Orgoglio e pregiudizio: riflettiamo con Elizabeth

Elizabeth e Mr Darcy.
Quanta stizza vedere la loro attrazione e non potergli suggerire di essere più chiari, di sbottonarsi di più.
Che rabbia tutti quei fraintendimenti dettati dall’orgoglio di sentirsi superiori e dai pregiudizi che la testa costruisce con materiale di scarto.
Secoli fa, quando abbiamo letto questo romanzo, eravamo sprovvedute giovincelle ancora in cerca del principe azzurro. Darcy ci stava antipatico anche se era un figo. Elizabeth ci faceva girare le scatole perché posata come una statua di cera, acida come lo yogurt magro.
Sono passati anni, tanti, e quel libro lo abbiamo ripreso in mano perché a pensare a quella giovane donna in costume ci è sembrato di vedere molto di più di quanto avevamo fatto all’epoca.
Cosa abbiamo colto adesso che prima ci è sfuggito?
Elizabeth è nata e cresciuta in una società in cui la donna aveva considerazione scarsa e poco spazio per potersi muovere.
Veniva considerata solo alla stregua del matrimonio che le dava valore e rispettabilità. Su di lei non si puntava, a lei non si lasciavano scelte di vita.
Sempre un passo indietro  all’uomo.
Le coetanee di Elizabeth si alzavano la mattina in cerca di un marito. Puntavano orecchie bioniche al rumore di feste e salotti.
Lo scopo delle loro giornate era agghindarsi e farsi belle per trovare quel buon partito che le avrebbe fatte fuggire di casa dando l’illusione della libertà ma in realtà semplicemente chiudendole in un’altra prigione.
Lei no.
L’eroina della Austen ha un caratterino da zitella. Rispettosa, educata, responsabile ma se le si pestavano i piedi, la lingua non sapeva tenerla a freno.
Se ne fregava di ciò che scatenavano le sue opposizioni, se ne infischiava se perdeva la sua aura femminile e se i corteggiatori prendevano il largo.
Lei era fedele a sé stessa, coerente con le sue idee. Non accettava sgarbi se ingiusti sulla sua persona.
Non tollerava la supponenza né l’arroganza se minavano l’integrità del suo essere. E poco le importava che Darcy era un modello di Vogue. Per lei c’era qualcosa di più importante dell’aspetto esteriore: la dignità.
Elizabeth non avrebbe resistito nella nostra epoca dove l’omologazione vince su tutto. Non avrebbe tollerato di dover tacere in alcuni ambienti per poter essere accettata, di dover far leva sulla beltà per avere successo, di dover mostrare la sua frivolezza per riscuotere consensi.
Lei si sarebbe trovata veramente male in questo secolo dove ancora tante, troppe donne, rifuggono dalla diversità, non vogliono essere loro stesse ma preferiscono confondersi con le le altre. Si sarebbe piccata nel vedere che nulla è cambiato dai suoi tempi.
L’uomo cerca sempre di tenerci al guinzaglio, la società ci rigurgita modelli che ci sminuiscono.
” Non puoi, per amore di una persona, mutare la sostanza dei principi e dell’integrità morale, come non puoi cercare di convincerti, o di convincere me, che l’egoismo è prudenza, e l’incoscienza del pericolo una garanzia di felicità”
Cara Elizabeth, ti immaginiamo con gli occhi scuri e profondi che stai per esplodere, come quando Darcy non ti ha invitata a ballare perché eri troppo poco per lui.
Dillo tu alle ragazze di oggi che la rivoluzione inizia tra le mura domestiche e che non c’è bisogno di armi.
Dì loro che si vale a prescindere dagli altri, che si sceglie con la testa e col cuore.
Spiega quanto sia importante rimanere coerenti con sé stesse, tu lo hai fatto ed il grande amore lo hai trovato comunque.
Ricorda loro che non bisogna dimostrare nulla a nessuno.
Non è un marito che fa la differenza bensì quello che si è scelto di fare per amore.
” Vi è una ostinazione in me che non tollera di lasciarsi intimidire dalla volontà altrui. Il mio coraggio insorge a ogni tentativo di farmi paura”
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