Rosso Botticelli di Stella Stollo

Titolo: Rosso Botticelli

Autore: Stella Stollo. Autrice italiana già apprezzata con il meraviglioso libro “Le impressioni di Berthe” che trovate qui sul blog

Editore: Graphofeel

Pagine: 316

Prezzo: eur 16.00 – brossura

  • Copertina: ♥♥♥♥♥/5
  • Storia: ♥♥♥♥♥/5
  • Stile: ♥♥♥♥♥/5

 

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Immaginate un mercato pieno di pigmenti, candele e inchiostro, erbe essiccate e unguenti.
Si sente l’odore di dolcetti fragranti di spezie, la piazza è gremita di gente.
Siamo a Firenze, il pittore Filippino Lippi ha mandato il suo aiutante a comprare il bianco san Giovanni, fondamentale per l’incarnato su tela.
La città è in subbuglio, negli ultimi mesi ci sono stati degli omicidi, tutti fatti dalla stessa mano.
Filippino sa di questi fatti.
Botticelli è stato allievo di suo padre e lui a suo volta lo è del maestro.
L’arte non è più solo un valore materiale ma è diventata anche un potere spirituale, forte, indipendente. Lo scopo del pittore è quello di ritrarre la bellezza, suscitando un amore forte, tale da condurre l’anima verso la salvazione.
L’allievo è sempre nella sua bottega di via Palazzuolo ma ascolta le voci della strada perché sembra ci sia un legame tra quelle morti ed il dipinto a cui sta lavorando Sandro Botticelli “La primavera”.
Un quadro suggestivo che attira come una calamita gli sguardi delle persone.
Tela concepita come talismano per il viaggio verso il nuovo mondo di Amerigo Vespucci.
Esso nasconde una storia che Botticelli si trova costretto, nel corso del racconto, a svelare poiché le gesta dell’assassino si fanno incalzati. Non è solo quest’ultimo ad aver preso spunto dal dipinto. Lo stesso autore si fece influenzare dalla brutale e violenta forza animalesca che aveva imperversato tra le strade fiorentine tempo addietro.
Ma c’è anche tanta grazia In questo quadro, e tanto amore. Il lettore può frugare tra i ricordi del maestro Botticelli, quando la sua modella, la sua amata Simonetta c’era ancora.
Le ore passate con il carboncino in mano, gli occhi sfavillanti che guizzano dal foglio alla donna e poi ancora al foglio, lo sforzo di stare fermi nella stessa posizione, il gessetto che scivola velocemente sulla carta mantenendo la stessa intensità.
Riuscite cari lettori a vedere la modella con gli occhi del Botticelli?
“i lunghissimi capelli d’oro rosso lambiscono come fiamme i profili delle sue forme e scendono fin sotto i fianchi, alcune ciocche più corte si fermano a sottolineare il turgore dei seni sotto la stoffa leggera”
Riuscita a vedere come il grande artista ha regalato la sua amata il dono più grande: dipingerla su tela e renderla così eterna?
Botticelli non è soltanto un pittore. È anche un uomo di lettere e possiede una grande intelligenza. Fa parte dei fedeli del Giglio, una confraternita dove il vincolo della fratellanza è molto forte e le conoscenze sull’umanità intera e sulle scienze degli antichi sono celate da un segreto che va difeso a costo della vita.
Anche Dante Alighieri ne fece parte.
Pagina dopo pagina, scopriamo come il pittore si sia fatto ispirare a dipingere le tre grazie che danzano in cerchio, un’immagine realmente catturata dai suoi occhi durante una festa.
Ascoltiamo anche le voci che girano intorno a quella carta geografica (di cui il quadro ne sarà talismano) osteggiata dalla Chiesa che si dice possa portare oltre le colonne d’Ercole, e sentiamo il nome di un esperto navigatore ancora poco conosciuto:  Cristoforo Colombo.
Guardiamo meravigliati come la polvere di lapislazzuli unita ad altri ingredienti naturali doni un celeste unico
“…un colore divino e magicamente trasferibile sulla tavola per dare corpo e vita alle idee di un pittore”
Si sente l’eco dell’Eterno conflitto tra lo Stato e la Chiesa, tra scienza e religione. Si percepisce il dramma della condizione femminile, si sente la voce di Ipazia, emblema dei soprusi, del malcostume, ma soprattutto della chiusura mentale che accompagnava le menti dell’epoca e che non aveva nessuno spiraglio di apertura nei confronti di una donna come essere pensante e di valore.
Si prende parte al grande dilemma se oltre il confine visibile a occhio nudo la terra continui girando sfericamente o se finisca.
Si filosofeggia sull’amore e le sue forme, condannate dalla Chiesa ma non da Dio.
Si giunge all’epilogo con gli occhi pieni di immagini e colori, con l’odore delle tempere, dell’olio per diluirle.
La Stollo ha costruito anche lei un’opera d’arte attraverso le parole che, una dopo l’altra, formano un quadro perfetto. Un quadro narrativo fluido e particolareggiato, evocativo e avvolgente.
L’atmosfera che si respira è suggestiva e realistica tanto da poterla veder scorrere davanti e quasi toccarla.
Personaggi anche solo accennati ma che aprono un mondo di sapere e conoscenze come Leonardo, quel giovane dal sorriso facile e dalla cordialità spontanea che diventerà il famoso ed irraggiungibile da Vinci che tutti conosciamo.
Durane tutta la lettura abbiamo avuto una sensazione quasi fisica di essere nella Firenze cinquecentesca tra pennelli e tele. Il quadro “La Primavera” lo abbiamo visto prendere forma, dal carboncino alle prime ombreggiature, dalle pose ai simbolismi.
Nel finale, le parole del Botticelli per il suo dipinto polisemico sono state una meravigliosa conclusione di un viaggio nell’arte, andato di pari passo al mistero delle morti violente che hanno regalato ritmo e curiosità alla narrazione.
Avvicinare l’arte della pittura alla narrativa, romanzando quel tanto che basta per farla diventare protagonista richiede una capacità a tutto tondo che la Stollo ha dimostrato già con la sua precedente opera e questo secondo romanzo ne è una conferma.
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