- Titolo: Una principessa in fuga
Autore: Elizabeth von Arnim
Traduzione: Sabina Terziani
Editore: Fazi – 2018
Pagine: 280
Prezzo: eur 15.00 – brossura
- Copertina: ♥♥♥♥♥/5 Fine
- Storia: ♥♥♥♥♥/5 Ironica
- Stile: ♥♥♥♥♥/5 Unico
Sinossi:
“Priscilla ha 21 anni e vive in un granducato mitteleuropeo ai confini con l’Italia. A differenza delle sorelle, non si è ancora sposata: lei è una sognatrice, una poetessa che non scrive poesie, e il suo unico desiderio è evadere da una vita di agi, prevedibile e soffocante. Architetta così la fuga verso l’Inghilterra insieme al bibliotecario e precettore Fritzing, la persona che le ha insegnato ad amare la libertà e la poesia inglese. Sul traghetto per Dover cominciano le ansie di Fritzing, e i due, che si spacciano per zio e nipote, iniziano a raccontare versioni diverse della storia che hanno immaginato, inanellando una serie di errori che culmina con l’arrivo a Symford, quando incontrano le due autorità del villaggio, Lady Shuttleworth e il curato Mr Morrison, i cui rispettivi figli, Augustus e Robin, come prevedibile, si invaghiscono della ragazza. Priscilla vuole comprare un cottage e dedicarsi alla filantropia, ma la sua completa ignoranza delle convenzioni sociali finisce per causare scompiglio ed equivoci a non finire. Da un lato il sospetto da parte della moglie del parroco e di suo figlio, dall’altro l’adorazione che le tributa il figlio di Lady Shuttleworth fanno precipitare la situazione.”
E’ il quarto romanzo che leggiamo della von Arnim.
Ci spinge verso di lei la necessità di una lettura scorrevole, che sembri leggera perché grazie all’incredibile maestria di chi la scrive, i grandi temi sono solo un’ombra dietro le parole, ma un’ombra che si intravede, volendolo.
Abbiamo ritrovato qui lo stile di questa autrice australiana che sa rendere i suoi romanzi spumeggianti e sorprendenti.
In questo in particolare, la giovane Priscilla è una ragazza che brama di vivere, di fare esperienza autonomamente, scardinandosi dalle catene familiari e sbarazzandosi delle regole. Affronta la sua avventura piena di ottimismo, con la fisiologica incoscienza giovanile. Parte lasciandosi tutto alle spalle, fiduciosa non solo verso il destino ma anche nei confronti del suo fidato amico Fritzing, colui che le ha fatto assaporare il calice della libertà, dell’indipendenza.
“Priscilla aveva imparato ad amare la libertà, a vedere la bellezza della semplicità, della tranquillità, delle cose dello spirito. Fritzing gli aveva insegnato non solo a percepire quanto fosse ignobile, intensamente e disperatamente volgare dedicare il proprio tempo ai piaceri materiali oltre lo stretto necessario, ma anche a trovare la felicità guardando alla propria mente e non al corpo”
Quanto siamo in grado di adattarci ai cambiamenti, rinunciare alle nostre abitudini, rimodellarci?
Sulla sua pelle Priscilla si rende conto di quanto sia difficile sbarazzarsi del proprio io, di ciò che siamo sin dalla nascita. Con il passare dei giorni, nonostante i suoi sforzi, emerge la sua vera persona. I suoi modi principeschi faticano ad essere nascosti, il suo atteggiamento regale sembra impossibile da ammorbidire.
La finzione non è eterna e gradualmente, quasi inconsapevolmente, il nostro vero io riaffiora in superficie, mostrandosi.
Quasi da subito la von Arnim scatena una vera commedia degli equivoci dove si creano situazioni esilaranti che il lettore gusta alacremente. Via via che la trama si dipana, Priscilla e Fritzing realizzano l’impossibilità di trovare rimedio a tutto. Sono entrambi pieni di buona volontà ma essa non è sufficiente a trasformarli in ciò che non sono.
Un epilogo inaspettato, un arrivo sorprendente come solo la von Arnim sa architettare e si volta l’ultima pagina di una romanzo delizioso.
Bello, godereccio è il termine che affiora alle labbra terminata la lettura.
Stile arguto, ironico, sagace e frizzante. Una prosa fluida, equilibrata dove pochi personaggi riescono a tenere la scena con polso ed il lettore ne rimane soggiogato.
Ancora una volta consigliamo la von Arnim come lettura terapeutica del buonumore.