La mite di Fedor Dostoevskij

Titolo: La mite

Autore: Fedor Dostoevskij

Editore: Feltrinelli

Pagine: 72

Prezzo: eur 7.12

 

  • Copertina: 5♥ su 5
  • Storia: 5♥ su 5
  • Stile: 5♥ su 5

 

Lui 41 anni

Lei 16
Lui egoista, asociale, taciturno
Lei silenziosa, riservata e accomodante
Lui un ex ufficiale dalla reputazione congelata, usuraio per rivalsa.
Lei orfana e maltrattata, cerca rifugio da un pretendente inaccettabile.
Il matrimonio
Lei così giovane e così affamata di vita, si ritrova in una casetta angusta, a dividere ogni momento dal lavoro alle faccende domestiche con un perfetto sconosciuto così tanto più grande di lei.
Lui pignolo, taciturno, riflessivo e oculato.
La mantiene distante, ne smorza i toni.
In mezzo a loro un’estrema e ineluttabile mitezza che sarà gioia e dolore del matrimonio.
Lo stupore di un marito che pensava di aver sposato una creatura inerme, obbediente.
L’amarezza di una moglie che credeva di aver trovato un uomo con cui condividere.
Questo monologo di tante domande ma nessuna risposta è il delirio di un uomo che ha perso l’amata. Un animo tormentato dalla colpa, dal rimorso, ma anche dall’innocenza, dall’ineluttabile.
Dostoevskij era stato colpito da un fatto di cronaca che aveva lasciato impressa in lui l’immagine della vittima, così mite e tormentata da uccidersi. Tanto colpito da costruirci attorno una storia.
Una storia fatta di retorica, ripetizioni e negazioni, un girare intorno a ciò che è vero ma un attimo dopo non lo è.
Un monologo contraddittorio, un flusso di pensieri che sgretolano qualsiasi verità.
Presente e passato si intrecciano, il narratore ipotizza poi ricorda, analizza poi nega, ricostruisce così la sua vita, il momento in cui un avvenimento ha determinato una rottura in lui mai sanata.
Un piccolo romanzo che ci ricorda Memorie dal sottosuolo.
Un buon modo per approcciarsi all’autore e assaggiare il suo stile introspettivo, a volte slegato, apparentemente senza struttura ma in realtà contorno di un disegno ben preciso.
Bello e delicato, riflessivo. Si legge velocemente, scorre. Lascia come sempre sottili domande nel lettore, piccole briciole di verità che sfuggono.
Dostoevskij con i suoi romanzi ci fa sempre fermare, una sosta preziosa per la mente.
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