Titolo: Nel silenzio delle nostre parole
Autore: Simona Sparaco. Scrittrice e sceneggiatrice. Dopo aver preso una laurea inglese in scienze della comunicazione e aver vissuto all’estero, spinta dalla passione per la letteratura è tornata in Italia e si è iscritta alla facoltà di lettere, indirizzo spettacolo. Ha poi frequentato diversi corsi di scrittura creativa, tra cui il master della scuola Holden di Torino. Ha pubblicato un suo racconto nella raccolta The sleepers. racconti tra sogno e veglia edito da Azimut nel 2008. Tra i suoi romanzi,
Nessuno sa di noi (2013) è stato un istantaneo bestseller, vincitore del Premio Roma e finalista al Premio Strega, mentre Se chiudo gli occhi (2014) è stato vincitore del Premio Selezione Bancarella, del Premio Salerno Libro d’Europa e del Premio Tropea. Con DeA Planeta Libri ha pubblicato Nel silenzio delle nostre parole (2019), aggiudicandosi la vittoria della prima edizione del Premio DeA Planeta.
Editore: Dea Planeta
Pubblicazione: maggio 2019
Pagine: 279
- Copertina: ♥♥♥♥♥/5
- Storia: ♥♥♥♥♥/5
- Stile: ♥♥♥♥♥/5
Berlino dorme, così come gli abitanti di un comunissimo stabile. Da un appartamento di questo palazzo si sviluppa un incendio, forse un semplice cortocircuito da malfunzionamento, le fiamme e il fumo sorprendono gli abitanti nel sonno.
Alice, giovane studentessa in Erasmus, non dovrebbe essere lì perché i genitori avevamo pensato per lei un’altra sistemazione, ma lì vive Mathias, il ragazzo di cui Alice è perdutamente innamorata, e con cui vuole condividere tutto, anche il suo appartamento.
Polina, ballerina classica, con un corpo che dopo la gravidanza non sente più suo, come non sente suo il figlio di pochi mesi che piange incessantemente e che ha distrutto la sua carriera e prosciugato completamente le sue energie.
Naima, ormai anziana, su una sedia a rotelle non ha più un briciolo di quella forza e di quella fierezza che le ha fatto lasciare l’Africa quando si è innamorata pazzamente di Gerard. Insieme si sono trasferiti a Berlino per crescere il loro unico figlio, Bastien.
L’incendio divampa, il fumo soffoca e non si cura di tutto ciò che ancora è non detto, né di ciò che ancora deve essere vissuto, dei desideri da realizzare, dei sensi di colpa da ammorbidire, o dei chiarimenti rimasti muti, appiccicati in gola insieme ai silenzi.
Alice è lontana dalla sua famiglia, figlia unica amata a dismisura dai suoi genitori è la luce della loro vita, la ragione per cui lavorano senza tregua al loro ristorante.
Il padre, quando è nata, non ha speso più di un minuto per accantonare i suoi sogni e lasciare in sospeso la sua aspirazione da archeologo, solo per poter essere padre a dare senza riserve tutto ciò che era richiesto.
Amore, dedizione, attenzione, protezione sono sorti spontaneamente nel suo cuore ed Alice lo sa.
Come sa che anche la madre, Silvana, la ama, anche se a volte ci sono tra loro più difficoltà nella comunicazione. Forse perché la madre è sempre così preoccupata ed Alice deve continuamente rassicurarla, a volte anche mentendo, per evitarle ansie.
Così le nasconde del suo amore per Mathias, dei suoi sogni, dei suoi desideri.
Mathias è un’energia per lei, è quell’amore che non basta mai, è quel desiderio insaziabile di sentire l’altro vicino, è come drogata di lui.
Ma anche Mathias ricambia e spesso passano il tempo intrecciati a fantasticare su un loro futuro insieme. Forse dovrebbe parlare con la madre di questo, ed aiutarla a farle vedere il mondo con i suoi occhi, con gli occhi di Alice, una ragazza spensierata ed innamorata, sicuramente Silvana, capirebbe molte più cose.
Anche Bastien, il figlio di Naima, scontroso, tenebroso, vorrebbe comunicare di più con la madre. Deve dirle soprattutto una cosa, con urgenza, vera urgenza, ma non si decide.
Naima lo sente distante, nemico, lontano da quel bimbo allegro e affettuoso che era.
Bastien ama la madre, ma è sempre vissuto nell’ombra del senso di colpa per la sua malattia. Sempre attento a non affaticarla, a non disturbarla come se lui potesse peggiorare le sue condizioni
solo con la sua presenza.
Naima ora è fragile e diffidente nei confronti del figlio, ha paura che possa portarla via da casa sua, staccandola dai suoi affetti, dal suo Gerard e dalle sue confortevoli abitudini. Tra loro due c’è un muro di incomprensioni, un muro liscio, senza appigli né spiragli.
Il fuoco impietoso non fa sconti, non privilegia nessuno.
Neanche per la casa di Polina fa eccezioni. L’incendio non arretra neppure davanti al pianto di un neonato o davanti allo sguardo atterrito di una madre.
Polina non ha un briciolo di energia, né per sé stessa, né per suo figlio, percepisce la sua vita staccata da lei, il suo corpo non le appartiene più, non è più uno strumento per esprimere arte e bellezza, ma solo un peso.
Si sente vuota, apatica, non sente quel sentimento che tutti invece raccontano, che è il senso materno.
Ma quando il pianto suo figlio cambierà tono, quando sarà una richiesta esplicita di aiuto, Polina sentirà vibrare delle corde nascoste, vedrà suo figlio come per la prima volta, e un terremoto emotivo la animerà fino a prendere delle decisioni estreme.
La lettura di questo romanzo è un pugno allo stomaco. Lascia storditi, scioccati e meravigliosamente commossi.
Le parole che non diciamo sono troppe e forse quelle inutili dette…anche.
L’autrice scandaglia tra sentimenti che sembrano ovvi, come l’amore materno, il senso di maternità, l’amore giovanile, ma ne osserva e descrive il lato oscuro, quello fatto da silenzi, da paure non espresse o da desideri segreti.
Il silenzio a volte è necessario, appiana sofferenze e lenisce dolori, ma può scavare voragini e allontanare le persone.
Un libro che ci racconta l’importanza dei rapporti umani, quelli veri, viscerali, che ci fa riflettere sul peso della comunicazione soprattutto in un’era in cui quest’ultima sembra essere delegata ai social.
La comunicazione non è mettere uno stato sperando che tutti lo vedano traendone conclusioni, la comunicazione non è un emoji, non una chat, non è nascondersi dietro una tastiera, non è registrare lunghi monologhi audio.
La comunicazione, quella vera è parlare occhi negli occhi con il cuore in mano, è avere coraggio di ascoltare una risposta, è guardare l’interlocutore e leggere il suo sguardo.
Le parole sono doni che possono allargare il cuore o macigni che lo appesantiscono, solo l’essere umano le possiede e dovrebbe custodire come un tesoro prezioso.
Letture consigliatissima a chi ama le storie che mozzano il fiato, a chi piace soffermarsi con lentezza sulle piccole e grandi cose che la vita sempre ci offre.