Zola ci apre le porte del Paradiso delle Signore

Titolo: Il paradiso delle Signore

Autore: Emile Zola

Editore: Mondadori

Pagine: 518

Prezzo: eur 9,35

  • Copertina: 5♥ su 5
  • Storia: 5♥ su 5
  • Stile: 5♥ su 5

 

Denise, piccola donna pensierosa, dai tanti sogni e dalla grande determinazione.
Semplice e genuina, con la sensibilità a fior di pelle ma una mente lucida e pronta ad affrontare le difficoltà.
Appena fa capolino tra le prime parole del romanzo si sente subito un moto di affetto per lei che fa il genitore senza avere figli.
Lei che con la sua gentilezza non riesce a disarmare l’invidia e le malelingue delle sue perfide colleghe.
Si muove, lotta e si difende in un ambiente che brilla per nascondere la mediocrità.
Il grande magazzino: Bonheur des Dames
Giovani donne con l’arte del vestirsi, le belle frasi prese in prestito ma sotto il cappotto un’istruzione fasulla presa da giornaletti e tirate da quattro soldi.
Denise passa inosservata, si confonde tra volti anonimi perché il suo fascino agisce lentamente, discreto.
“Dalle otto del mattino il Bonheur des Dames risplendeva ai raggi del sole luminoso nel fasto del grande lancio delle novità invernali. La bandiere sventolavano sulla porta, le pezze di lana che sbattevano nell’aria fresca del mattino, animavano place Gaillon di un festoso tumulto da fiera; lungo le due vie le merci in esposizione componevano sinfonie di toni squillanti, ravvivati dai lucidi cristalli delle vetrine. Era come un’orgia di colori, una gioia diffusa per la via irrompeva da quello spazio di consumo aperto a tutti e dove ognuno poteva andare a rallegrare gli occhi”
Dentro questo microcosmo fatto di gelosie e malelingue, precariato e arrivismo, si consumano le pagine, la storia svela i suoi misteri, gli amori rubati, i furti, la vanità.
Subito fuori lo scintillante palazzo della moda, una Parigi di quotidianità stentata e grigia, piccole botteghe luride che nulla possono contro il nuovo modo di commerciare, destinate a spegnersi più o meno brutalmente insieme ai padroni.
Tra merletti e sete, confezioni e nastri, mantelle all’ultimo grido e stoffe pregiate la giovane Denise subisce l’invidia di Clara e le altre colleghe anziane, i sospetti del vecchio ispettore, l’attenzione del padrone, la sofferenza degli zii sul lastrico. Nel suo tenace silenzio, sfogando le lacrime nella sua piccola stanza modesta e pensando solo al bene dei suoi fratellini, la ragazza schiude tutte le sue capacità stagione dopo stagione, mentre il grande magazzino raggiunge il culmine del fasto, incenerendo tutto quanto gli gira intorno.
Quello che ritrae Zola è un ambiente lavorativo futuristico che per noi è pane quotidiano.
Il grande magazzino, la politica della quantità sulla qualità, il premio aziendale per incentivare le buone mansioni e il conflitto di interessi tra dipendenti per mantenere vigile la soglia di attenzione.
Egli descrive l’embrione della società operaia del secolo successivo, accennando alla tutela dei diritti del lavoratore, al mutuo soccorso salariale, al congedo.
Mirabile la sua eroina. Una ragazza qualunque, priva della vernice di buone maniere che nasconde in realtà un’esistenza provinciale e gretta ma dotata di grazia naturale.
Una protagonista che suscita ammirazione, rispetto, dopo essere passata attraverso una cocente umiliazione.
Denise è priva dell’eleganza effimera ma padroneggia una femminilità spontanea e delicata.
Attorno a lei, si schiuderanno come petali di fiore al mattino, una moltitudine di vicende umane, specchio di una società che non c’è più.
Zola si riconferma perfetto ritrattista del tempo, capace di condurre un’analisi dell’uomo e del suo ambiente regalando al lettore angoli nuovi da cui osservare.
La sensazione costante è stata quella di essere chiusi nella bolla scintillante di un grande magazzino dove si mescolano desideri e possibilità.
Bello, scorrevole, minuziosamente descrittivo, questo è un classico molto vicino al nostro presente.
Caro Zola, ti riconfermi grande romanziere, uno dei miei preferiti
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