L’eterno marito di F.Dostoevskij


Titolo: L’eterno marito

Autore: Fedor Dostoevskij

Traduzione: A.Maria Capponi Gloutchtchenko

Editore: Acquarelli – (Noi abbiamo letto una edizione del 1995, trovata usata a Libraccio. Se cliccate sul titolo vi rimandiamo ad una edizione più recente)

Pagine: 189

  • Copertina: ♥♥♥♥♥/5
  • Storia: ♥♥♥♥♥/5
  • Stile: ♥♥♥♥♥/5

Vel’caninov è un uomo di quasi 40 anni, di bell’aspetto, intelligente e posato ma il suo sguardo emana una luce triste e amara che trova ragione nella sua più grande afflizione: l’ipocondria.

Inspiegabilmente ha cambiato atteggiamento verso la vita, allontanandosi dagli amici e abbandonandosi a lunghe giornate in solitudine dove amarezza e disillusione prendono il sopravvento.
Vengono a galla, con una nitidezza sconcertante, dei ricordi sbiaditi e remoti che lo confondono. Ciò lo rende ancor più asociale e schivo nei confronti del prossimo.
A turbare questa quiete interiore arriva l’incontro casuale e disturbante di un vecchio conoscente, in lutto: Trusotskij.
L’uomo ha da poco perso la moglie Natl’ja Vasil’evna.
La donna era l’amante di Vel’caninov ma egli non la rimpiange più di tanto anzi la ricorda come prepotente e capricciosa. In realtà non sa più se l’ha amata sinceramente o meno poiché il tempo è passato e con lui sono sbiadite le emozioni.
Natal’ja era volubile e priva di morale tanto da passare da un amante all’altro senza ritegno, scaricando il precedente senza cerimonie. E tutto sotto gli occhi del marito.
Nonostante il suo carattere astioso e i numerosi tradimenti, Pavel Pavlovic Trusotskij le era rimasto sempre affianco.
È possibile sopportare una moglie che non mostra né rispetto né amore?
“Secondo le sue idee l’essenza di questi mariti consisteva nel fatto che fossero, come dire, degli “eterni mariti” o, per meglio dire, fossero nella vita mariti e nient’altro. – Quest’uomo nasce e vive unicamente per sposarsi e sposatosi, si trasforma immediatamente in un accessorio della moglie – “
Fingendo prima di non vedersi, ritrovandosi poi in un faccia a faccia burrascoso, i due si parlano. Vel’caninov  viene a scoprire un particolare sconvolgente che gli mette il dubbio di essere stato smascherato come amante.
Che “l’eterno marito” sappia del suo amore per la moglie e che lo nasconda apposta per logorarlo e farlo sentire in colpa? Si fanno strada ruoli che sembrano ben definiti ma che bugie e sotterfugi, scherzi e velate battute, rendono confusi arrivando a chiedersi chi è cosa.
La vicenda va avanti lentamente in pieno stile dostoevskijano, poi un piccolo colpo di scena, inaspettato e doloroso.
E tutto si complica.
Vel’caninov adesso non riesce più a inquadrare chi ha davanti, se veramente quell’eterno marito che credeva di aver scoperto oppure un uomo meschino e calcolatore.
I ruoli che all’inizio sembravano chiari, si invertono, sfumano in altre parti.
L’atmosfera si fa sempre più tesa, quasi da giallo per poi riallentarsi ma lasciando nel lettore domande e riflessioni aperte.
Questo romanzo breve riassume in pochi pagine la maestria di Dostoevskij, la sua grande abilità di creare confusione ma senza far perdere il filo della narrazione.
Dialoghi brevi, diretti e concisi. Le incredibili declinazioni dei nomi russi che caratterizzano questa letteratura. Il paesaggio accennato, disegnato come uno schizzo per rendere le idee in contrapposizione ai numerosi dettagli che si attribuiscono ai personaggi.
I due protagonisti sono uno l’alter ego dell’altro. L’amante riflessivo, sveglio, consapevole e scaltro. Il marito tradito impacciato, goffo e lamentoso.
Due figure tragiche le cui dinamiche sfociano nella tragedia per poi ritornare al sarcasmo russo con passaggi lievi e fluidi.
Entrambi si contenderanno la scena sino ad un epilogo degno di essere ricordato.
La certezza che la nostra indole ci spinga ad un ruolo ben preciso ma che il destino ci rifili quello più consono al gioco delle parti rimane un dubbio aperto sino all’ultima pagina.
Come sempre grande appagamento dagli scritti di Dostoevskij. Un autore che o piace o si odia. Difficile che passi per vie di mezzo. Il suo stile è particolare, a volte ripetitivo e con qualche attrito, cose che fanno arricciare il naso a non pochi lettori ma noi ne siamo ammaliate.
Troviamo la sua prosa  polifonica e unica.
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