Titolo: Il mago m
Autore: René Barjavel
Editore: L’orma
Pagine: 405
Prezzo: eur 19.00 in brossura su IBS
- Copertina: 5♥ su 5
- Storia: 5♥ su 5
- Stile: 5♥ su 5
C’è una rosa che nel Regno Unito chiama Yesterday perché il suo presente è già passato, causa di una mutevolezza inafferrabile.
Così può essere la bellezza di una donna che l’indomani si alzerà con un nuovo aspetto.
Così era anche Viviana, figlia della dea dei boschi. Di lei un mago si innamorò.
In un Inghilterra divisa in tre parti, gli uomini sono alla ricerca del Graal, il solo modo per tornare ad essere felici, per andare avanti e avere sempre voglia di esistere.
Sapete cos’è?
La leggenda vuole che, quando Eva si svegliò nel paradiso terrestre, la ferita da cui Dio aveva estratto la costola di Adamo sanguinava e la donna raccolse il fluido viscoso in una piccola ciotola di argilla: il calice del Santo Graal.
Merlino veglia su questa ricerca facendo in modo che il giovane Artù non ne perda interesse.
Solo il miglior cavaliere esistente riuscirà nell’impresa e per questo il mago crea una tavola rotonda, riunendo i più bravi combattenti e legandoli tra loro dal sano desiderio di emulazione fino a far prevalere il migliore tra i migliori. colui che siederà sul Seggio speciale.
Ma sappiamo veramente chi sia Merlino?
“Era giovane e bello, aveva lo sguardo vivace e malizioso, un sorriso vagamente beffardo, le mani sottili, la grazia di un ballerino, la noncuranza di un gatto, la vivacità di una rondine. Lo scorrere del tempo non lo sfiorava, sua era la giovinezza eterna delle foreste”
Il mortale, questo significa il suo nome, è figlio del Diavolo ma ha deciso di seguire il cammino della luce.
Ha tanti aspetti quanti ne vuole. Direziona il destino degli uomini anche se lui stesso è fallibile.
E’ suo il continuo mettere mani al futuro, modificando, influenzando, deviando ciò che accadrà.
In questo rimestare, senza volerlo, pianterà il seme del peggior disastro: Artù e Ginevra.
A Camelot c’è anche la sorellastra del re: Morgana. Giovane, scaltra, intelligente e abile, spinta da un irrefrenabile desiderio di libertà. Libertà da regole e da limiti.
Arriverà Parsifal “colui che ha perso il proprio regno“. Un ragazzo, orfano dei suoi 11 fratelli, che la madre, pur di mantenerlo vivo, ha sottratto a battaglie e armi.
Mentre egli si fa notare da re Artù e dagli altri cavalieri per la sua grande abilità nel combattimento, Viviana cresce un figlio non suo: Lancillotto, sfuggito ad un massacro.
Le vicende si intrecciano. I cavalieri della Tavola Rotonda viaggiano, si scontrano, alcuni vengono respinti dallo stesso Graal che non li ritiene ancora degni.
Parsifal impazzisce. Lancillotto è tormentato. Ginevra soffre, Morgana trama nell’ombra.
A tenere insieme tutti i personaggi è sempre la figura di Merlino. Mago onnipresente, anche quando non si vede. Magia dalle mille forme che direziona la strada del destino per far avverare ciò che è giusto che sia. Determinante nelle scelte, fondamentale nelle battaglie, non si può prescindere dalla sua presenza che forza il fato e influenza gli animi.
La trama parte da un giovane Artù per terminare con l’estrazione della spada dalla roccia e le nebbia dell’isola di Avalon.
Fin dalle prime pagine del libro è un tripudio di leggende: dal viaggio del Santo Graal dal paradiso terrestre fino alla Gran Bretagna, alla spada Marmiadoise, con l’elsa forgiata dall’osso di un drago.
La figura di Merlino è molto diversa da quella dell’immaginario comune. Nella sua magia c’è comunque dolore e sofferenza. La sua mente è costantemente scossa, squassata, dilaniata dentro e fuori dalla pressione di colui che l’ha creato, che tende continuamente a spingerlo verso la follia.
Nel romanzo assume aspetti molto umani. La sua verginità, condizione fondamentale per mantenere i poteri, è uno strazio e un tormento con Viviana nel cuore.
Da metà libro in poi un altro tema diventa centrale: l’amore tra Lancillotto e Ginevra.
“Il tocco ardente della regina, la spalla calda e forte del cavaliere…E l’uno e l’altra furono trafitti nel fondo dell’anima”.
Un legame fortissimo che sboccia al primo sguardo e che subito appare indistruttibile. Neanche la più nera delle magie riuscirà a soffocarlo.
Morgana invece popola la storia nella sua veste peggiore. Satanica e adulatrice, egoista e senza scrupoli. Alla mercé della magia della Dama del Lago e di Merlino, assume una posizione inferiore e meschina che non ci è piaciuta molto.
La trama è terribilmente avvincente. L’ambientazione evocativa, la narrazione fluida, la magia che pervade ogni scenario trascinano il lettore in una dimensione parallela che sembra di toccare con mano.
Ci vuole abilità nel saper ricreare mondi immaginari senza scadere nell’assurdità. Barjavel c’è riuscito.
Indubbiamente ha fatto le sue scelte narrative prediligendo la gloria di alcuni personaggi rispetto ad altri ma questo nulla toglie al romanzo la capacità di essere suggestivo e avvolgente.
Soprattutto le ultime pagine sono un crescendo di attesa e trepidazione che aumentano inesorabilmente la velocità di lettura.
Le ambientazioni tra natura e magia sono spettacolari, nitide al punto da riuscire a immaginarle nel minimo dettaglio.
Spesso con il fantasy si fa confusione tra dinastie, stirpi, nomi di uso non comune. Qui invece è apprezzabile la chiarezza che permette di non perdere mai il filo.
In ogni caso alla fine del libro c’è un elenco con il nome dei personaggi principali e il loro ruolo.
La maggior parte di loro è comunque spiegata chiaramente nel corso della storia a grandi linee perché un approfondimento più corposo avrebbe raddoppiato le 400 pagine.
Piccole leggende e curiosità si dipanano tra le righe. Le potremmo considerare dei fili che legano l’esoterismo alla realtà e che diventano fondamentali per dare quel tocco di concretezza e di fiducia in una trama di questo tipo.
Bello, avvincente e scorrevole. Il titolo era evocativo e il contenuto si è dimostrato all’altezza delle aspettative.