Piccola di Edward Carey

Titolo: Piccola

Autore: Edward Carey

Traduzione: Sergio Claudio Perroni

Editore: La nave di Teseo – 2019

Pagine: 582

Prezzo: eur 19.00 brossura

 

 

  • Copertina: ♥♥♥♥♥/5 Calzante
  • Storia: ♥♥♥♥♥/5 Incredibile
  • Stile: ♥♥♥♥♥/5 Stuzzicante

Sono andata tante volte a Londra durante i mie viaggi. L’ho amata sin dal primo momento.

L’ho girata con la cartina in mano, mescolandomi tra la gente e lasciandomi stupire ogni volta di più. La prima volta che sono entrata nel Museo delle cere ho bruciato il cellulare a forza di fotografare vecchi e nuovi attori, politici e storici, scrittori e cantanti. Estasiata da quanto una statua possa essere uguale all’originale, solo senza respiro.

Ma la parte che mi colpì la prima volta e le successive non è questa. E’ la Londra grigia e fumosa cui si accede dopo, i vicoli bui e malfamati, le donne sudicie e sciatte, i bambini con lo sguardo già adulto, i mendicanti, gli storpi, le case sgangherate, il sentore della peste. Questa è la Londra che incontrano i visitatori del museo, attraverso gli occhi di chi l’ha vista e vissuta realmente, occhi di una “Piccola” bambina il cui nome ha attraversato i secoli ed è diventato incancellabile.

Lei è Madame Marie Tussaud e questo romanzo ci narra la sua storia.

” Da una finestra guardai il boulevard pullulare di gente, dall’acchiapparatti all’aggiustatore di piatti, dal portatore d’acqua a quello di portantine, dal fabbricante di mattoni al mercante di piume: il popolo di Parigi stava affluendo. Nel boulevard gli opposti si mischiavano: aiutanti di parruccai spolverati di farina camminavano accanto a carbonai ricoperti di polvere nera. E in mezzo a loro c’era il popolo del boulevard che urlava: musicisti, ambulanti, burattinai, venditori di giocattoli, attori con costumi sgargianti, un uomo che portava a spasso un grosso orso, ciechi che suonavano il violino, bambini che cantavano, vecchi che ballavano, mangiatori di fuoco, mangiatori di spade, un grande circo di gente straordinaria”.

Marie crebbe circondata da figure singolari che influenzarono enormemente sia la sua indole che la sua immaginazione.

Il dottor Curtius era un uomo dall’aspetto spettrale, solitario, schivo, maniacale.

Abile nella manipolazione della cera, meticoloso nel ricreare iniziando dall’aspetto umano più intimo: gli organi.

Nelle persone vedeva solo modelli da realizzare, ne studiava ogni più piccola caratteristica e li ricreava con cura. Fu la fonte di ispirazione di Marie.

Al suo fianco la dispotica vedova Picot, che vestiva quei modelli senza vita e ne faceva guadagno. Grazie e lei Marie divenne più testarda, più scaltra e più decisa.

Poi Jacques, un selvaggio bipede che portò con sé storie di sangue e morte, veleno e assassini. Grazie a lui Marie toccò con mano la bestialità umana comprendendo che solo portandola alla luce essa perdeva di malvagità.

Edmond, così strambo, enigmatico eppure così trasparente per lei. A lui si devono i sentimenti buoni.

Intorno a Marie si creò un microcosmo distorto, lugubre e macabro che non le faceva impressione anzi. La sua conoscenza e le sue mani si muovevano sicure sull’anatomia del corpo umano, il suo sguardo si affinava, la sua memoria registrava ogni dettaglio.

La necessità di riprodurre materialmente ciò che vedeva, le persone che conosceva, divenne indispensabile.

La cera, sua amica, sua compagnia, si prestava magnificamente alla lavorazione ed alla riproduzione. Da essa prese forma Voltaire un attimo dopo aver  esalato il suo ultimo respiro, Luigi XVI° dopo aver finito di essere un uomo qualsiasi, sfuggendo per un attimo ai suoi doveri reali, Marat indurito dalla morte violenta, Maria Antonietta nell’intimo momento del desinare.

La cera di Marie permetteva al povero di avvicinarsi al ricco, al buono di guardare da vicino il cattivo.

Il museo delle cere divenne un posto di uguaglianza, dove l’etichetta veniva messa da parte e un fabbro poteva permettersi di guardare da vicino e negli occhi il suo sovrano.

Uno stile particolare, una sintassi studiata per alleggerire le tante pagine e rendere il contenuto terribilmente intrigante.

Frasi brevi, dialoghi veloci e descrizioni sintetiche ma precise e su misura. A metà tra il racconto e il dialogo interiore, con disegni non solo magnifichi ma inaspettati.

E’ stato un romanzo sorprendente che ha assolutamente appagato e soddisfatto il mio grande interesse per la storia che si nasconde dietro le cose che mi piacciono.

Adesso non mi rimane che tornare per l’ennesima volta a Londra, ed ora sarà con un gusto sopraffino che varcherò le porte del Museo delle cere di Marie Tussaud, perché sapere chi è stata mi farà quasi sentire di averla al fianco.

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