“E da quel momento nella testa di Maigret entrò in funzione una sorta di ingranaggio. Il suo cervello si mise a lavorare come una ruota dentata che si incastrava perfettamente con gli avvenimenti”.
Buongiorno, oggi caffè con
“Il porto delle nebbie” di G. Simenon.
Nel porto di Ouistreham, al nord della Francia, le giornate sono scandite dall’alta e bassa marea, dalla quale dipende il suo traffico navale.
Il paese è molto piccolo e tutti conoscono Joris, che viene avvelenato in casa sua, dopo essere stato recuperato dalla polizia a Parigi. Vagava muto, confuso, con sei biglietti da mille franchi in tasca e una cicatrice da pallottola nella testa.
L’inchiesta condotta da Maigret sarà ostica, osteggiata dagli stessi abitanti del paese, confusa dalle nebbie fitte del luogo, condizionata dalla marea, disorientata dalla pioggia incessante e dal mare in tempesta, ma il commissario con placida intelligenza la porterà a termine, scoprendo la verità.
Con una scrittura ferma, secca a tratti piacevolmente statica, ma incisiva e penetrante, con una ambientazione davvero suggestiva tra nebbie e maree, Simenon costruisce una storia che appaga il lettore, che lo soddisfa e lo stupisce con un finale denso di umanità.
Abbiamo scoperto tardi Maigret, ma già lo amiamo senza riserve.