Titolo: Scacco all’Isola
Autore: Alessandra Fagioli. Romana di nascita ma elbana di origine, trascorre le sue estati in una casa di pescatori a picco sul mare, ambientazione suggestiva per mille storie. Docente universitaria e autrice di saggi e articoli, . con questo testo entra di diritto nei titoli proposti all’ambìto premio strega 2021
Editore: Robin
Genere: noir
Pagine: 280
Prezzo: eur 18.00
- Copertina: 4♥ su 5
- Storia: 4♥ su 5
- Stile: 5♥ su 5
Scelto tra i titoli candidati al Premio Strega 2021 questo romanzo affianca ad una trama investigativa una grande generosità nel descrivere un’ambientazione di colori e armonie realistiche che lo rendono ancor più intrigante.
L’Elba è l’isola perfetta.
Piccola da poterla circumnavigare in un giorno, grande per nascondere mille segreti
“Una sequenza frastagliata di golfi e punte, insenature e promontori che circondano paesi e colline, boschi e vette, la più alta sopra i mille metri”
Il primo personaggio che si affaccia alle pagine è Emma Lamon e il mostro della solitudine, quel senso di sfida latente che non l’abbandona mai.
Il limite da superare sempre in vista, il pericolo sfiorato e poi quel giorno in cui il destino è stato più furbo di lei.
Il mare è diventato un nemico ed Emma lo guarda adesso solo attraverso gli occhi dei ricordi, da una baita in montagna, con i piedi piantati a terra.
Dall’altra parte c’è Anna, anche lei legata al mare dall’infanzia ma ora cittadina livornese. Appena sveglia sale sul ring: un marito paraplegico, ex architetto depresso, due adolescenti inetti e privi d’identità se non come cliché, ed un lavoro sulle spalle, commissario capo sezione omicidi.
Emma ed Anna sono distanti, fisicamente per scelta di vita e mentalmente per le esperienze collezionate, ma la valigia dei ricordi che immaginiamo in mezzo a loro è di entrambe, in comune.
Lo sguardo però deve essere puntato sull’isola.
Un ingegnere informatico.
Un fotografo
Poi un attore, un professore.
Gli omicidi si susseguono in maniera macabra con un legame che sembra sfuggente ma forse la verità si trova proprio nel saper cogliere le loro differenze.
“Un delitto senza assassino… è come un omicidio senza cadavere”
Allo scenario professionale che si mostra incalzante come un appuntamento irrinunciabile, Anna aggiunge anche quello domestico. La sua famiglia è complicata oltre l’immaginazione.
Ma una cosa ha imparato dalla vita e dalle esperienze, quella di non prendersela sul personale se i figli le rispondono male, se il marito è depresso, se il questore le urla in faccia il suo fallimento.
Gli omicidi sono legati tra loro?
Lei continua a girare intorno ai pochi indizi che ha in mano, li osserva, ci riflette. Chiama Emma, rivangando un passato di bei ricordi in cui entrambe erano giovani e spensierate.
Emma è colei che un tempo di delitti se ne intendeva perché prendevano forma nella sua mente e poi sulla carta ed Anna oggi ci ragiona a voce alta e cerca quello scambio costruttivo che può avvenire solo se c’è fiducia nell’altro.
La prima non scrive più, dopo l’incidente che ancora le disturba i sogni, la seconda prova a fare breccia nel muro del terrore che paralizza l’ex scrittrice.
Il cerchio piano piano si stringe, assottigliando i margini di incertezza.
A volte è sufficiente solo un cambio di prospettiva, uno sguardo posato da un’altra angolazione per illuminare di luce ciò che prima non si vedeva.
Le tessere prendono posto tutte insieme e mostrano un’immagine agghiacciante.
Un paesaggio mozzafiato fatto di colori e profumi, contorni che sfumano nel mare: il giallo ocra degli alberi, la trasparenza dell’acqua, l’azzurro del cielo limpido.
La protagonista, Anna, è una donna con cui da subito si solidarizza perché è riuscita ad affermare la sua professionalità in un ambiente impietoso in cui ogni giorno ci si confronta con la differenza del crimine ma anche con il maschilismo dei colleghi.
Tanta tenerezza per Emma, la sua amica, che porta dentro di sé gli incubi di una brutta esperienza ma che, quando si tratta di delitti, in maniera innata riesce a tirare fuori quel suo essere razionale e lucido tipico di una scrittrice di gialli quale è.
La storia si svolge in giro per l’Italia. Dal centro medioevale di Viterbo alla maestosità della Reggia di Caserta, dalla suggestiva Basilica di Santa Giustina di Padova fino al torinese.
È stato molto suggestivo seguire la protagonista nelle sue trasferte lavorative. Ogni volta un borgo, una piazza, o un giardino italiano si sono aperti ai nostri occhi nella loro mirabile bellezza.
Su e giù per la penisola la storia prende forma, ma i delitti non hanno una loro continuità ed il lettore rimane sempre in sospeso non riuscendo a raccogliere se non pezzi isolati.
C’è un vero e proprio senso di sospensione durante tutto il corso della lettura che porterà ad un epilogo vero e proprio solo a 6 pagine dalla fine. Prima di queste infatti sarà praticamente impossibile dedurre chi sia il colpevole.
La scrittrice è stata abile nel tenere la trama sfuggente.
Ci sarebbe piaciuto un approfondimento maggiore sulle dinamiche familiari di Anna poiché è da subito evidente che la sua situazione dentro casa è molto complessa. Soprattutto il marito avrebbe meritato molto più spazio a livello psicologico.
La speranza è che il commissario Anna Tesei ci faccia compagnia in altre avventure sempre con la stessa leggerezza che abbiamo trovato in questo romanzo che nulla toglie alle sue abilità investigative.