Un libro appena uscito, che tra i lettori affezionati cerca di rendersi amabile e allontanare la nostalgia per personaggi ormai usciti di scena.
“Quello era il posto dove, se si vedeva una moto con due uomini senza casco e la paletta in mano inseguire uno scooter con a bordo dei ragazzini, si gettavano stoviglie e secchiate d’acqua dai balconi per impedirne l’arresto. Era il posto dove, all’ingresso in certi luoghi di gente non identificabile, si attivava un rapidissimo telegrafo senza fili per avvertire qualcuno di nascondere qualcosa e sparire.
Era un mondo dove commerci, scambi, esercizio di professioni avvenivano secondo un sistema di domanda e offerta che non prevedeva nessuna comunicazione all’esterno, tantomeno fiscale. “
di Maurizio de Giovanni.
Mina Settembre è un’assistente sociale che lavora a Napoli, nei quartieri più difficili. Un microcosmo chiuso, regolato da leggi autonome, in cui la realtà è sovvertita, la legalità viene derisa e ridicolizzata, in cui vige la legge del più forte.
Ma Mina conserva intatti i suoi punti di forza, la lealtà e il desiderio di aiutare il prossimo. Così si troverà imbrigliata in una pericolosa storia sfiorando, ignara, pericoli letali.
De Giovanni come al solito incanta e rapisce con i suoi personaggi, tiene il lettore incollato alle pagine, tocca con poesia e delicatezza argomenti complicati.
Sempre attento alle fragilità umane, ai dolori che cambiano gli uomini, all’amore che spesso distrugge, alle vite segnate, spezzate e senza scampo sa mettere su carta l’invisibile rendendolo poesia.