Omicidio a Road Hill House – K.Summerscale

Titolo: Omicidio a Road Hill House. Ovvero invenzione e rovina di un detective

Autore: Kate Summerscale

Traduzione: Luigi Civalleri

Editore: Einaudi – 2010

Pagine: 332

Prezzo: 13.00 eur

 

Copertina: ♥♥♥♥♥/5 Suggestiva

Storia: ♥♥♥♥/5 Misteriosa

Stile: ♥♥♥♥♥/5 Impeccabile

 

All’alba di una mattina di giugno del 1860 ancora fredda, la bambinaia Gough vide la culla del piccolo Saville Kent, a lei affidato, vuota.

Certa che il bimbo fosse andato in camera dei genitori, come aveva già fatto altre volte, non se ne preoccupò.

Solo più tardi si scoprì che del piccolo non vi era traccia. La voce si sparse rapidamente. La bambinaia alla cuoca, poi alla domestica che lo riferì alla lavandaia che si fece udire da un pastore lì vicino che si recò in paese.

In poche ore buona parte del circondario sapeva della scomparsa.

Il corpicino del bambino fu trovato poco dopo, massacrato. Nessun’arma, solo una coperta intrisa di sangue.

Il caso rese necessario aprire un’inchiesta. Nonostante il giudice, svolti gli interrogatori di rito, volesse chiudere il fascicolo dando la colpa a ignoti, la piccola giuria formata da 10 umili lavoratori si intestardì per “disturbare” anche i membri della famiglia Kent, fino a quel momento trattati con eccessivo riguardo.

La decisione di continuare le ricerche, convinti che proprio dentro la villa dove era stato compiuto l’omicidio, si nascondesse il colpevole, diede grande eco al fatto che arrivò fino a Londra.

In epoca vittoriana, l’idea di indipendenza individuale era molto legata a quella dell’inviolabilità domestica ove nulla di brutto poteva accadere. La dimora rappresentava protezione e sicurezza. L’idea che l’ignoto, la bestialità, avessero potuto superare chiavistelli e lucchetti emotivi di Road Hill House, rendeva necessario dare un volto all’assassino.

“…in questo Paese chi occupa una dimora, sia essa grandiosa o modesta, possiede un diritto inalienabile che lo protegge da ogni sorta di violazione. Nessuno può varcare la sua soglia…

E’ con questo pieno, innato senso di sicurezza che ogni inglese pensa alla sua casa come a un santuario inalienabile

Da Scotland Yard entrò così in scena l’ispettore Jonathan Wicher.

“…ottima memoria, capacità di cogliere i particolari più incongrui di una scena, intuito psicologico e sicurezza di sé”

L’investigazione, seppur agli esordi, era in parte apprezzata perché in grado di esorcizzare i crimini. Da un altro lato però qualcuno la considerava fastidiosa poiché metteva il naso nelle sfere umane più intime. In una Inghilterra che continuava ad essere scettica e sbalordita dai primi passi del nascente spionaggio, la scienza investigativa riuscì comunque a gettare i suoi primi rudimenti.

“Anonimi e privi di segni distintivi di classe com’erano, nel sottobosco londinese furono soprannominati Jacks: un nome assai comune, che sottolineava l’impossibilità di distinguerli dalla massa”

L’arrivo di Wicher a Road Hill House generò subito dei cambiamenti. Egli mise mano al passato della famiglia Kent, scoprendo situazioni non piacevoli.

All’epoca dell’omicidio, Mr Kent era alle sue seconde nozze. Le prime si erano trasformate in una brutta copia di Jane Eyre, costringendolo al cambio di svariate abitazioni per salvaguardare la reputazione familiare. Road H.House rappresentava il domicilio definitivo dopo la morte della prima moglie, numerosi figli, il matrimonio con la governante.

Ma come ve la immaginate, cari lettori, questa Road Hill House?

La piantina presente nel libro è molto dettagliata e permette di farsi un’idea ben precisa della disposizione delle stanze e dei passaggi per accedere dall’esterno. Ben 19 locali, una villa labirintica in cui si aprono infiniti nascondigli.

Proprio dopo una minuziosa ispezione degli spazi, l’ispettore Wicher iniziò a mettere in pratica l’approccio investigativo: intuizione, istinto nell’individuare i fuori posto, risolutezza nei ragionamenti ed ecco la prima ipotesi.

Chi era stato?

Il padre, sorpreso in atteggiamenti amorosi con la governante? Quest’ultima forse? Stanca magari di avere a che fare con un bambino troppo sveglio e curioso? Potrebbe essere stato qualcuno esterno alla casa, animato da vendetta poiché l’impiego di Mr Kent lo rendeva particolarmente antipatico?

Potrebbe essere stata colpa di William, figlio di primo letto? In fondo il piccolo Saville non solo gli aveva rubato l’eredità ma anche la stima del genitore che stravedeva per lui. Allora l’assassino potrebbe anche essere stata Constance, sorella di William, anche lei messa da parte dopo le seconde nozze?

Le notizie delle ricerche, spinte dalla crescita della cronaca giudiziaria e dall’uso del telegrafo elettrico, raggiungevano le case più lontane. Gli inglese pretendevano un nome, un volto da condannare. L’idea che dentro le mura domestiche, considerate da sempre un luogo sicuro e sacro, potesse nascondersi qualcuno in grado di mettere le mani sulla creatura tra le più innocenti e sacrificarla brutalmente, rendeva ogni casa, ogni famiglia, potenzialmente esposta al male.

Quanto accaduto a Road Hill House venne discusso per un tempo indicibile e, ad oggi, possiamo dire che sulla base dei fatti che scoprirete leggendo il libro, il caso fu chiuso ma non risolto completamente. I protagonisti di quella notte sono stati tutti sospettati, complici, testimoni alternativamente. Ognuno ha fornito una tessera del puzzle ma in totale mai in un numero sufficiente per completarlo.

L’autrice è stata magistrale nel rendere con la sua prosa questo senso di irraggiungibilità.

Ha trasformato la sua penna in una torcia che illumina solo per brevi istanti gli angoli bui di Road Hill House facendo immediatamente ripiombare tutto nell’oscurità.

Uno stile pulito, ordinato nonostante la ricchezza dei dettagli che fanno del contenuto una precisa ricostruzione dei fatti storici. Forse questo è proprio l’aspetto che ci colpisce maggiormente. Aver trasformato date, resoconti, singoli episodi, in un unico lungo, fluido e minuzioso testo.

Mentre memorizziamo pagina dopo pagina, le sfumature di una verità inafferrabile, parallelamente la Summerscale ci incuriosisce sulla nascita del genere poliziesco e sulla figura dell’investigatore che si fa largo tra la polizia con un nuovo modo di approcciare il crimine.

Solo alla fine dell’800 e dopo i fatti di Road Hill House, il celebre Sherlock Holmes contribuirà, senza saperlo, ad alimentare il rispetto e la stima per questo inedito impiego.

Una lettura inaspettata e promossa. Questo libro è stato di un sottile ed incredibile intrattenimento. Lo consideriamo l’equilibrio perfetto tra documentario su carta e romanzo giallo, libero da licenze poetiche.

Vi accorgerete da subito che lo strazio per la morte di un bambino, l’orrore di tenerne il corpicino sul tavolo per l’autopsia, l’esame delle ferite sono filtrati dalla lente investigativa che permette un distacco emotivo dagli eventi. Non sentirete sulla pelle il dolore della madre, l’atmosfera triste della casa, i volti stravolti dal dolore. Al contrario seguirete l’ispettore Wicher con razionalità e freddezza riuscendo a calarvi nei panni perfetti di un vero investigatore. Grazie Kate Summerscale per averci regalato questo gioco di ruolo.

 

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