Vicolo del mortaio di Nagib Mahfuz

Titolo: Vicolo del mortaio

Autore: Nagib Mahfuz. Laureato in Filosofia, giornalista e sceneggiatore, Nagib Mahfuz è considerato unanimemente tra i più importanti scrittori arabi di tutti i tempi. Nel 1957 ha ricevuto il premio di Stato per la Letteratura, e nel 1988 è stato il primo autore arabo ad essere insignito del premio Nobel. Parallelamente alla sua attività narrativa, Mahfuz ha lavorato come dipendente del Ministero degli Affari Religiosi e ha ricoperto l’incarico di direttore del Dipartimento del cinema presso il Ministero della Cultura. Nel 1994 ha subito un attentato ad opera di fondamentalisti islamici. Nonostante la semiparalisi del braccio destro, Mahfuz non ha comunque mai interrotto il suo lavoro di scrittore. Tra le sue opere, sempre incentrate sulla cultura egiziana e sul rapporto affettivo dello scrittore con la città del Cairo e con la vita popolare dei suoi quartieri, si ricordano: Vicolo del mortaio”, “Il ladro e i cani” e la “Trilogia del Cairo”. La Newton Compton ha pubblicato anche La battaglia di Tebe“; “Akhenaton. Il faraone eretico; “La maledizione di Cheope”; “Rhadopis. La cortigiana del faraone”; “Racconti dell’antico Egitto”; “Il giorno in cui fu ucciso il leader”; “Un uomo da rispettare” e “Il viaggio di Ibn Fattouma” (2011), il viaggio di un uomo in un Medio Oriente mitico e senza tempo, alla ricerca del sedreto della società perfetta.(cit Ibs)

Traduttore: Paolo Luigi Branca

Editore: Feltrinelli – 2018

Pagine: 251

Prezzo: eur 9.50

  • Copertina: ♥♥♥♥♥/5
  • Storia: ♥♥♥♥♥/5
  • Stile: ♥♥♥♥♥/5

 

Lasciando il centro del Cairo, dove le strade diventano più strette e dove sembra arrivare ancora meno luce, si apre Vicolo del Mortaio.

Il vicolo è una realtà a sé, un microcosmo dove la vita quotidiana procede a fatica, dove i personaggi sono immobili nei loro ruoli e nelle loro misere infelicità.
Così troviamo realtà variegate, troviamo la feccia dell’umanità in Zaita, un individuo che vive in uno scantinato, poco più di una fogna e che esercita la professione di “procuratore di mutilazioni”, indispensabili a chi deve chiedere l’elemosina.
Mendicare è una vera professione, così se non si hanno le doti adatte non si può svolgere, un giovane sano non può mendicare.
Ci pensa allora Zaita a provocare le giuste fratture che lasciano storpio, o una lesione oculare che lascia ciechi.
Il vicolo è animato dal barbiere, qui ci lavora Abbas, timido e sognatore, perdutamente innamorato della bellissima Hamida.
Abbas è rapito dai suoi occhi, dai suoi lunghi capelli neri che può solo immaginare, nascosti da un logoro velo.
Hamida non ricambia il suo amore, lei ha dentro un fuoco che le fa desiderare solo la rivalsa sul vicolo. Guarda con compassione Abbas, lo trova penoso con il suo amore, misero e povero, pensa che mai le potrà dare quello che desidera di più: la ricchezza.
Abbas  percepisce il rifiuto della ragazza e vuole dare tutto per avere il  suo cuore. Decide così di arruolarsi nell’esercito, per poter guadagnare soldi e sposarla.
La povertà, la miseria e la disperazione sono così straripanti per Hamida che non ha posto per altri sentimenti nel suo cuore, se non per il desiderio di ribellione e fuga.
Riesce a provare solo astio, risentimento, odio e indifferenza verso chi la circonda, colpevolizzandoli della sua situazione.
Assestata di vita e benessere sarà vittima e carnefice di sé stessa.
La  lontananza di Abbas, e soprattutto il disinteresse,  portano Hamida a cercare altro cadendo così nella rete di un uomo senza scrupoli che le promette la vita che proprio lei desidera.
Abbandona il vicolo senza rimpianti, solo con un senso di sdegno e repulsione verso il suoi abitanti e il loro tipo di vita. Fiduciosa si immerge in una realtà nuova, illusoria che sì, le darà quello che desidera, ma ad un caro prezzo.
Hamida venderà l’unica cosa che possiede, il suo corpo e la sua dignità.
Nel centro del vicolo, l’anima, il fulcro ove ruota la vita quotidiana è il caffè.
Il proprietario è uno strano personaggio, la sua vita è divisa tra il consumo di hashish e la sua natura omosessuale che non può vivere in libertà, la sua unica soddisfazione è accumulare denaro.
I figli e la moglie lo conoscono e ognuno nutre per lui sentimenti contrastanti. Il figlio irruento, passionale e ribelle vorrebbe uscire dal vicolo, per provare ad avere una vita diversa, per vedere se è vero che fuori di lì esiste altro.
Ne uscirà, ma il vicolo è come un magnete, come un gorgo che tutto risucchia, così dopo poco tornerà a casa con una moglie a carico e senza denaro.
Il vicolo è una morsa, è senza scampo, chi tenta di scappare troverà di peggio. I destini degli abitanti del vicolo sembrano segnati dalla loro ineluttabile miseria, sono su di un binario che non conosce scambi, sono senza possibilità di riscatto per nessuno.
La narrazione è lenta, indolente a volte pigra e quasi immobile come a rispettare i ritmi del vicolo e del popolo egiziano.
La bellezza del romanzo è data dalla forza della narrazione che fa percepire al lettore la vita laggiù, fino a farlo sentire parte integrante dei prolissi discorsi e dei furiosi litigi tra i personaggi.
Il romanzo è come un riflettore puntato su uno spicchio di umanità, lascia al buio il resto della città, e si concentra solo sul vicolo, come se fosse una realtà a parte. Pone l’attenzione su alcune verità estreme e scatena numerosi interrogativi:
Se  la miseria rende gli esseri umani miseri, se è difficile o impossibile coltivare sentimenti nobili quando la vita ti ha privato di tutto, se si può sfuggire ad un destino opprimente e già segnato, e se è giusto sottostare al volere di Dio.
Questi sono solo alcuni degli interrogativi che l’autore abilmente sa nascondere tra le righe del suo romanzo.
Una lettura non facile in alcuni momenti perché crea sconforto, non lascia respiro, non lascia nessuna speranza di cambiamento per i personaggi, che rimangono imprigionati in una condizione rigida e senza scampo.
Ma anche una lettura travolgente, che trascina il lettore anche lì dove non vorrebbe, che lo porta a spiare esistenze crude ma reali.
Lettura consigliata a chi ama il mondo arabo, o a chi semplicemente ne è incuriosito, a chi vuole entrare in un’altra dimensione, avvicinandosi ad una cultura così distante dalla nostra e a tratti incomprensibile ma che esercita un grande fascino.
Consigliato a chi vuole rovesciare i suoi fermi punti di vista occidentali e provare a vedere il mondo con occhi diversi,  ovvero con gli occhi scuri e penetrante di un egiziano.
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