Aracoeli di Elsa Morante

Titolo: Aracoeli

Autore: Elsa Morante

Editore: ET

Pagine: 382

Prezzo: eur 12.35 su ibs

 

  • Copertina: 5♥ su 5
  • Storia: 5♥ su 5
  • Stile: 5♥ su 5

 

Questo è stato l’ultimo romanzo della Morante, iniziato nel 1975 e terminato dopo lunghi 5 anni.

Una storia a cui la scrittrice si è dedicata completamente, rintanandosi in casa, dimenticandosi di mangiare, passando il suo tempo a tirar fuori quella maternità mancata, quel vuoto incolmabile che l’accompagnerà sino alla morte.

Termina il romanzo prosciugata, consapevole in ogni cellula del suo corpo quanto una mancanza possa logorare l’animo. E’ un’ombra di sé stessa, perché il suo cuore lo ha trasformato in parole e adesso non le rimane più nulla.

Ci racconta nel libro la vita di Aracoeli, una giovane spagnola emigrata in Italia per amore. Non lo fa dandole voce ma attraverso i ricordi di Manuele, suo figlio.

Un bambino, poi uomo, che non ha vissuto nulla di suo se non tramite quella madre tanto amata, parte indissolubile, prolungamento emotivo.

Forastico e misantropo, a lui è affidato il racconto ma sarà sempre la madre la vera protagonista.

Una nostalgia dei sensi, un richiamo malinconico aprono le porte ad un viaggio per cogliere le tracce del passaggio e dell’esistenza di colei che non c’è più.
Così la voce narrante lascia per qualche giorno la sua misera esistenza per cercare l’idea di una madre ormai morta ma profondamente adorata: Aracoeli
A volte – specie in certe solitudini estreme – nei vivi prende a battere una pulsione disperata, che li stimola a cercare i loro morti non solo nel tempo ma nello spazio. C’è chi li insegue all’indietro nel passato e chi si protende al miraggio di raggiungerli in un futuro ultimo; e c’è chi, non sapendo più dove andare senza di loro, corre i luoghi, su una qualche loro pista possibile”
Con il presente di scoperta riaffiora anche il passato, così grigio e sofferto.
La solitudine del sentirsi diversi, i pensieri così lontani dagli altri, l’amore così sconosciuto.
Tra realtà e reminiscenze, si passa in rassegna tutta una vita impoverita e stinta da una vista malata che tante volte è stata scudo salvifico per nebulizzare i contorni di ciò che non si vuole vedere.
Una vita confusa, con la zia Monda che parla alle spalle, il papà sempre in mare e la bella straniera, Aracoeli, mamma tenera ma inafferrabile.
Tutta l’infanzia per Manuel non sarà che un tentativo continuo ed estenuante di comprendere questo genitore, di possederne il cuore dei pensieri, di leggergli la mente.
“…in realtà io non ho mai smesso di cercarla, e fino da allora la mia scelta era questa: rientrare in lei. Ranicchiarmi dentro di lei, nell’unica mia tana…”
Il suo legame materno è da subito totalizzante, la misura di tutte le cose, il cordone mai reciso. Un sentimento eccessivo che escluderà tutti gli altri, isolerà e non verrà mai saziato.
Il breve viaggio in Spagna, dove l’immaginazione deve creare quel finto presente di un’Aracoeli ormai sparita sarà un ulteriore inno all’esclusività tra madre/figlio.
Siamo forse veramente tutti apolidi? Anime in continua ricerca della radici? Emotivamente possiamo essere stranieri, parlare col cuore una lingua incomprensibile, rimanere distanti da tutti.
La Morante lo sapeva.
Le pagine se ne vanno, soffiate via da una lettura a tratti difficile e confusa, altre volte passionale, stupefacente.
Passaggi surreali, l’immaginazione che prende il sopravvento e si mescola con la realtà cancellando il confine che permette di distinguerle.
Cosa cerca Manuel? Perché questo bambino, poi uomo, è così penosamente piegato ed esiliato dalla vita?
Secondo noi cerca il perdono, la scusa di non aver capito quella mamma così indispensabile. Lui così piccolo, che afferrava verità che subito gli fuggivano.
Lui che ha capito troppo tardi o non ha capito affatto. Lui assetato di amore ma mai saziato.
Una storia molto fitta, impegnativa, dove l’immaginazione dello scrittore si fonde con quella del protagonista chiedendo al lettore una attenzione non indifferente.
Ci sono dei passaggi struggenti, toccanti, dove la Morante, donna passionale, si lascia andare. Altri quasi deliranti, dove il filo si perde e riprende di continuo.
Alcune pagine sono un fiume in piena, una coscienza che parla e che vomita valanghe di emozioni. Difficile starle dietro. In alcune scene, mai volgari ma crude e fastidiose, Aracoeli, dopo un tragico avvenimento, spezza il filo della ragione e si lascia andare all’istinto. Le immagini che vengono fuori sono inaccettabili, bestiali, eppure non ce la sentiamo di biasimare quella donna così sola con i suoi fantasmi.
Un romanzo potentissimo ma anche difficile. Una lettura non per tutti per la particolarità del lessico, per la costruzione narrativa. Leggerlo come primo libro della Morante potrebbe fuorviare scelte future perché gli altri suoi 3 testi famosi (La Storia, Menzogna e sortilegio, L’isola di Arturo) non sono così.
E’ una scrittrice che ha dato molto alla letteratura italiana e la magia che ha saputo creare in noi con le sue parole non sarà dimenticata
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