L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello – Oliver Sacks

Titolo: L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello

Autore: Oliver Sacks

Editore: Adelphi

  • Stile ♥♥♥♥/5
  • Copertina ♥♥♥♥♥/5
  • Storia ♥♥♥♥/5

 

 

Immaginate di avere una persona cara affetta da una patologia neurologica degenerativa. Di vederla ogni giorno perdere il senso di sé e di ciò che la circonda; non riconoscere più i suoi affetti, i gesti abitudinari, le cose di sempre.

La vedrete sottoposta a test, esami e sotto terapia farmacologica. Tutto volto ad arginare il difetto, a combatterlo e cercare di alleviarlo. Il più bravo dei professori, da cui sarà stata portata, volgerà tutte le sue attenzioni a questo.

Tempo fa, esisteva un medico inglese che praticava un approccio diverso.

Secondo lui la medicina doveva avere un aspetto “narrativo”. Ovvero doveva tenere conto del paziente come persona, ascoltarlo, vederlo muoversi nel suo ambiente naturale e da lì capire non a come arginare la malattia bensì a come far esprimere quello che la malattia aveva potenziato.

In alcune, numerose patologie neurologiche (autismo, Parkinson, agnosie di varia natura) il deficit può essere accompagnato da un bilanciamento di altre funzioni e sensi corporei che il malato a volte riesce ad esprimere autonomamente, altre ha bisogno dell’aiuto esterno per capire quale è il canale giusto.

Il Dott.Sacks considerava i suoi pazienti come esseri umani, unici nella propria storia e nelle proprie strategie di adattamento e sopravvivenza. I suoi studi clinici, tra gli anni Settanta e Ottanta, non vennero pubblicati dalle riviste mediche perché considerati non scientifici. Lui invece di parlare per grafici, statistiche e numeri, portava avanti una tesi più narrativa, emozionale.

Abbiamo cinque sensi che riconosciamo e che costituiscono il mondo sensibile. Ce ne sono però altri non riconosciuti, inconsci, che sono stati scoperti tardivamente dalla medicina.

Ad esempio in epoca vittoriana fu scoperto il così detto “senso muscolare” che in medicina moderna è diventato la propriocezione ovvero la consapevolezza del nostro corpo e dei nostri movimenti nello spazio.

Questi sensi inconsci, per un uomo normale, semplicemente non esistono eppure se ne mancasse anche solo uno, le conseguenze sarebbero vistose, patologiche ed invalidanti.

La storia dell’uomo che scambia la moglie inavvertitamente per un cappello non è che una grave forma di agnosia che colpì un professore di musica e che non gli permetteva di associare ad un oggetto la sua identità. Attraverso però gli altri sensi, congiuntamente a quelli inconsci  ed a tutta la sua persona nella sua interezza (emotività, arguzia, intelligenza), il prof.P riusciva comunque a dare una funzione a ciò che toccava (un guanto come contenitore ad esempio) ed ha mantenere la sua professione.

Il Dott.Sacks ha dedicato anima e corpo ai suoi pazienti. Si è seduto vicino a loro, li ha osservati ed ha cercato di capirli.

La clinica o un qualsiasi reparto di ospedale non è fatto, a suo parere, per osservare un paziente affetto da patologia neurologica (ad esempio quella che si manifesta con impulsi, impersonificazioni, imitazioni). Questi luoghi sono fatti per contenere o frenare il comportamento anomalo. La neurologia dovrebbe osservare il malato in situazioni spontanee, quando egli non sa di essere studiato.

Nel libro viene citato il  caso del marinaio perduto Jimmie. Un uomo condannato a vivere un unico momento della sua esistenza ogni giorno, a causa di una memoria inesistente. Un individuo senza passato ma anche senza futuro, incastrato in un attimo privo di senso che si ripete. Eppure il Dott.Sacks si accorse che se la mente non riusciva a trattenere alcun ricordo, l’attenzione e l’azione morale ci riuscivano. Se ne accorse senza test né prove, semplicemente lasciando spazio ad un concetto di medicina più umano.

“…nella demenza o in altre catastrofi del genere, per quanto grandi siano il danno organico e la dissoluzione…rimane intatta la possibilità di una reintegrazione attraverso l’arte, la comunione e il contatto con lo spirito umano; e questo può sopravvivere anche in presenza di uno stato di devastazione neurologica che in un primo tempo appare senza speranza”

 

Sacks credeva nell’arte come espressione di libertà e pertanto antagonista delle pulsioni primitive cui erano affetti i suoi pazienti. Le valutazioni puramente scientifiche, in queste patologie, erano per lui insufficienti. Fornivano infatti solo frammenti della persona, rivelandone i deficit ma non le capacità.

Una forma narrativa come la musica, il teatro ad esempio, in svariati casi, erano l’unica organizzazione funzionante per i malati.

Sacks dedicò parte dei suoi studi anche a malattie poco considerate dalla neurologia del suo tempo poiché, trattandosi non di deficit ma di iperfunzionalità, la medicina non le considerava degne di attenzione.

Eppure i pazienti che ne sono affetti, proprio perché in iperfunzione, inclinano verso la disintegrazione, la perdita del controllo. Non sono meno malati di altri.

Il Dottore diede ampio spazio al mondo dei semplici, termine con cui si intendono persone affette da demenza grave. Secondo lui c’era un aspetto della loro mente, sebbene non concettuale, comunque vivido e ricco di particolari. Sacks si interessava laddove altri disprezzavano.

“Un uomo può avere un livello intellettuale bassissimo; può non riuscire ad infilare una chiave nella serratura…può essere del tutto incapace di comprendere il mondo come insieme di concetti…tuttavia può avere la piena capacità di comprendere il mondo come concretezza, come simboli”

Questa lettura è stata molto particolare, intensa e toccante. Apre gli occhi su un mondo doloroso, che non si immagina quando è una realtà con cui non abbiamo a che fare.

La mente umana, per quanto magnifica se funzionante, diventa crudele, grottesca, perversa se non lo è. Ma lo sguardo che l’autore ci fa posare su questo panorama spaventoso è talmente umano e comprensivo da mitigare la tristezza dello scenario.

Vengono descritti tanti casi, con riferimenti o terminologie mediche fruibili da qualsiasi lettore. Negli intenti vi è sicuramente quello di portare alla luce tutti quei pazienti che, per non disturbare la quiete ed il senso di normalità che equilibra la nostra vita, rimangono rinchiusi tra le mura domestiche.

A questi si aggiungono tutte quelle persone che non hanno una patologia visibile e che, quando essa si manifesta, vengono additati come commedianti.

Sacks è prima di tutto un uomo e la sua sensibilità non ha subìto calibratura dopo aver indossato il camice. Durante la sua carriera ha preferito essere criticato o discostarsi dal parere più diffuso di molti colleghi per portare avanti le sue idee.

Le vicende di Jimmie, il prof.P, Rebecca, Nadia e tutti i pazienti che, ignari, sono diventati protagonisti di questo libro, ti toccano corde nascoste.

Durante la lettura, l’interesse per l’approfondimento di argomenti nuovi e di carattere scientifico si alterna con la voglia emotiva di tifare per i protagonisti e sperare di vederli esprimersi e liberarsi dal giogo dei pregiudizi.

Lo stile è accurato, professionale e tecnico in alcuni casi, ma nulla che un lettore ignorante della materia non possa fare suo o comprendere.

Alcune immagini, prese da alcuni test fatti ai pazienti, rendono gli scenari ancor più reali e suggestivi.

Un libro particolare, bello e toccante che abbiamo assolutamente frainteso. Dal titolo e per sentito dire pensavamo ad una narrativa di compagnia, ironica, leggera. Ci siamo  trovate per le mani un saggio scientifico su riflessioni mediche fatte da un dottore che nei pazienti ha visto i suoi simili, e non oggetti di lavoro.

Consigliato a chi ha vissuto o vive una realtà simile con un proprio caro, a chi è incuriosito dall’argomento. Adatto ai medici che curano con solamente le statistiche e a quelli che il paziente non lo guardano mai negli occhi. Consigliato a tutti, lettori di romanzi o malati, pessimisti o fiduciosi Un libro sulla molteplicità della mente umana e sulle sue infinite e spesso sottovalutate potenzialità.

 

 

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