Titolo: Una stanza piena di gente
Autore: Daniel Keyes
Editore: Nord
Pagine: 541
Prezzo: eur 9.99
- Copertina: 5♥ su 5
- Storia: 5♥ su 5
- Stile: 5♥ su 5
A me piacciono molto le storie vere, le ricostruzioni di fatti particolari il cui clamore si è andato spegnendo col tempo ma che in realtà tutt’oggi sono di grande interesse e riflessione.
Ho preso questo libro ad occhi chiusi e appositamente non ho letto né la sinossi né la prefazione prima di iniziarlo. Questo lo consiglio anche a voi lettori, perché la trama possa essere ancora più sorprendente.
Billy Milligan è morto per una malattia molto aggressiva. Se così non fosse, sarebbe sicuramente ancora in terapia, come lo è stato per tanti anni nel tentativo di studiarlo da una parte e di aiutarlo dall’altra.
Sì perché nella psichiatria il tema del disturbo dissociativo di identità ovvero le personalità multiple è raro e controverso.
E’ raro perché i casi sono pochi e controverso perché ciò che caratterizza questo stato, ovvero le amnesie nel passaggio da una identità all’altra, possono essere simulate dal soggetto rendendone dubbia l’autenticità.
Il caso di Billy Milligan, accusato di stupro, ebbe una eco incredibile. La comunità, la stampa, i medici volsero l’attenzione su questo giovane che ospitava ben 24 personalità diverse dentro di sé.
Ognuna aveva una caratteristica, ognuna con un quoziente intellettivo suo proprio, un modo di parlare, di muoversi, di reagire diverso.
24 persone
Billy fu il primo caso a cui la legge americana concesse l’infermità mentale riconoscendo il suo stato non come nevrosi e quindi permettendogli di essere ricoverato in una struttura ospedaliera anziché in prigione.
Il libro ricostruisce la vita di Billy attraverso i suoi ricordi e la testimonianza di chi ha voluto partecipare alla stesura. Una storia che affonda le radici nella sua difficile infanzia dove si troverà il motivo della dissociazione.
Pagina dopo pagina conoscerete la maggior parte delle identità che Billy ospita, capirete perché una prende il posto dell’altra, sposterete lo sguardo da lui allo staff dei centri ospedalieri in cui è stato internato perché è stato parte fondamentale delle dinamiche e delle reazioni che il protagonista ha avuto.
Alla fine, anche se sembra assurdo, quello che molti definirono lo stupratore, lo avrei voluto abbracciare, tranquillizzare, confortare perché un colpevole a volte è anche vittima, perché il giudizio deve tenere conto dell’azione e del contesto.
Sto assolvendo un violentatore?
E’ una domanda che vi farete spesso durante la lettura. La risposta non sarà immediata mano a mano che vi avvicinerete a Billy ed alla sua situazione che non è stata una scelta ma una necessità.
Romanzo sorprendente e toccante. Scorre veloce, è ben strutturato e regala un quadro veramente denso e interessante.
Stordisce la martellante dualità tra vittima e carnefice, la difficoltà di prendere una posizione netta.
Una ricostruzione meticolosa e soprattutto onesta, che non nasconde gli angoli scuri ma neanche ha remore di instillare il dubbi sulle verità costruite e pronte all’uso.
Bello, felice di averlo letto. Ho già messo in lista un libro precedente dello stesso autore dal titolo “Fiori per Algernon” che prenderò ad occhi chiusi il prima possibile.
Alessandra