Non mi piacciono i film di Anna Magnani – M.Pacelli

Titolo: Non mi piacciono i film di Anna Magnani

Autore: Mario Pacelli. Funzionario della Camera dei deputati, da sempre interessato a inchieste ed archivi storici. Docente di diritto pubblico a Roma, è autore di diversi saggi di stori parlamentare

Editore: Graphofeel

Pubblicazione: ottobre 2019

Pagine: 146

Costo: euro 15.00

  • Copertina: ♥/5
  • Storia: ♥♥♥/5
  • Stile: /5

 

Siete mai stati a Cinecittà? Oggi è una strada anonima, molto trafficata e che ha perso il fascino di un tempo. Negli anni del primo dopoguerra, era un posto magico, dal sapore esotico, un cassetto di sogni realizzabili.

Si vedevano spesso, nelle ore più disparate, fila di persone di diversa età, diversa estrazione sociale. C’era il ragazzino con gli stracci addosso e la voglia di diventare qualcuno, c’era la casalinga annoiata, l’adolescente in cerca di una femminilità sfuggente, il dongiovanni, il pensionato.

Gli studi dell’omonimo quartiere romano, campo di concentramento delle truppe alleate, aveva riaperto i suoi teatri ed accoglieva a braccia aperte una comunità che voleva scrollarsi la pesantezza della guerra con una comparsa fugace sullo schermo da rivendersi poi con pareti e amici.

Siamo negli anni ’50, una legge ci rende terra di rinvestimenti cinematografici. Diveniamo una Hollywood sul Tevere, ma non per questo meno affascinante. Dalla nostra abbiamo la storia, quella dei Cesari, che rende gli scenari ancor più suggestivi.

Wilma Montesi, una giovane di modeste origini, fidanzata e brava ragazza, è una delle tante piccole comparse dello schermo. Forse proprio in un ambiente che stava prendendo vita ma certamente che non mancava di torbidezza, la ragazza ha fatto delle conoscenze che hanno messo un punto al suo futuro.

L’11 aprile 1953 infatti viene trovata morta sulla spiaggia di Torvajanica, un luogo che non ha nulla a che vedere con la riqualificazione che ha subito nel tempo. Una spiaggia allora poco frequentata, nessun locale, solo rocce ed il mare che implacabilmente affoga una giovane vita.

Sin da subito qualche pecca burocratica e alcuni particolari non permettono di credere al tragico incidente. A partire dal primo articolo del giornalista Menghini in avanti, gli avvenimenti del fascicolo Montesi si contraddicono, si ritrattano.

La giustizia sembra quasi volersi sbrigare a chiudere il caso. Testimoni sembrano uscire come funghi.

Il “Quarto potere” dà inizio ad un dibattito mediatico in cui personaggi noti e potenti avranno un ruolo, anche se marginale. Si apre uno scenario completamente diverso dall’idea di una scappatella d’amore. I giornali raccolgono particolari inediti, nascosti o taciuti che ogni volta rimettono in discussione le posizioni prese.

Il caso Montesi è stato una bomba in una società che voleva a tutti i costi un mondo felice, rosa e fiori. Si voleva lasciare alle spalle la miseria del conflitto, la vita di stenti e di rinunce.

La “dolce vita” di Fellini, che uscirà qualche anno dopo, dà il nome a quell’atteggiamento positivo ed ottimista, fiducioso e sereno a cui l’italiano medio bramava. E la classe politica non può far altro che muro verso tutto ciò che possa minarne la certezza

Non possiamo biasimare lo stato d’animo del periodo. Il nostro paese si stava lentamente riprendendo dai morti, dalla distruzione delle città. Si vuole vivere felici, mangiare tutti i giorni. A Roma la politica è o fa credere di essere garante di uno status di cui ci si sentiva creditori verso la Storia.

I Ministeri, le associazioni culturali, i sindaci, i circoli ed i partiti aprono spazi ai cittadini e offrono i cambiamenti attesi. Nascondono in realtà un mondo sommerso, sporco e disonorevole dove questi valori si ombrano di altri desideri poco puliti. E’ un assaggio della corruzione, della corsa al potere di cui un tempo come ora siamo vittime.

Wilma Montesi, inconsapevolmente, è stato uno dei casi che ha aperto una breccia nel perbenismo venduto come inattaccabile ed indistruttibile.

Pacelli, con sapienza e preparazione, ci porta nei tortuosi vicoli della strada legale, mostrandoci come un caso apparentemente slegato da tutto in realtà sia stato precursore di un castello di carta in precario equilibrio.

Un racconto conciso, dovizioso di particolari, nomi, date e legami, pregno di dubbi con cui il lettore si trova subito d’accordo. Un excursus di cronaca che tralascia volutamente l’aspetto emotivo delle persone coinvolte per calcare la penna sull’onda d’urto che il caso ha rappresentato per l’Italia del tempo.

La nostra preparazione universitaria ci ha permesso di apprezzare completamente la lettura, trovando necessari quei passaggi che ad altri potrebbero suonare troppo tecnici o impoveriti del lato umano. Questo testo parla di fatti, nudi e crudi, fa ipotesi, lancia interrogativi e sprona a vedere oltre.

Interessante approfondimento, curioso sguardo al passato.

 

 

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