Un soggiorno a Roma? Federico Venditti vi porta a: Hotel Paranoia

Titolo: Hotel Paranoia

Autore: Federico Venditti

Editore: Nolica Edizioni

Pagine: 336

Prezzo: eur 14.25 su ibs

 

  • Copertina: 5♥ su 5
  • Storia: 5♥ su 5
  • Stile: 5♥ su 5

Maschio

45 anni
Prestante, di bell’aspetto. Attento alla forma prima della sostanza.
Venditore aggressivo ed accanito leader di una team di carrieristi.
Michele, un uomo fortemente carismatico votato al dio del potere come strumento di forza persuasiva.
Un protagonista (nonché voce narrante) individualista ed egocentrico e pertanto particolarmente antipatico. Lui che frequenta solo alcuni quartieri, che guarda la diversità con aria infastidita. Così sicuro di sé da non aspettarsi nessuna porta sbattuta sul muso, nessun no.
Invece arriva, quell’uscio che si chiude, il sipario che cala sulla vita da rampollo arricchito,.
Dalla vita griffata a quella a risparmio è un attimo, un salto improvviso e inaspettato e Michele si deve reinventare, rivedere le priorità, fare i conti della serva.
Ed ecco che si aprono i monumentali cancelli del Verano, il cimitero di Roma, un’isola di silenzio e mirabile architettura nel caotico quartiere di San Lorenzo.
Michele conosce Antonio, di cui prende casa e lavoro.
Non dimenticate questo incontro perché solo alla fine ne comprenderete il sottile legame.
Aprendo un cassetto, ne prende anche un po’ di vita. Legge cosa ha scritto e cosa ha ricevuto.
Tra quelle parole, nelle lettere stropicciate viene fuori la paranoia che nostalgia e solitudine possono alimentare.
Subdola manipolatrice, essa si fa strada tra i pensieri del protagonista, distorcendone affetti e legami col prossimo fino a diventare l’unico rifugio dove egli si possa sentire al sicuro. Un hotel sempre aperto in cui trovare la giusta distanza dal mondo che non vuole vedere.
“Un limbo sotterraneo che separava il mondo di sopra da quello di sotto”
Michele si scontra anche con l’ultima frontiera della dignità umana.
Una città nella città, una vecchia rete fognaria in disuso dove la dignità non si priva a nessuno.
Chissà se possiamo cambiare pelle, se siamo in grado di reinventarci, di guardare da un’altra angolazione. Chissà se Michele potrà fare tutto questo.
La scrittura carismatica compensa all’inizio la nostra profonda  antipatia verso il protagonista. Michele è il classico uomo di mezza età che crede pienamente in sé stesso, presuntuoso, superficiale con un ego smisurato.
Dopo una sessantina di pagine scocca con lui il colpo di fulmine perché il suo mondo patinato e posticcio cade in frantumi e vederlo scendere tra i comuni mortali è un sottile piacere.
Michele arriva ad punto di rottura ed è costretto a liberarsi della corazza.
Quello che trova sotto è una sorpresa anche per lui.
Questo romanzo racconta più storie, porta a galla tante realtà, sbriglia luoghi comuni. Dal protagonista partono più fili narrativi ed ognuno è uno sguardo schietto e sincero del nostro tempo.
L’ambientazione non è solo oggettivamente bella (il Lungotevere, Ponte Milvio, Pigneto) ma anche a noi molto cara. I luoghi trovati tra le pagine sono stati vissuti personalmente, calpestati. Sono loro a raccontarci la vita di Michele rendendo la lettura immersiva e avvolgente.
Piero, giovanissima cometa “che ha perso l’asse gravitazionale“, Veronica, stravagante e misteriosa ragazza, zio Franco e il suo esilarante trapasso a miglior vita.
E poi Michele, così arrogante e spocchioso all’inizio ma così umile e coraggioso alla fine. Abbiamo voluto bene a tutti, scoprendoli pian piano.
Con serietà ma anche ironia, con schiettezza resa leggera dalla penna dell’autore, questo romanzo porta con sé tante cose. Ne mette tanta di carne al fuoco e abbassa la temperatura con passaggi più leggeri e divertenti.
La depressione, invisibile nemica dell’uomo, si mostra con modestia e timidezza nonostante i suoi artigli siano inesorabili nel lacerare anche i più scaltri.
Una lettura avvolgente, ci ha tenute sulle pagine per 2 giorni intensi. Bravo Federico Venditti, bravo per tutto
Per averci portato in giro per Roma
Per essere stato capace di vederla da fuori come tutti ma anche da dentro, come pochi.
Per averci fatto conoscere anime fragili, invisibili e bisognose
Per averci lasciato nel cuore tante briciole di verità su cui riflettere a lungo
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