L’uomo delle castagne – Soren Sveistrup

L’uomo delle castagne

Autore: Soren Sveistrup. Su un’isola della Danimarca il giovane scrittore vive una tragedia personale che vede la madre, donna depressa e sola, suicidarsi. Rimasto solo con due sorelle più piccole cresce con un peso cupo sul cuore e questo romanzo riporta tracce dell’atmosfera di quel periodo buio.

Editore: Rizzoli

 

Danimarco, 1989. In una fattoria vengono trovati uccisi marito e moglie. I figli, due gemelli di 10 anni, sono fortunatamente illesi.

Il poliziotto Marius, che ispeziona la scena, scende in cantina. guarda stupito gli scaffali di legno

 

“…uomini e donne fatti di castagne. Animali, anche. Grandi e piccoli, infantili e orribili, molti incompleti e deformi. “

non si aspetta di avere qualcuno alle spalle.

“Poi l’ascia lo colpisce sulla mandibola e tutto si fa nero”

 

C’è un angelo nero che semina morte e si fa giustiziere di amori malati, distorti, infelici. La sua falce si abbatte sulle madri che hanno solo il nome ma non l’animo per prendersi cura e dedicarsi ad una piccola vita che cresce.

Una madre che non si accorge che il compagno molesta la sua bambina; un’altra che non reagisce quando il marito picchia i figli a sangue; un’altra ancora che è alcolista e disinteressata da tutto ciò che la circonda. Per lo stato queste madri sono idonee, sono in grado di badare ai loro figli, questo dice la politica dell’apparenza.

Perché uomo delle castagne?

“Uomo delle castagne, vieni dentro. Uomo delle castagne,

vieni dentro Hai delle castagne per me, oggi?”

Ogni volta le mutilazioni sono accompagnate da un paio di castagne sovrapposte e stecchini per gambe e braccia. E’ un simbolo? Un messaggio? Un marchio?

La giovane ed ambiziosa poliziotta Thulin,  accetta l’ultimo caso prima del trasferimento e si fa aiutare da Hess, intuitivo ma insofferente delle regole tanto da avere sulle spalle un provvedimento disciplinare.

Capaci e caparbi vanno avanti a testa bassa, nonostante l’ostracismo degli altri colleghi che non credono alla pista delle castagne perché il caso è stato già chiuso ed ha coinvolto la figlia del Ministro.

L’Uomo delle castagne mette tutto in discussione, è sempre un passo avanti rispetto alla polizia e confonde le tracce, si sposta sapientemente. E’ colpevole di abomini ma, come spesso accade, è anche vittima.

Chi cresce nella violenza e nei maltrattamenti spesso mantiene un rancore dentro che prima o poi deve sfogare e quando lo fa è con le sembianze di un uomo nero senza pietà, né umanità.

Così, quando il caso sembra risolto, se ne apre un altro, più atroce, più doloroso, in cui il presente è frutto di un passato di orrori. Scavi in un baule dimenticato in soffitta dove trovi amori violati, solitudine, rabbia, separazione.

Corri contro il tempo per seguire le tracce che scompaiono, ti aggrappi a sensazioni, ti affidi all’intuito per evitare che quell’ascia cada di nuovo a mutilare corpi, a spargere sangue.

Osservi i disseminati omini di castagne che sono giochi di un’infanzia logora che si è trasformata in una minaccia nera, sofferenza psichica.

I due poliziotti, lacerati ognuno dai propri ricordi, saranno capaci di trovare l’inizio di un gomitolo di violenza irragionevole?

Se lo faranno, semmai il lettore dovesse trarre un sospiro di sollievo, egli stesso ricordi che il lato più buio di un uomo viene fuori quando meno te lo aspetti, da un treno in corsa, da un timido sorriso…dietro le spalle.

L’appassionato di thriller vuole una storia convincente e coinvolgente. Non deve esserci prolissità, le parole devono assicurare un ritmo incalzante, devono concedere le informazioni necessarie e creare un’aspettativa sempre alta. Questo è il romanzo giusto.

Un autore questo, ossessivo e perfezionista che riesce magistralmente a raccontare una narrativa tutta inventata, complessa, che prende però spunto da una realtà vissuta. Un castagno marrone ed imponente si staglia severo davanti alla casa della famiglia di Sveintrup ed i ricordi di una tragedia personale travolgono un giovane Soren mentre lo guarda trasformandolo in un essere minaccioso. Da qui l’idea di questo libro.

Nonostante la storia si svolga su più piani temporali, la scrittura è semplice, senza troppi nomi o luoghi danesi, sovente difficili da memorizzare. La trama è avvincente, mai lenta, anzi le azioni si susseguono incalzanti una con l’altra rendendo necessario voltare pagina.

Il colpevole è impensabile e quando viene svelato, tutti i pezzi si mettono al posto giusto come il perfetto dei thriller.

Il finale non è scontato e lascia aperto uno spiraglio.

Consigliato agli amanti del genere, a chi vuole tenere il fiato sospeso per oltre 500 pagine alternando momenti macabri ad altri angoscianti. Adatto a chi cerca una lettura che tiene svegli, che non si riesce a lasciare sul comodino incompiuta.

Libro fornito dalla nostra libreria del cuore Tra le righe

 

 

 

 

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