Shirley di Charlotte Bronte

Titolo: Shirley

Autore: Charlotte Bronte

Traduttore: Sabina Terziani

Editore: Fazi

Pagine: 658

Prezzo: eur 16.50

  • Copertina: ♥♥♥♥♥/5
  • Storia: ♥♥♥♥♥/5
  • Stile: ♥♥♥♥♥/5

Shirley è una giovane, bella e ricca donna che ha ereditato dei terreni nello Yorkshire, e su uno di questi sorge una fabbrica di filati.

Il suo affittuario è Robert Moore, un uomo moderno e all’avanguardia che crede nel progresso e vuole sostituire la mano d’opera con le nuove tecnologie. Questa sua decisione però gli procurerà molti nemici.

Shirley diventa amica di Caroline, una giovane ragazza, timida, di umili condizioni che, essendo orfana, è stata cresciuta dallo zio, il reverendo Helstome.

Caroline è segretamente innamorata di Robert che pur essendo attratto da lei, non la reputa una moglie a lui adatta. I suoi interessi sono altri, crede nella sua filanda e pur essendo pieno di debiti, vuole ostinatamente portare a termine il suo progetto di rinnovo e modernizzazione della fabbrica.

È un progressista, vuole le macchine per sostituire una parte degli operai. Questa sua decisione lo renderà impopolare agli occhi di molti, che lo vedranno solamente come un uomo cinico e spietato.

Solo gli occhi di Caroline lo vedono diversamente, guardandolo in profondità colgono la sua vera essenza. Robert però mostra nei suoi confronti solo un tenero sentimento di affetto, mentre sembra interessato alla bella e indomita Shirley, la quale, al contrario, non mostra nessun interesse per il matrimonio.

Quando sembra tutto chiaro, quando sembrano definiti i ruoli ed i legami, iniziano a comparire altri personaggi, iniziano a succedersi eventi fortuiti ed equivoci,  che daranno al romanzo diversi colpi di scena tenendo il lettore sulle spine fino alle ultime pagine.

Parlare di questo romanzo non è semplice sia per la vastità degli argomenti trattati, sia per la loro complessità.
L’autrice attraverso un racconto apparentemente semplice scrive invece un vero romanzo sociale.
L’analisi politica, culturale e storica danno un taglio diverso a quest’opera rispetto alle altre della stessa autrice.
Il personaggio di Robert Moore diventa il pretesto per raccontare l’inizio di una rivoluzione industriale ancora in erba, o lo sconvolgente arrivo delle macchine con il conseguente malcontento della massa operaia che ovviamente perde il lavoro.
 “Robert Gerard Moore, nella figura  di mezzo straniero e di progressista integrale, appariva l’uomo più detestabile”.
Un’analisi attenta viene rivolta proprio alle classi meno abbienti in cui povertà, miseria e disperazione sono senza rimedio, in cui la mortalità infantile è altissima ed una febbre può essere spesso letale.
Siamo in una Inghilterra rigida, le classi sociali sono nettamente separate, senza nessuna possibilità di mescolarsi o anche semplicemente interagire.
Impossibili i matrimoni tra non pari, impossibile non considerare la servitù poco più di un attrezzo, di un utensile da cucina.
Con fermezza e lucidità l’autrice raccontando la storia di Pryor, una governante, (che poi si rivelerà essere legata a Caroline). Affonda senza pietà in una vera denuncia delle condizioni della servitù.
Uomini e donne al completo e totale servizio, senza possibilità di un’altra vita, senza possibilità di avere desideri, necessità, senza dignità.
E sempre con scientifica meticolosità in tutto il romanzo si parla di “femminismo”, si denuncia continuamente la situazione della donna, costretta a non poter esprimere né la sua volontà, né il suo pensiero e tanto meno le sue ispirazioni.
Il matrimonio è solo ciò a cui può aspirare. Solo così una donna può condurre una esistenza tranquilla.
“Sento che da qualche parte c’è qualcosa che non va per il verso giusto. Credo che le donne sole dovrebbero avere più possibilità di agire, occasioni migliori, occupazioni più vantaggiose di quelle che hanno adesso… Vedi le famiglie del vicinato con numerose ragazze da marito… I fratelli di queste signorine hanno una professione o sono negli affari, hanno tutti qualcosa da fare; le ragazze, invece, non hanno altra occupazione che non sia cucire o badare alle faccende di casa; nessun altro piacere che non sia un inutile andare in giro a fare visite e nessuna speranza di qualcosa di meglio nel futuro… Tramando, ingannano si agghindano per catturare un marito. “
Spesso accanto a ritratti di donne dotate di grandi potenzialità, di acume ed intelligenza, l’autrice ama mostrare uomini limitati, presuntuosi, pieni di sé, in modo da creare un contrasto stridente, con l’ironia che fa da padrona.
Ne deriva un ritratto sorprendente dell’epoca visto attraverso gli occhi moderni della Bronte.
La bellezza assoluta di questo romanzo sta nell’intreccio degli amori, nella minuziosa analisi della psicologia dei personaggi, negli equivoci perfetti, nella descrizione di sentimenti sommersi, negli sguardi ambigui, nelle frasi dette con gli occhi, nella sensualità scatenata da un fruscio di una veste, o nell’ardore causato da uno sfioramento.
La potenza dei sentimenti umani è viva in ogni pagina, fa emozionare il lettore, fa vibrare la sua anima che inevitabilmente ne è partecipe.
Anche il messaggio femminista, che è presente in tutto l’intreccio, contribuisce ad aumentare la sua potenza e la sua bellezza.
Tutto il romanzo brilla di una splendida luce data da una prosa fluida e poetica. Charlotte Bronte sa trasformare un ruscello, un boschetto, un semplice giardino fiorito in poesia e splendore. Un tramonto o una giornata di pioggia con la sua penna diventano spettacolari dipinti.
“In un calmo giorno che finiva in una serata cristallina, il mondo indossò le tinte del Polo Nord… Le colline apparivano di un blu lilla; rosso il tramonto di porpora scura, il cielo tutto di azzurro argento e ghiaccio. Quando apparvero le stelle, non erano d’oro ma di cristallo. Sfumature grigie o cerulee o di tenue smeraldo – fredde, pure, trasparenti – tinge vano   l’intero panorama. “
Una lettura irrinunciabile per chi ama i classici, per chi ama perdersi tra amori romantici, senza scadere mai nel melenso, per chi ama le atmosfere fatte di tè e chiacchiere, feste in giardino con piogge improvvise,  o chi ama perdere lo sguardo verso una brughiera  spazzata dal vento e viola di erica.
Senza mai perdere l’ironia e lo sguardo acuto  e critico, verso la realtà, l’autrice fa sentire la sua voce, da il suo autorevole parere su molti argomenti,  tratta temi ancora vivi ed attuali, che ancora oggi ci sentiamo di condividere con lei. Che classe!
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