Leonardo. Il romanzo di un genio ribelle di Massimo Polidoro

Autore: Massimo Polidoro
Editore: Piemme
Pagine: 324
Prezzo: 17.58 eur rilegato
  • Copertina: ♥♥♥♥♥/5
  • Storia: ♥♥♥♥♥/5
  • Stile: ♥♥♥♥♥/5
Il capo incorniciato da lunghi capelli bianchi giace sul cuscino.
Gli occhi chiusi.
Siamo in un piccolo castello di campagna, a Cloux. Qui un vecchio uomo trascorre l’ultimo periodo della sua vita.
Il suo unico fedele assistente, Francesco Melzi, non lo lascia un attimo solo. Sa in cuor suo che il maestro lo sta abbandonando e per questo decide di raccogliere quaderni, appunti, lettere e notizie per costruire un memoriale che faccia onore al grande genio di:
Leonardo da Vinci
Leonardo entra nella famiglia Melzi grazie alla sua grande fama di pittore. Fama preceduta da alcune peculiarità che lo caratterizzavano. Scriveva al contrario, da sinistra a destra, forse per nascondere segreti (in realtà era semplicemente mancino), era vegetariano, omosessuale.
Aveva un bell’aspetto, sguardo benevolo e sereno, una cascata di capelli ricci e barba. Non seguiva la moda nel vestire ma si intravedeva un fisico asciutto e muscoloso.
Tra lui e il quindicenne Melzi fu empatia dal primo incontro.
Leonardo studiava gli uccelli per capire la scienza che stava dietro al volo e allo spostamento d’aria. Era esperto di indovinelli che esprimeva nella forma di rebus.
Aveva in testa sempre tanti progetti e tante commissioni ed alcune  le lasciava incompiute.
Per immaginarlo così, giovane e pieno di energie, basta guardare “L’Adorazione dei Magi”.
Il ragazzo a destra , l’unico che non guarda al Bambinello, è proprio lui.
Leonardo era meticoloso nel dipingere, si prendeva il suo tempo e studiava ogni variabile.
“Ogni pennellata arriva solo dopo lunghe riflessioni, ogni chiaroscuro e ogni sfumatura è il frutto di ragionamenti che possono richiedere giorni o settimane per essere conclusi. L’espressione di un volto, il moto della sua anima…possono cambiare completamente con il variare della luce…”
Molti disegni ,che non conobbero mai il colore, sono andati perduti o, come pensano in molti, nascosti in casa di qualche estimatore.
Sguardo animato da curiosità e piglio indagatore. La curiosità e la voglia di sapere di Leonardo non avevano confini.
Qui trovate un semplice appunto di una serie di cose che desiderava fare.
Proprio da questa sua grande sete nacque l’idea di studiare l’opera dell’ingegnere Romano Marco Vitruvio secondo la quale c’era una relazione tra il piccolo mondo dell’uomo e il grande cosmo della terra.
Leonardo rimase affascinato  dall’idea di simmetria, quella perfezione di forme e misure che non andava applicata soltanto al corpo.
Era un artista che cercava in ogni occasione la conoscenza finalizzata alla miglioria. Come fece In occasione della peste quando, invece di occuparsi dei contagi, studiò un modo per separare su due livelli le fognature rispetto le persone.
Era affascinato dall’acqua e dal potenziale che essa nascondeva.
Quando dipinse la moglie di Bartolomeo del Giocondo, non pensava che sarebbe stata tra le opere più conosciute al mondo.
Non tutti sanno che la tela fu lasciata incompleta e poi ripresa tempo dopo non per terminarla ma per riadattarla ad un altro volto, appartenuto ad una donna il cui sorriso sfuggente le valse il soprannome di Gioconda.
Colpisce che Leonardo era figlio illegittimo e in quanto tale non frequentò un normale corso di studi. Fu seguito da un precettore ma perlopiù studio da sé e la sua curiosità fu sempre il carburante che alimentava la sua perseveranza.
Sorprende la sua abilità nel far parlare le immagini, riuscire a dipingere i moti dell’animo come ne: L’ultima cena in cui i volti dei discepoli trasudano la drammaticità della scena.
Un quadro che ne ha vissute molte e di cui, di autentico, non è rimasto molto. Conoscete la sua curiosa storia?
La meschinità e le bassezze della corte vaticana allontanarono Leonardo, che trascorse gli ultimi anni della sua vita in Francia.
Non se lo meritava.
Un uomo che ha passato la vita a studiare e scrivere sull’acqua, sulle potenzialità delle macchine, sulla vista, sulla voce, su geometria e matematica, sull’aria, sul volo degli uccelli. Un uomo che dissezionò oltre 30 corpi tra maschi e femmine per creare una conoscenza dell’anatomia scevra di false credenze. Doveva terminare qui i suoi giorni.
Al contrario si sentì compreso e apprezzato, nella posizione di mettere a frutto le sue conoscenze e dedicarsi a ciò che lo interessava in una terra che non era la sua.
Un romanzo definito falso verosimile poiché nell’immaginario l’autore lo fa raccontare al vero allievo di Leonardo da Vinci ma tutte le notizie riportate all’interno, la ricostruzione storica, la persona del da Vinci sono estrapolate da fonti certe e documentate.
Una scrittura scorrevole, ricca di dettagli. A volte Leonardo sembra sfuggente, messo in ombra dall’Italia dei regni, dei nobili e del clero ma in fondo il genio non può prescindere dal suo contesto che ne determinò scelte e rinunce.
Ci sarebbe piaciuto entrare più nel vivo della sua quotidianità, porgere l’orecchio ai suoi ragionamenti, seguire il filo logico e vederlo più da vicino. Ma sarebbe una pretesa assurda perché queste sono le notizie pervenute a noi. Altre sono frutto di illazioni o fantasie.
Ottimo lavoro quello del Polidoro. Minuzioso, chiaro, scorrevole. Una biografia vestita da romanzo, raccontata da un narratore che non è solo immaginario, con la prefazione di Piero Angela che evidenzia ancora di più come una figura così lontana come quella di Leonardo da Vinci, tutt’oggi attragga ancora studiosi e non, per la rarità di una mente così eccelsa e inarrestabile.
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