astiosa e scostante, sempre in un angolo di casa a scuotere la testa. Ma il passato le ha spiegato il perché di quel matrimonio con nonno Teodoro che nascondeva polvere sotto i vestiti buoni.

Con la mamma Anna c’è un rapporto viscerale, carnale e inscalfibile ma a senso unico, solo che questo lo capirà da grande.

A popolare l’universo di Elisa c’è poi il padre, schiavo d’amore, figura debole e sfuggente ed infine Edoardo, giovane egoista e meschino che fa da perno a tutta la storia senza però esserne protagonista.

Poche righe per riportarvi il grosso di una trama che si dipana in oltre 700 pagine. Una storia che la Morante ha scritto da giovane, alla fine della seconda guerra mondiale, un momento storico importante di cui il libro però non parla.

Un aspetto questo che ha mosso qualche critica all’autrice che sembrava passare sopra la tragicità del passato senza darne conto, come a  svilirlo.

La storia di Elisa è senza tempo, si muove in uno spazio preciso eppure rimane immobile.

E’ un romanzo famigliare, una storia già accaduta che proprio per questo si sposta dall’ombra alla luce, dal sogno alla realtà che Elisa racconta spostandosi dall’uno all’altro piano in maniera fluida e scorrevole.

Le donne sono le vere protagoniste anche se sembra farsi largo un personaggio che decide le sorti ma che in realtà non è che un finto burattinaio, dalle gracili spalle e dall’indole povera.

Il tema, che si ritrova in tutte le altre grandi opere della Morante e che lei così profondamente riesce a sviscerare, è la maternità ma nella sua componente più oscura.

Maternità come il contrario di sé, come una caricatura. Le donne del romanzo hanno vissuto il non-materno, hanno mancato quella figura rassicurante e protettiva, affettuosa e devota. Sono cresciute nell‘imprevedibilità dei sentimenti, nell’incapacità di potersi far vedere in maniera totalitaria, non hanno mai incontrato quell’amore avvolgente e senza fondo che una mamma ha verso il proprio figlio.

Il lettore si stupisce e si indispettisce davanti a questo legame sacro che si mostra al rovescio e che rabbonisce qualsiasi giudizio che le azioni adulte possano scatenare se non viste alla luce della povertà affettiva vissuta nella crescita.

E’ difficile racchiudere in poche righe la densità di questo libro. La sua bellezza ed il suo potenziale sono oggettivi. Di sicuro richiede un lettore paziente che sappia aspettare l’evolversi dei fatti senza perdere interesse nella cornice narrativa che la Morante scrive con grande dovizia di particolari.

L’assenza di riferimenti storici concentra tutta la scrittura sui protagonisti, fisicamente ed emotivamente. Ne leggiamo i pensieri, le fantasie, le brutalità e i vaneggiamenti. In un continuo andare e venire, la storia si fa strada tra le loro anime.

La prosa è languida, lenta, si prende il tempo di divagare, presumere, riflettere. Le pagine però scorrono, perché le risposte ci sono ma solo alla fine.

Ci sarà un momento in cui un elemento narrativo apparirà come la chiave di volta di tutto, menzogna e sortilegio della vita e dell’amore, così potremmo lasciar andare Elisa al suo destino.

Crudele e magico, bellissimo e imprescindibile.

 

 

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