Notte mamma, se mu vuoi abbracciare sei davvero gentile – Bianca Bruno

Notte mammma, se mi vuoi abbracciare sei davvero gentile

Autore: Bianca Bruno

Editore: Fogliodivia

 

“-26 Aprile 2012- Ho scoperto che c’eri in un bagno all’interno della Court of Food al City Creek di Salt Lake City. Quando la seconda linea blu è venuta fuori…”

Così inizia il diario di Bianca; un diario che di giornaliero non ha molto. Possono passare una manciata di giorni tra uno scritto e l’altro oppure mesi.

Il tempo necessario perché dentro di lei le emozioni, le sensazioni diventino un uragano che deve venire fuori e trovare sfogo.

Bianca è una ragazza foggiana, moglie di Danilo, che scopre di essere incinta ed apre un nuovo capitolo del suo destino. Il mondo si ferma quando scopri di avere una vita dentro. Si rimescolano le carte, le scelte che pensavi di fare, il tuo futuro. Una sensazione profonda, viscerale e totalmente destabilizzante.

Bianca è felice e già sente troppo forte il legame che la lega ad un esserino così minuscolo da non avere nulla di umano.

“…un granellino di sabbia, una goccia, l’incontro tra il seme e la terra che diventa un cucciolo d’uomo…”

Si diventa mamma ancora prima di avere un figlio tra le braccia. Sogni, pensieri, paure ti si posano addosso mentre vai in giro con la mano sul pancione per proteggerlo dal mondo.

Tre gennaio 2013, Alice è nata 3 giorni prima. Strilla a squarciagola perché non può sapere, non può capire. Poi basta che quella voce che le ha parlato per nove mesi pronunci il suo nome con tono stanco dal travaglio e rotto dall’emozione, che si fa silenzio, pace. Lei ti ha riconosciuta. Tua figlia sa chi sei.

Hai aspettato fremente quel momento; hai atteso trepidante di poterla stringere tra le braccia, darle un volto, eppure quando non è più dentro di te qualcosa di intimo si lacera.

 

“Io vado in pezzo, certe volte. Succede appena lei si addormenta. Crollo in pianti che non hanno un nome, mi sento inadatta, mai all’altezza. Frammenti piccoli della mia esistenza, sbattono sul pavimento senza fare rumore un istante, ma ne esco lacerata.”

Un figlio ti dona la vita, te la regala come se fosse appena cominciata, tutta da riorganizzare.

Bia scrive dei momenti più belli con Alice. Racconta alle pagine la necessità di starle vicino, di sentirne l’odore. Cerca di imprimere con l’inchiostro quanto sia dirompente questo amore, quanto valga le fatiche, la stanchezza ed i sacrifici.

Un esserino tanto piccolo in grado di muovere i fili del mondo con un sospiro, un sorriso nel sonno, un suono.

 

Non è solo questo però avere un figlio. Come ogni cosa bella, c’è il retro, la zona d’ombra, lo scotto da pagare. Essere genitore vuole dire anche organizzare, dirigere, pianificare. Vuol dire  scandire ogni momento della tua giornata in funzione di qualcuno che non sei tu. Vuol dire essere sempre al massimo, sempre preparato perché al primo cedimento, appena volti le spalle, un boomerang ti torna indietro e ti viene a ricordare che non puoi metterti in pausa.

“…stendi panni-ritira panni-aggiusta lavastoviglie, colazione, pannolino, asilo, scuola, asilo, pranzo1, pranzo2, ninna-no, ninna-si, ninna e appena ti siedi ti dice mamma in braccio…”

Alice cresce, ed è un battito di ciglia che capisci che non potrai starle vicino per sempre, che non sarai sempre la sua guardia del corpo. Capisci che per quanto tu possa insegnarle cose, ce ne saranno mille altre da imparare.

Allora al diavolo se non ti trucchi più, se porti solo scarpe da ginnastica, se non sei aggiornata sugli ultimi film o se sfiori tempi record per fare la doccia. E’ un attimo che un figlio smette di avere bisogno di te, un attimo che diventa adulto, indipendente, che gli dai fastidio se gli stai troppo addosso, se lo abbracci in continuazione.

“…i figli possono vivere senza i genitori. Ma i genitori, senza figli, vivono con qualche grammo in meno sul cuore”

Quando ancora sembra tutto agli inizi arriva Marco, un fratellino.

L’allenamento c’è, i “trucchi del mestiere” Bia ormai li conosce ed invece di essere schiacciata da due cuccioli che danno responsabilità pachidermiche, rinasce di nuovo. Era come se mancasse un pezzo ed ora è arrivato. Mamma e i due figli sono la prosecuzione l’uno dell’altra, sono una catena.

La vita va avanti, si cambia casa, si inizia l’asilo. Bianca è una donna riflessiva, forte ed ottimista. Riesce a vedere le cose dal lato giusto, a farsele piacere o a voltargli le spalle. Danilo è un’ombra nella famiglia. Presente ma non pressante, un marito discreto ma una mano solidale. Su una base così la piramide di curiosità dei bambini, le difficoltà, i capricci fanno volume ma sono gestibili. Lo sono se riesci con la coda dell’occhio a guardare oltre. Se sai che un giorno diventeranno ricordi a cui ti aggrapperai per non sentirne troppo la mancanza, di cui non potrai fare a meno e che ti serviranno a sentirti viva mentre la vita in realtà da te si sta allontanando.

Un libricino di meno di 100 pagine. Una valanga di parole ed emozioni, ricordi e pensieri che ci è difficile recensire senza metterci del nostro. Anche noi genitori, abbiamo rivissuto attraverso le parole di Bianca tutta la gioia, il tormento, la stanchezza, le paure e i mille altri volte della maternità.

Una storia scritta all’inizio per gioco, senza un fine. Poi poche righe si uniscono ad altre e nasce un racconto coinvolgente, vero, semplice e privo di filtri. Un racconto di vita vissuta che non ha bisogno di tecniche narrative o strutture lessicali. Una donna che si mette a nudo della sua parte più bella, il suo cuore.

Una donna che si mostra fragile ed emotiva, sensibile e sdolcinata nella maniera più umana e coinvolgente che si possa immaginare…mentre pensa, vede, ascolta i suoi bambini.

Questo è il primo libro della Bruno a cui chiediamo di non lasciare la penna e di continuare a dare ali ai suoi pensieri, segreti, storie per poterci emozionare ancora.

 

Ricordiamo che l’Editore Fogliodivia è nato come giornale di strada ed è cresciuto con testi come questo che non hanno nulla da invidiare a libri più pubblicizzati.

Consigliato a tutte le mamme che vivono di ricordi ed a quelle che lo sono appena diventate. Assolutamente imperdibile per chi invece lo diventerà tra poco. Adatto a chi vuole dare voce a quello che ha provato con la maternità ed a chi questo ruolo non interessa e si domanda cosa sia, cosa cambi. Soprattutto ci piacerebbe lo leggessero tutti coloro che ancora pensano ai figli come un futuro lontano, probabile, perché l’amore che annuserete in queste pagine renderà quel futuro terribilmente più vicino.

Concludiamo con una bellissima frase. tra le tante sottolineate…

“…e degli abbracci dei bambini, si sa, ci si può sempre fidare”

 

 

 

 

 

 

 

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