“Il problema era il cuore.
Quello a volte si faceva strada e diceva la sua, in aperto contrasto con il ragionamento e le cognizioni tecniche e scientifiche. Il cuore, che all’improvviso balzava sul piatto della bilancia e pesava talmente tanto da alterare gli equilibri. Era un vero pericolo pubblico il cuore.Perché quello che all’università non ti spiegavano era che su quei letti c’erano sì dei corpi umani, con le loro alterazioni e patologie, ma se ne incrociavi lo sguardo quei corpi diventavano individui, uno diverso dall’altro, con somiglianze e cicatrici, passato e presente, ricordi e speranze. Tutto nelle tue mani. Era lì che il cuore faceva lo sgambetto, e finivi faccia a terra a un metro dal traguardo.”
di Maurizio de Giovanni.
Un breve romanzo ci racconta scampoli di tre vite durante la pandemia, vite stravolte e segnate da un cambiamento troppo grande, troppo estremo tanto da modificare il loro essere.
Tre vite, tre esistenze con le loro normalità che prima della pandemia vivevano come tutti in equilibrio tra sprazzi di felicità provvisoria e inquietudini.
Ma ora “niente sarà più come prima”.
L’avvocato, la sua solitudine è dilatata dalla quarantena, ora non sente più gli amici che servivano solo a riempire serate inutili, ora il tempo è vuoto, senza lavoro, senza di lei.
Il dottore, la dedizione alla sua professione è amplificata e distorta dall’epidemia, il suo giuramento e la sua coscienza sono in bilico perché non basta più essere un buon medico, uno che ha studiato che rispetta l’uomo e la sua sofferenza, che sa scorgere l’ultima scintilla di dignità in uno sguardo che si sta spegnendo. No, ora gli si chiede altro e lui non sa se è in grado di darlo. Gli si chiede di spegnere la coscienza, di scegliere lì dove è impossibile la scelta.
Svetlana, giovane donna con un passato di fame e sofferenza, annientata dall’assenza del lavoro, unica ancora di salvezza verso un sogno di libertà, si muove all’interno di una polveriera familiare, pronta all ‘esplosione causata dalla miccia della coabitazione forzata.
Tre destini che si incrociano in una sinfonia dolente e silenziosa.
Come sempre de Giovanni sa creare poesia dal quotidiano, sa innalzare la cruda realtà, sa estrapolare dall’anima umano le essenze più intime.
Bellissimo.